Lobby

Lobby in Europa, dal deputato a gettone all’insostenibile pesantezza dei Suv

Dal rapporto di Transparency i casi più significativi di provvedimenti adottati (o mancati) su pressione delle aziende. L'europarlamentare austriaco Strasser registrato mentre vendeva i suoi servigi a 100mila euro l'anno. L'"etichetta ecologica" delle auto piegata ai voleri dei big tedeschi. Fino alle centinaia di morti legate a un farmaco della Sevier, rimasto sul mercato nonostante gli allarmi

Deputati europei a libro paga delle lobby, case farmaceutiche che premono per non ritirare i loro prodotti anche a costo di vite umane, banchieri che si spostano in massa nella politica o magnati del gas che fanno il bello e il cattivo tempo dentro i parlamenti non sono che la punta di un iceberg. L’Europa è costellata di lobby. I casi che seguono raccontano di relazioni opache tra la politica e i rappresentanti di pochi, influenti, interessi. Sono riportati nel nuovo rapporto di Transparency “Lobbying in Europe”, che analizza i rapporti tra decisori pubblici e lobby in 19 paesi europei e nelle 3 principali istituzioni dell’Ue (Commissione, Parlamento e Consiglio).

Serve una legge? Basta pagare. Nel 2011 alcuni giornalisti si sono finti lobbisti e hanno organizzato degli incontri con i membri del Parlamento Europeo. Uno dei deputati incontrati è stato Ernst Strasser, ex ministro degli Interni austriaco e poi capo della delegazione ÖVP (Partito cristiano democratico popolare austriaco) al Parlamento europeo. Ebbene, i giornalisti sotto copertura sono riusciti a videoregistrare clandestinamente il deputato austriaco mentre dichiarava la sua disponibilità a promuovere iniziative legislative sulla regolamentazione bancaria, a favore dei “lobbisti”, per un canone annuo di 100.000 euro. Nel video si vede Strasser mentre rivela di lavorare già per 5 diversi clienti, ricevendo da ognuno la stessa cifra. Dopo l’episodio Strasser si è dimesso e il 13 ottobre 2014 la Corte suprema austriaca lo ha condannato a tre anni di carcere.

I Suv sono più ecologici, grazie alle lobby. Dal 2011 in Germania le automobili hanno un’etichetta di efficienza energetica, ideata per aiutare gli acquirenti nella scelta. Fin qui tutto normale, non fosse che questo sistema di etichettatura non tiene conto del consumo di energia e delle emissioni di CO2, e neppure del peso della vettura. La risposta a questa anomalia sta nei documenti ufficiali che il governo tedesco ha negato fino al 2013, dopo le elezioni federali. In essi risulta evidente che la lobby automobilistica tedesca ha influenzato l’ideazione di questo sistema di certificazione favorevole ai Suv e alle auto più pesanti, in gran parte prodotte in Germania. A oggi il sistema di etichettatura non è stato modificato.

Un lobbista eletto in Parlamento. In Polonia, i “Credit Unions” forniscono servizi finanziari come le banche ma sono esclusi dai tradizionali sistemi di vigilanza per via del loro status ibrido, a metà tra una cooperativa e un istituto finanziario. Per anni si è cercato di imporre anche a loro i controlli, ma a questo progetto sono state opposte le più sofisticate resistenze. Nel 2011, quando è stato eletto in parlamento, il presidente della più grande cooperativa di credito della Polonia ha persino avviato una campagna di lobbying insider, mobilitando i deputati perché sostenessero progetti di legge favorevoli alle cooperative. Nonostante l’evidente conflitto di interessi in gioco il caso non ha avuto alcuna conseguenza giuridica.

Lobbisti? No, imprenditori che difendono i propri interessi. Anche quando esiste una legge per regolare l’attività di lobbying, come in Lituania, è possibile che i gruppi di interesse particolarmente potenti trovino comunque un modo di esercitare una forte pressione sui decisori pubblici. E’ successo ad esempio quando i rappresentanti di tre potenti compagnie del gas hanno invitato i parlamentari a non sostenere la modifica della legislazione sul Gas naturale. Ebbene, il ricorso presentato da un gruppuscolo di deputati contro questa azione è stato respinto dall’organo competente grazie ad un cavillo della legge, che non punisce chi fa i propri interessi ma solo chi agisce per conto di qualcun altro.

La porta girevole tra lobby e politica. In Portogallo il passaggio dal mondo della finanza a quello della politica è quasi una regola. Degli ultimi 19 ministri delle finanze, 14 lavoravano prima in banche o istituti finanziari. I banchieri sono il gruppo professionale più rappresentato, il 54 per cento dei ruoli di governo, dall’istituzione dello Stato democratico. Inoltre ben 230 membri del parlamento hanno ricoperto 382 posizioni all’interno di istituzioni finanziarie prima o dopo aver avuto un ruolo di governo.

Di lobbying si può anche morire. Fino al 2009 è stato disponibile sul mercato francese il Mediator, un farmaco anti-diabete che veniva utilizzato anche come pillola per perdere peso dalle donne non diabetiche. È rimasto sul mercato nonostante la crescente preoccupazione per i rischi che il prodotto comporterebbe per la salute. Secondo un rapporto ufficiale il motivo per cui il farmaco è rimasto così a lungo disponibile è connesso alla pressione esercitata sui decisori pubblici dalla Sevier, che lo produce. Solo nel 2015 sarà avviato uno studio per stabilire i reali danni provocati dal farmaco, ma intanto la società ha assicurato un risarcimento per le persone malate a causa del Mediator pur negando ogni accusa nei suoi confronti. Oggi alcune stime suggeriscono che il ritardo nel ritiro del farmaco abbia provocato centinaia di morti e migliaia di casi di danno alla salute.