Ambiente & Veleni

Terra dei Fuochi, basta dire che i prodotti agroalimentari campani sono sostanzialmente ‘puliti’?

Siamo lieti, e in verità da sempre ne siamo stati sempre perfettamente consapevoli, che le analisi sui prodotti agroalimentari campani sarebbero state sostanzialmente negative, certificando la salubrità e la eccezionale qualità dei prodotti agricoli campani anche in Terra dei Fuochi, ma questo risultato, che fa esultare in eccesso i nostri responsabili di governo sia nazionali che regionali, non fa che confermare sia tutte le nostre affermazioni che la estrema competenza dei criminali ecomafiosi, certificando le cause del fenomeno sinora non affrontate e quindi irrisolte.

Il primo rapporto dell’Arpac sulla Terra dei Fuochi, realizzato al termine di un lavoro di monitoraggio attesta che in un arco temporale compreso tra il 13 ottobre e il 15 dicembre 2014, in Campania sono stati riportati almeno 2000 abusi ambientali. Nelle province di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino sono stati effettuati rispettivamente 387, 235, 71, 54, controlli con annesse conferme di illeciti per quanto concerne lo stoccaggio, lo sversamento e il rogo di rifiuti ordinari, industriali e speciali. Sono state rilevate 780 presenze di rifiuti urbani, 1168 presenze di rifiuti speciali, 256 presenze di materiali di risulta in amianto.

Perché, invece di effettuare i controlli sulle aziende responsabili dei reati ambientali, ci si limita semplicemente a rilevare i danni delle loro attività illecite sui prodotti agricoli? Quali notizie provengono dai reparti della Guardia di Finanza, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia forestale in merito alle attuali indagini strategiche sull’economia sommersa dei rifiuti, ammesso che ve ne siano? Quali e quante piccolissime, medie e grandi aziende sversano illegalmente in Campania ancora oggi? Come e perché si obbligano le aziende agroalimentari a tracciare (pur ottima legge) il proprio prodotto, ma non si spinge con la stessa eccezionale fermezza per ottenere la tracciabilità dei rifiuti speciali e industriali che questi prodotti mettono a rischio ogni giorno, e per certo non solo in Campania? E perché siamo ancora a zero in Campania per gli impianti in grado di smaltire definitivamente il micidiale amianto?

Riassumendo:

1. Considerazioni positive sui risultati delle analisi sui prodotti di Terra dei fuochi:
– garanzia ai cittadini consumatori ed alle ditte del settore agroalimentare della salubrità dei prodotti immessi in commercio ma che quindi esplicita l’”efficacia” nei confronti dei controlli analitici di legge del “tombamento profondo”, costato tantissimo agli ecomafiosi anche in termini di consulenza tecnica e corruzione, non inferiore, come da riscontrate confessioni, ai cinquecento milioni di vecchie lire al mese (dati anni 90);
– certificazione da parte di organi competenti dello stato della presenza di discariche per rifiuti tossici “tombati” in profondità su cui a copertura erano in corso da anni coltivazioni (“pulite”) ad uso agroalimentare umano e loro scientifica delimitazione che ci permette oggi di identificare con certezza ciò che per legge non è più terreno agricolo ma terreno di copertura di discarica non a norma di rifiuti tossici, sinora del tutto sconosciuti;
– più corretta ripartizione del danno sanitario ormai accertato e non inferiore ai dodici miliardi di euro sul Ssn (stime Prof A Giordano) per i soli tombamenti tra le varie componenti di “terra dei fuochi”: aria, acqua, terra e fuoco, con componente sostanzialmente minore per i prodotti agroalimentari, ma mai comunque zero per i fenomeni di biomagnificazione, e spostamento del danno maggiore da parte di altri prodotti della catena alimentare (innanzitutto acqua, regi lagni, fauna ittica, vedi Apat 2005). Va ribadito che se non ci fossero stati quegli interventi mediatici forti da parte di cittadini inermi (mamme delle cartoline, pomodori sugli altari, ecc) ancora oggi non si sarebbe fatto nulla per comprendere il danno sanitario ingravescente e certo;
– possibilità di avviare immediatamente la riconversione più opportuna dei terreni inquinati, sinora e per oltre venti anni pari a zero metri quadri, consentendo riconversioni produttive ma avendo attenzione di evitare impiantistica utile al perpetuarsi dello scempio della terra: esempio, impianti di incenerimento a biomasse della canapa anzichè biomateriali ecologici.

2. Considerazioni negative:
– certificazione del livello altamente scientifico del tombamento profondo realizzato dai criminali ecomafiosi a costi eccezionali che quindi alza “l’asticella” del livello criminale, dagli ignoranti ecomafiosi camorristi a scientifici e competentissimi professionisti ecomafiosi e “colletti bianchi” e politici;
– certificazione di estrema difficoltà se non dichiarazione di impossibilità di realizzare bonifiche complete (se per bonifica intendiamo la rimozione completa delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici tombati ed il loro corretto smaltimento in discariche a norma per rifiuti tossici di cui la Campania è totalmente priva);
– dichiarazione di assenza totale da parte dello stato di interventi efficaci che incidano sulle cause (produzione rifiuti speciali e tossici “a nero”) e sulla tracciabilità a monte dei rifiuti speciali e tossici ancora oggi;
– permanenza dichiarata sia della fonte del danno (eccezionale quantità di rifiuti speciali prodotti “a nero”) che dell’assenza di tracciabilità dei tossici. Ciò di fatto certifica solo la deviazione del problema dai territori della Campania ad altre regioni, nazioni o continenti, posta la “globalizzazione” del fenomeno , oggi pari a circa 6,5 miliardi di tonnellate di rifiuti/anno prodotti nel mondo, di cui solo 1,5 cosiddetti urbani. Tale fenomeno di globalizzazione della ecomafia è in atto a partire all’incirca dagli anni 90 (omicidio Ilaria Alpi) sostanzialmente per esaurimento delle disponibilità di discariche e di terreni in Campania, non certo per efficace contrasto da parte dello stato italiano.

I dati quindi certificano non solo la salubrità dei prodotti della Campania, sinora massacrata mediaticamente in modo indegno, ma soprattutto che il problema non è solo nostro, non è per niente né affrontato né risolto, e che, a fronte di un impegno ed eccezionale e scientifico investimento tecnologico da parte degli ecomafiosi nel mondo, stiamo solo adesso cominciando a capire il problema: Terra dei Fuochi era ed è solo una spia “rossa” per tutti che va opportunamente compresa, affrontata e risolta, soprattutto in termini di tossicologia ambientale ed igiene industriale, altrimenti non ci sarà nessuna terra in nessuna parte d’Italia e del mondo che si potrà sentire al sicuro.