Società

Sensibilità chimica multipla: siglata la Risoluzione di Roma

Firmata la Risoluzione di Roma per il riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla. Senza una legge nazionale che superi gli alternati, disomogenei indirizzi regionali, 14 tra i maggiori esperti provenienti da ogni parte del mondo, nella Capitale hanno segnato il punto su diagnosi, terapia e prevenzione di una delle più insidiose e invalidanti malattie croniche che minacciano le popolazioni dei paesi occidentali-industrializzati, sempre più esposte ad inquinamento ed innalzamento di carico tossico ambientale. Soddisfatta l’associazione dei malati, promotrice del congresso, una sorta di “seconda tappa” plenaria del Consenso Internazionale del 1999: “Nessuna evidenza psichiatrica, l’Mcs è caratterizzata da una sensibilità chimica e dalla presenza di sintomi multiorgano”, è stato sottoscritto nell’atto risolutivo. “I pazienti necessitano di un protocollo ospedaliero e di trattamenti individualizzati a protezione da esposizioni chimiche nei posti di lavoro e nelle abitazioni. L’Mcs necessita di un approccio multidisciplinare con altre malattie croniche neurodegenerative tipo Alzheimer, Parkinson e SLA”.

Al tavolo dei lavori, in una sala della Camera dei Deputati gremita di pubblico, per due giorni si sono alternati medici, scienziati e ricercatori internazionali, ognuno col proprio bagaglio di know how, in una sinergica condivisione interdisciplinare: “La popolazione ipersensibile è in costante aumento – ha ribadito Chiara De Luca, biochimico,  ex Idi di Roma ‘forzatamente’ emigrata nel centro di biotecnologie di Mosca – generalmente è priva di adeguata assistenza medica a causa dell’assenza di linee guida diagnostiche e terapeutiche riconosciute”.  Schietta e amara la posizione di Peter Ohnsorge (Accademia Europea di Medicina Ambientale, Germania): “Un carico tossico a lungo termine, a basso dosaggio, nelle persone genera effetti devastanti. Università e scienza ufficiale hanno ignorato le malattie ambientali. Politica e giustizia hanno seguito la scienza...”.

Spiegare l’inspeiagbile l’ardita mission di Martin Pall (Direttore di ricerca a Seattle e cattedratico emerito a Washington): “L’Mcs è una malattia da esposizione tossica, la speculazione eziologica di tipo psichiatrico è del tutto insensata. L’Elettrosensibilità ha un meccanismo di infiammazione neurogenica simile all’Mcs”. Se di “patologia emergente a carattere sociale” ha parlato Maria Grazia Brucchieri (Istituto di Ricerca Medica e Ambientale di Acrireale – Ct), Alessandro Micarelli dell’Università Roma Tor Vergata ha presentato i risultati di uno studio sulle differenze di consumo di glucosio a livello corticale e sottocorticale negli affetti da MCS, “rafforzando l’ipotesi patofisiologica della malattia”.

Sindromi correlate e condizioni connesse. Sull’Elettrosensibilità e gli effetti non termici (cioè biologici) dei campi elettromagnetici, la sintesi netta di Fiorenzo Marinelli (Cnr Bologna), prossimo alla pubblicazione di una ricerca per chiedere all’Agenzia Internazionale sul Cancro (Oms) l’inclusione della radiazioni di cellulari, Wi-Fi e antenne/ripetitori in Classe 2A , cioè nel gruppo dei probabili (non più possibili) agenti cancerogeni per l’uomo (l’oncologo-epidemiologo svedese Hardell è già per la Classe 1, ovvero Top cancerogenità): “Irradiare artificialmente una persona senza il suo consenso dovrà essere considerato un reato”, tesi tutt’altro che nuova se pensiamo al procedimento per getto pericoloso di cose (art. 674 Codice Penale) finito nella condanna definitiva di Radio Vaticana per l’elettrosmog sulla popolazione ignara, irradiata, ammalata e morta in prossimità degli impianti di S. Maria di Galeria.

Nota stonata: la simultanea ingiustificata assenza (pressoché totale) di operatori dell’informazione e politica, nonostante il tema d’estrema attualità che, silenziosamente, minaccia ambiente e salute pubblica. Possibile che tra tutti i patrocinanti istituzionali (gratuiti) ricevuti dall’organizzazione (Colle, dicasteri salute&ambiente, camere, Regione e Campidoglio) solo un (dicasi uno) parlamentare si è degnato di venire ad ascoltare il significativo contributo offerto dai relatori, campanello d’allarme sull’illusione del benessere ‘inoffensivo’ chimico/elettromagnetico?

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