Scienza

Trapianto di cuore da cadavere per la prima volta in Europa. Paziente sta bene

Fino ad ora era stato possibile trapiantare cuori ancora in funzione da pazienti in stato di morte cerebrale. Ma i chirurghi dell’ospedale britannico hanno dimostrato che anche un cuore morto può essere riattivato

Una notizia positiva per i numerosi pazienti spesso alle prese con lunghe liste d’attesa prima di ricevere un organo compatibile per il trapianto. Arriva dal Regno Unito, dove, per la prima volta in Europa, è stato effettuato un trapianto di cuore da cadavere.

L’operazione, eseguita un mese fa presso il Papworth Hospital, nel Cambridgeshire, secondo quanto riporta la stampa inglese, è perfettamente riuscita. Il team di chirurghi britannici, che ha effettuato l’eccezionale trapianto su un londinese di 60 anni, Huseyin Ulucan, ha affermato che a poche settimane dall’intervento i progressi del paziente sono “straordinari”. “Prima dell’intervento riuscivo a malapena a camminare e respirare – ha dichiarato alla BBC l’uomo, colpito da infarto nel 2008 -. La qualità della mia vita era molto bassa. Adesso, ogni giorno che passa mi sento sempre più forte, e sono contentissimo”.

Finora i donatori erano rappresentati da individui in stato di morte cerebrale, ma con il cuore ancora battente. I chirurghi britannici sono, invece riusciti a riattivare un organo proveniente da un individuo in cui cuore e polmoni non erano più in attività – i medici parlano di “morte circolatoria” -, ripristinando il battito cardiaco attraverso una macchinario per il pompaggio, contenuto in una sorta di valigetta, che ne ha permesso anche il monitoraggio.

“La procedura – si legge sul sito della BBC – comporta la riattivazione del cuore del donatore cinque minuti dopo il decesso, e la “riperfusione” del cuore stesso e altri organi vitali, attraverso sangue e nutrienti a temperatura ambiente”. “Abbiamo monitorato il funzionamento del cuore battente per circa 50 minuti – afferma Stephen Large, a capo dell’equipe che ha eseguito il trapianto -, e abbiamo così potuto constatare che l’organo era in buone condizioni”.

Una volta riattivato, il cuore è stato mantenuto in funzione, e in salute, per le successive tre ore, prima del trapianto. La messa a punto di una procedura innovativa per riattivare il cuore di un individuo deceduto suscita stupore, ma anche notevole interesse. Potrebbe, infatti, ridurre i tempi di attesa per un organo. Secondo i medici inglesi, nel solo Regno Unito la nuova metodica potrebbe determinare un incremento di un quarto dei trapianti di cuore, permettendo di salvare centinaia di vite.
In Italia, secondo le statistiche del sistema informativo trapianti del ministero della Salute, sono complessivamente più di 9mila i pazienti in lista d’attesa, la maggior parte, circa 6500, per un rene. Solo 1600 sono stati trapiantati. Ma, nonostante quasi 1 milione e mezzo di cittadini abbia già dato il proprio consenso alla donazione di organi dal 2000 – anno a partire dal quale è possibile per legge esprimere la propria dichiarazione di volontà -, il 20% muore in attesa di un organo.
“Speriamo che questo lavoro dell’ospedale di Papworth, e altri simili che seguiranno – conclude James Neuberger, direttore dell’unità “Organ donation and transplantation” del Sistema sanitario britannico -, si traduca in una maggiore disponibilità di cuori per la donazione, in modo che sempre più pazienti possano beneficiarne in futuro per un trapianto”.