Musica

JuniOrchestra: il concerto della vergogna al convegno del Pd

Generalmente non ho mai affrontato questioni strettamente legate all’attualità. Tuttavia, la gravità di quello che è accaduto pochi giorni fa, impone questa piccola, grande eccezione. Alcune storie gridano vendetta in modo così assordante, che è impossibile non dargli eco.

Roma, convegno organizzato dal Partito Democratico per parlare di educazione. La JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, attualmente composta da oltre trecento giovanissimi strumentisti, suona al cospetto di molti politici italiani di spicco, tra cui il nostro Primo Ministro Matteo Renzi.

Quella che segue, è la toccante lettera che il signor Emilio Cabasino, padre di una delle musiciste in erba, ha inviato all’attuale Premier.

“Egregio signor primo ministro,

oggi (domenica, ndr) mia figlia quattordicenne ha suonato con la JuniOrchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, a Roma, all’evento del Pd, «La Scuola che cambia, cambia l’Italia». È tornata a casa in lacrime umiliata e mortificata dalla totale assenza di attenzione da parte del pubblico durante la loro esecuzione successiva al suo intervento. Mentre i ragazzi erano impegnati nella difficile esecuzione di musiche di Beethoven e di Tchaikovsky il pubblico in sala era principalmente impegnato a prodigare saluti, non solo parlando a voce alta, ma camminando e urtando i ragazzi, rendendo di fatto impossibile l’esecuzione stessa.

Lei stesso non ha prestato alcuna attenzione alla musica preparata e studiata dai ragazzi espressamente per questa circostanza.

Ma è mai possibile? Un convegno che parla di educazione e di scuola (anche sottolineando l’importanza della musica per la formazione di buoni cittadini) e i cui partecipanti trattano i ragazzi e il loro impegno in questo modo? Credo che la Buona Scuola inizi proprio da qui: dal rispetto dei ragazzi prima di tante belle parole e oggi questo è venuto drammaticamente a mancare. Un drammatico autogol per il Pd e per il mondo della politica!”

Più volte in questo blog, ho sentito il dovere come cittadino, prima ancora che come musicista, di denunciare la totale mancanza di attenzione riservata alla cultura in generale dalla nostra classe dirigente. Inutile, dunque, spendere altre parole nel tentativo (sempre più arduo) di descrivere lo stato di abbandono in cui versa la formazione musicale in Italia.

Però, a tutto deve esserci un limite! Oltraggiare con fiumi di parole l’esecuzione di musiche di Rossini, Mozart, Vivaldi, Bartók, Puccini, Beethoven, è già di per sé un fatto così grave, da imporre la revoca del mandato parlamentare a tutti i presenti. Un’esagerazione? In qualsiasi museo (perfino italiano) chi fosse sorpreso a rovinare un dipinto o una scultura, sarebbe immediatamente espulso e costretto a pagare una salatissima multa. Parlare ripetutamente durante un concerto, è forse meno grave?

Ma la cosa peggiore, talmente odiosa e insopportabile da rendere estremamente difficile il compito di misurare le parole, è che a fare le spese di questa gretta e volgare ignoranza, siano stati gli entusiasmi, le speranze e le ambizioni di tanti bambini e bambine dediti, (loro sì) anima e corpo, all’esecuzione di musiche di grande difficoltà. Stando alla lettera del signor Cabasino, la maleducazione dei politici presenti, che urtavano ripetutamente i giovani musicisti, ha reso di fatto impossibile la corretta esecuzione dei brani...

Per noi adulti forse, è difficile immaginare (o ricordare) la bruciante delusione cui si è esposti in situazioni simili. Toccare con mano la distanza abissale che intercorre tra le nostre aspettative e la brutale pochezza di certe realtà, è sempre doloroso. Eppure, certe ferite, rischiano di lasciare un segno indelebile ad una certa età, scavando un solco profondo nell’anima di persone che, dedicandosi all’arte, possiedono spesso una maggiore sensibilità e vulnerabilità.

Chiunque abbia letto (escludiamo quindi la maggior parte dei nostri politici) anche solo un articolo di pedagogia di base, sa perfettamente che l’esempio vale più di mille parole. Tutti noi ricordiamo di aver metabolizzato come importante, qualcosa che catalizzasse realmente l’attenzione di persone ritenute (da noi stessi) importanti a loro volta. Ero un bambino, quando a Parigi il comune mise a disposizione di chi era andato al concerto, un taxi gratis per tornare a casa. Il messaggio era chiaro: la musica è una cosa così importante, che il viaggio lo paga il comune… Essere maleducati ad un convegno sull’educazione, non è altro che la rappresentazione plastica della follia dilagante in cui naufraga il nostro Paese. Un delirio fatto di parole vuote, cui sistematicamente seguono fatti di segno opposto, addirittura ormai, in tempo reale!

Concludendo, vorrei rassicurare tutti quei ragazzi (ed in particolare la giovane musicista tornata in lacrime dal papà) dicendo loro che esistono altre realtà: altre civiltà in cui la musica (soprattutto quella seria) è vissuta con grande rispetto e ammirazione. Paesi che, in un mondo senza più confini, saranno ben lieti di accogliere, come già avviene in larga misura, i nostri migliori talenti. Vorrei dire loro, di non prestare troppa attenzione alle parole che i nostri politici hanno pronunciato prima del concerto; in fondo, l’unica favola in cui vale davvero la pena credere, è la musica stessa e il suo grande potere di renderci persone migliori.

http://www.beppegrillo.it/videos/0_1fn5tgbx.php