Politica

Italicum, la democrazia sotto scacco del premier decisionista

Camera dei Deputati - Discussione sulla riforma della legge elettoraleOggi è una giornata cruciale per la democrazia, per la libertà, per la salvaguardia dei nostri diritti. Il Parlamento – al quale è demandato l’esercizio della democrazia quale organo elettivo e rappresentativo di tutto il popolo sovrano e dunque l’assetto della Repubblica italiana, come voluta dopo la seconda guerra mondiale, frutto del sangue lasciato anche dai partigiani, ricordatoci qualche giorno fa nella recente celebrazione dei 70 anni dalla liberazione – oggi potrebbe essere sotto scacco con il voto di fiducia preteso per far passare l’Italicum, non dissimile dal Porcellum, demolito tardivamente dalla Corte costituzionale.

Dovremmo procedere verso un rafforzamento serio della democrazia diretta ed invece all’opposto ci si appresta a smantellare pure la democrazia indiretta!

La vicenda che oramai si è delineata e stratificata, al pari di una cataratta, è grottesca ed imbarazzante per una democrazia occidentale:

a) un Parlamento composto da parlamentari di dubbissima legittimità (in quanto eletti con il Porcellum, checché abbiano scritto pindaricamente i giudici delle leggi, certificando la grave malattia dell’albero ma salvandone i frutti!);

b) un Premier ed un governo che hanno asservito interamente il Parlamento, eviscerandolo delle proprie funzioni legislative tra canguro, ghigliottina, e sincronismi afflittivi boldriniani e grassiani, manco fossimo nel “La fattoria degli animali”;

c) un Premier rottamatore, twitt’attore, riformatore, bulimico di potere, illusionista compulsivo, muscolare, decisionista che soddisfa certamente una parte dell’elettorato fiaccato da decenni di politica del nulla e che si gode il solleticare orgasmico prodotto da parole vacue e fatue (quali “80 euro”, “jobs act”, “tesoretto”, “ce lo chiedono gli italiani”, “l’Italia cambia verso” etc.);

d) un partito quale il Pd che oramai nei fatti è già un Partito della Nazione e chissà perché mi evoca tanto l’inizio di un ventennio;

e) una legge elettorale tutta finalizzata ad un unico obiettivo: la concentrazione del potere nelle mani del premier e di una ristrettissima oligarchia, emarginando interamente il Parlamento, così facendo carta straccia della Carta costituzionale e dei principi fondamentali della nostra democrazia;

f) parte di un Paese che non ha imparato nulla dalla propria storia e dal berlusconismo, assai simile al renzismo nella ricercata gestione del potere, ottenebrata da mass media di regime e da intellettuali pigri imbolsiti e pavidi;

g) Renzi che fa dell’arroganza, irriverenza, strafottenza, spocchia e ipertrofico piglio pseudo-riformista (e la soppressione delle Province? E il taglio dei costi della politica? E la riforma della giustizia e del fisco? E la vera spending review? E la lotta alla corruzione?) la sua cifra ed il suo brand, anche imponendo una riforma costituzionale che farebbe resuscitare tutti i padri costituenti;

h) l’opposizione (l’unica autentica è il M5S, le altre sono plagi circensi) che opera tecnicamente bene ma comunica male all’esterno, taffazzonandosi a ripetizione; i) un popolo sempre meno sovrano per reazione (con l’astensionismo dominante), sempre più disperato (economicamente, socialmente, culturalmente) e sodomizzato attraverso lo stillicidio di: un regime fiscale indecente, ben sorvegliato da un’Agenzia delle Entrate impropriamente legiferante; una giustizia autoreferenziale, incomprensibile e sempre imbarazzante nei tempi; una pubblica amministrazione inefficiente, una burocrazia dominante, un clima di assoluta impunità, una corruzione dilagante che stordiscono e annichiliscono anche i più volenterosi;

l) un debito pubblico impressionante ed inarrestabile al pari di una voracissima clessidra senza fondo, prodotto dalla insipienza, dal consociativismo, da malfattori, dalla incapacità, dalla mediocrità, dalla corruzione endemica.

E l’elenco potrebbe durare a lungo.

Oggi si deciderà una parte importante del nostro destino, in bilico tra la realizzazione di una vera e propria autocrazia, sulla falsariga di quella putiniana, e la preservazione della democrazia. E’ difficile essere ottimisti ben sapendo che il voto di fiducia imporrà ai parlamentari la scelta (implicita) tra il mantenersi in sella o il disarcionarsi (per molti anche definitivamente), peraltro ben sapendo che ove si dovesse tornare al voto, la parte “incantata” del Paese tornerebbe a ridare la fiducia prevalente al pifferaio magico perché “lui le riforme le fa!”. Poco importa se poi, prendendoli singolarmente, gli chiedi: “scusi ma quali sarebbero queste riforme?”, sentendosi in risposta obiettare qualche flebile balbettio.

Che la dignità, l’onestà, l’indipendenza cari parlamentari siano oggi con tutti voi.