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Olanda, contrappasso politico per il ministro e il sottosegretario ‘rigorosi’

Tanti miscredenti olandesi (di sinistra), si staranno certamente interrogando in queste ore sulla eventualità che in effetti esista una giustizia divina e magari, già che ci sono, anche sul ruolo del karma nella vicenda che ha scosso il Paese nelle ultime ore. E a proposito di Giustizia, la storia che vi racconterò ha come protagonisti due potentissimi olandesi, rispettivamente ministro e sottosegretario alla giustizia, ossessionati manco a dirlo, con ordine e disciplina (degli altri) e la loro carriera finita da poco.

E qui entra in ballo il karma: Ivo Opstelten, questo il nome del ministro della giustizia, è diventato celebre per il suo rigore e per la guerra dichiarata nel 2010 ai coffeeshop e all’esperimento di tolleranza sulla cannabis (l’introduzione del pass per gli stranieri, porta la sua firma) ed oggi termina la sua carriera per una menzogna raccontata al Parlamento, a proposito di un’oscura transazione con un ben noto narcotrafficante che importava proprio cannabis dall’Asia, operazione che il suo vice (ormai ex) Fred Teeven avrebbe avallato nel 2001 quando era un Pubblico Ministero.
Ma facciamo un passo indietro: quasi 15 anni fa, Teeven acconsenti di sbloccare i capitali, proventi del traffico di droga, che Cees H. aveva ‘parcheggiato’ in Lussemburgo. L’ex sottosegretario alla giustizia non solo li sbloccò ma dietro il pagamento di appena 750mila fiorini all’erario olandese accettò di rinunciare a qualunque indagine su quei beni: praticamente aiutò Cees H. a riciclare quel denaro tra l’altro con un guadagno irrisorio per il belastingdienst, l’ufficio delle tasse nei Paesi Bassi.

La storia sembrava ormai un lontano ricordo ma riemerse d’improvviso lo scorso anno e investi Ivo Opstelten, in qualità di capo-dicastero alla giustizia. Durante un’interrogazione parlamentare, gli venne chiesto se fossero vere le voci che parlavano non di un “condono” di 750mila fiorini su 2 milioni, come aveva sostenuto fino ad allora Teeven, ma di ben 5 milioni. Opstelten negò categoricamente: dai documenti in possesso del ministero, risulta confernata la tesi dell’ex pm: meglio accettare pochi soldi, “maledetti e subito” piuttosto che perdere tutto.

Poi la settimana scorsa va in onda Nieuwsuur, programma di NOS, la tv di stato e il palazzo trema: Teeven ed Opstelten hanno mentito. A prova di ciò, una lunga (e complessa) indagine giornalistica svolta su documenti del ministero, che inchioderebbe entrambi i politici alle loro responsabilità: il primo per la strana ‘generosità’ nell’aver aiutato il narcotrafficante a pagare una mancetta all’erario per tenersi i proventi dei suoi traffici illeciti, il secondo per aver mentito al Paese, cercando di coprire l’influente collega di partito.

Per oggi era programmata una seduta straordinaria della Camera, dove Opstelten avrebbe dovuto (dai piani) confermare la linea: l’importo era di due milioni ma i documenti della transazione non si trovano. E invece, nel pomeriggio di ieri arriva il colpo di scena (del colpo di scena): il quotidiano nazionale Telegraaf avrebbe “trovato” la ricevuta di pagamento che Opstelten ed il suo staff cercavano, senza fortuna, da tempo.

E su quella ricevuta, c’è scritto 5 milioni di fiorini. In serata, i due, hanno convocato una conferenza-stampa lampo e si sono dimessi: non hanno spiegato nulla ai giornalisti, non dovranno spiegare ai colleghi in Parlamento perchè hanno mentito. E qui torniamo alla riflessione iniziale: “karma ha voluto” che i due pesi massimi che si sono schiantati al suolo in queste ore, siano noti per il loro credo religioso nella legge e nell’ordine.

Teeven, ad esempio, è stato lo spauracchio dei richiedenti asilo, il promotore dell’introduzione del reato di immigrazione clandestina (per fortuna accantonato) il falco delle espulsioni forzate e dell’immigrazione a tasso zero. Uno forte ed autoritario con i deboli che tuttavia si è dato a gambe levate quando gli è stato chiesto di spiegare perchè 15 anni prima avesse assistito un narcotrafficante internazionale nel riciclare del denaro e poco importa che il “riciclaggio” fosse stato solo un danno collaterale, nel tentativo dell’ex sottosegretario di recuperare all’erario tasse evase. La questione è etica e politica ancora prima che giudiziaria (l’ex sottosegretario non è indagato ma i quesiti senza risposta restano).

L’altro, lo zar antidroga olandese, ha chiuso ai frontalieri i coffeeshop del Limburgo e del Brabante, province del sud, causando un’invasione di spacciatori di strada come mai si erano visti in qui piccoli centri periferici. Di fronte ad appelli, raccolte di firme ed interrogazioni parlamentari ha ripetuto sempre la stessa frase “Il wietpas funziona, e decido io quali politiche attuare”. Oggi, tuttavia, fugge per non dover spiegare ai suoi colleghi perchè solo una settimana fa, durante il dibattito alla Camera, ha mentito .

Che si creda o meno a karma, sorte, fato o destino un caso più esemplare di contrappasso politico è difficile da immaginare.