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Lupi, non solo abito sartoriale e Rolex: “Cavallo pagò biglietto aereo alla moglie”

Uno degli arrestati si occupò di acquistare il volo Milano-Bari dove la coniuge del ministro dei Trasporti doveva partecipare a una convention del Nuovo Centrodestra. "E il monsignore si attivò per reperire voti per le Europee"

L’abito sartoriale al ministro. L’orologio in regalo al figlio (e forse pure un lavoro). Il biglietto aereo da 400 euro alla moglie. La famiglia Lupi aveva sempre qualcuno su cui contare. Se per il vestito da 700 euro e l’orologio si può parlare di regali di amici, ora esce fuori dalle carte della Procura di Firenze che ha condotto l’inchiesta sulle grandi opere che era stato uno degli arrestati, Francesco Cavallo detto Franco, ma anche Frank (quello che chiama Lupi “Mauri”) a occuparsi di procurare un biglietto aereo alla consorte del ministro dei Trasporti, Emanuela Dalmiglio. La Dalmiglio, infatti, deve partecipare a una convention del Nuovo Centrodestra a Bari. “Il prezzo di questo biglietto è di 447,03 – spiegano i pm nella richiesta d’arresto – la ricevuta del pagamento risulta intestata al Cavallo, cui viene trasmessa via mail dall’indirizzo di posta elettronica di Pietroletti Gabriella della coop. La Cascina (non è dato sapere se tale spesa sia stata rimborsata)”. La cooperativa La Cascina, ad ogni modo, è nella sfera d’influenza di Comunione e Liberazione, di cui Lupi è membro.

Un’altra persona che arrivò in soccorso del ministro dei Trasporti fu invece un monsignore, l’ex delegato pontificio per la Basilica del Santo a Padova, Francesco Gioia. Secondo i pm si attivò al fine di reperire “voti” per le Europee in favore di Maurizio Lupi, che si candidò, risultò poi eletto, ma poi rinunciò. Il 2 maggio 2014 Gioia, parlando con Cavallo, dice: “Mi dovete far sapere chi porta il capo per le Europee, perché io non so nulla ancora. No, ma è urgente che ce lo diciate perché, se devo poi avviarmi per alcuni istituti religiosi del mio entourage, no?, per segnalare”. Cavallo, aggiungono i pm, “si riserva di far giungere al suo interlocutore le indicazioni richieste”. Monsignor Gioia è lo stesso religioso citato nelle carte anche per la richiesta a Perotti, Cavallo e Incalza per trovare – sostengono i magistrati – un lavoro al nipote.