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Carburanti, benzinai contro linee guida di Lupi e Guidi per ristrutturazione rete

L'atto di indirizzo firmato dai due ministri prevede la chiusura o accorpamento delle stazioni autostradali non redditizie e l'automazione per la distribuzione di benzina e gasolio e per il ristoro. Ma non fissa un tetto alle royalty, che secondo i sindacati di settore e l'Antitrust sono tanto alte da scoraggiare ulteriormente i consumi

I benzinai sono pronti a incrociare le braccia, a marzo, contro la riforma delle stazioni di servizio lungo la rete autostradale messa in cantiere dai ministri dei Trasporti Maurizio Lupi e dello Sviluppo economico Federica Guidi. Un progetto che mantiene in piedi “antichi vizi, privilegi e rendite degli ‘amici’”, scrivono in una nota congiunta le tre organizzazioni sindacali Faib, Fegica e FigiscDa tempo governo, concessionarie autostradali, compagnie petrolifere e benzinai discutono su come affrontare la crisi che attanaglia il settore: negli ultimi anni sono crollati volumi e traffico ed è peggiorata la qualità del servizio. I primi sei mesi del 2014 hanno fatto registrare un ulteriore calo del 2,8% della vendita di carburanti e dell’1,3% del traffico. Flessioni che stanno generando una sofferenza tale da rendere non più economica l’attività di alcuni punti vendita marginali. I quali, per sopravvivere, aumentano i prezzi dei carburanti. Di qui l’esigenza di chiudere le aree meno redditizie e modernizzare quelle che rimangono.

Così i due ministeri hanno predisposto un “atto di indirizzo” che sostituisce quello emanato nel 2013 dall’allora ministro Corrado Passera e che rappresenterà la base da cui partire per i nuovi bandi per l’affidamento dei servizi, attualmente in regime di proroga. L’atto prevede che le concessionarie autostradali presentino entro il 15 febbraio piani di ristrutturazione delle stazioni, con nuove modalità di servizio e la chiusura di quelle non redditizie. Non si potranno invece toccare stazioni con erogati maggiori di 2 milioni di litri e fatturati superiori a 750mila euro. La distanza tra due aree non potrà comunque superare i 50 chilometri e, in alternativa alla chiusura, il concessionario potrà proporre modalità più efficienti di gestione, come l’accorpamento di più aree. È prevista, inoltre, l’automazione sia per la distribuzione carburanti che per il ristoro. Le concessionarie – si legge infine nell’atto – dovranno garantire un’ampia partecipazione alle gare, aprendo a nuovi soggetti e riducendo i requisiti minimi per le aree piccole.

La riorganizzazione della rete, secondo il governo, dovrebbe far uscire il settore dalla crisi, con effetti benefici sui prezzi e quindi sui consumatori. Ma i sindacati ritengono che non sia questa la strada giusta. In particolare denunciano che non c’è nessuna misura per contenere i livelli delle royalty (le somme versate dalle compagnie petroliere alle concessionarie autostradali), che incidono proprio sui listini di carburanti e cibo, come panini e caffè. “Dal 2002 al 2008, le royalty pretese e incassate dai concessionari sulle vendite dei carburanti presso le aree di servizio sono aumentate – grazie anche alla compiacenza dei petrolieri – dalle vecchie 25 lire al litro agli ancora attuali 18 centesimi di euro al litro medi: un incremento inaudito quanto ingiustificato di circa il 1400%”, sostengono le tre sigle.

Anche l’Antitrust, ad aprile, aveva stigmatizzato il “valore estremamente elevato” delle royalty. Secondo il garante, infatti, in autostrada si registrano “prezzi sempre più alti rispetto a quelli sulla rete ordinaria, con l’effetto perverso di scoraggiare ulteriormente i consumi”. Tagliando le royalty, invece, “si potrebbe addirittura avere un effetto di riduzione dei prezzi praticati presso le stazioni di servizio, dal momento che i costi fissi delle società petrolifere diminuirebbero”.

Motivi per cui anche i consumatori annunciano battaglia: “Cercheremo di opporci con tutti i nostri mezzi, non è possibile che continuiamo ad avere prezzi in autostrada molto più alti che in città”, ha commentato il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti. Che aggiunge: il sistema delle royalty non viene toccato perché le “concessionarie vogliono mantenere i loro privilegi” e “il governo è complice di tutto ciò che va male nell’economia”. Sulla stessa linea il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, che sottolinea come “il problema vero è quello delle royalty, che fanno incrementare i prezzi di benzina e panini e al contempo rosicchiano i margini dei gestori”. Trefiletti  è quindi categorico: “Le royalty non ci devono essere. La gara deve essere vinta da chi offre il miglior rapporto qualità/prezzo, non da chi offre più soldi alle concessionarie. Un servizio di qualità significa no alle royalty”.

E questo è l’altro punto dolente: la qualità del servizio e la “ghostizzazione”, ossia l’automazione delle pompe di benzina. Faib, Fegica e Figisc contestano ai due ministeri di non aver previsto “nessun meccanismo premiante per elevare gli standard di servizio a cui, al contrario, si pensa di rinunciare del tutto introducendo anche in autostrada le macchinette pre-pay”. In questo modo i benzinai temono di essere spazzati via e i consumatori non avranno più nessun aiuto nel rifornirsi. Non si prevede inoltre “nessuna tutela occupazionale” e “nessun impegno sulla continuità contrattuale delle gestioni”. Già a fine dicembre il sito Gestoricarburanti.it scriveva che Eni, in accordo con Autostrade per l’Italia, starebbe già facendo sottoscrivere unilateralmente ai benzinai autostradali lettere di adesione al self service pre-pay durante l’intero orario di lavoro.