Politica

Italicum, a Renzi servono i voti di B. Che ora spera su Quirinale e agibilità

La spaccatura dentro i democratici rende necessario il soccorso azzurro per approvare la legge elettorale. B. dice sì e anche Forza Italia si spacca. Ma l'ex Cavaliere ora può far sentire la sua voce nella partita per il Colle e soprattutto sulla delega fiscale - ribattezzata Salva B. - che potrebbe garantirgli il rientro in politica

Silvio Berlusconi benedice l’Italicum e Forza Italia si spacca. Con 19 senatori (su 60) fedeli a Raffaele Fitto pronti a votare contro. Situazione speculare, nel beffardo gioco delle convergenze parallele, a quella del Pd. Dove 29 dissidenti confermano il dissenso, aggregato intorno all’emendamento Gotor, certificando la frattura. Risultato: sulla legge elettorale i conti non tornano. Perché senza il soccorso azzurro, la nuova legge elettorale non passerebbe. E il dato politico è lampante: su un provvedimento qualificante di iniziativa del governo, Matteo Renzi rischia di perdere la sua ‘autosufficienza’ parlamentare proprio in quel Senato che, ironia della sorte, alla Camera si sta votando per abolire. Mentre il discusso Patto del Nazareno potrebbe subentrare, di fatto, alla maggioranza che il 25 febbraio 2014 diede la fiducia al governo.

PALLOTTOLIERE IN TILT A Palazzo Madama, siedono in tutto 321 senatori (315 eletti e 6 a vita). La soglia di maggioranza è 162. Sommando i seggi del Pd (108), di Scelta Civica (7), del Nuovo centrodestra (36) e una parte del gruppo Per l’Autonomia, l’esecutivo può contare su 169 voti (tanti votarono la fiducia all’esecutivo Renzi) che salirebbero fino ad un massimo di 175 se tutti i 6 senatori a vita votassero a favore della nuova legge elettorale. Nella migliore delle ipotesi, quindi, 13 in più del minimo necessario per ottenere il via libera all’Italicum. Ma vanno sottratti i 29 dissidenti della minoranza Pd: hanno già dichiarato che non voteranno il maxi-emendamento “canguro” (che permetterebbe di neutralizzare tutte le proposte di modifica, compresa quella di Gotor) presentato dal senatore Stefano Esposito. Di fatto, la maggioranza si fermerebbe a 146, cioè 16 in meno della soglia di 162 necessaria per ottenere il via libera. E dopo il tentativo fallito di coinvolgere i 17 senatori ex 5 Stelle (12 hanno dichiarato che sosterranno il testo dei dissidenti del Pd) per tamponare le defezioni. A disposizione del governo ne restano solo 5, che alzerebbero l’asticella a 151. Comunque troppo pochi.

DA RENZI UNA CAMBIALE A B. – Dopo giorni di tensioni e roventi polemiche interne, Berlusconi ha deciso di assecondare i desiderata del premier. Mettendo a disposizione i suoi voti (decisivi) per consentire all’Italicum di uscire indenne dal guado del Senato. Ufficialmente per sostenere il “tentativo per raggiungere il bipartitismo”. Ma, in realtà, per intascare dal premier una cambiale che metterà all’incasso al momento giusto. Per giocare da protagonista la partita del Colle e, più avanti, quella per lui ancor più decisiva dell’agibilità politica, anticamera necessaria per il ritorno sulla scena politica (Renzi ha fissato per il 20 febbraio il consiglio dei ministri della delega fiscale contenente la norma salva-Berlusconi). Una posta talmente alta da valere il rischio della spaccatura di Forza Italia. La fronda che fa a capo all’europarlamentare Raffaele Fitto, strenuo oppositore dell’Italicum e del Patto del Nazareno, è infatti di 19 senatori. La parte restante del gruppo – pari a 41 parlamentari – dovrebbe invece sostenere l’ultima versione della legge elettorale. Ieri, in Transatlantico alla Camera, l’ex governatore della Puglia, dopo aver incontrato Berlusconi a Palazzo Grazioli, ha ribadito il suo no: “Berlusconi sta facendo un errore, questo è un suicidio per Forza Italia”.

NAZARENO DI MAGGIORANZA Insomma, alla fine passa la linea Verdini. Il primo effetto si tradurrebbe nella mutazione genetica della maggioranza che, sull’Italicum, si prepara ad essere rimpiazzata dal Patto del Nazareno. Una maggioranza non più trainata dall’asse Renzi-Alfano, dalla quale il governo ha ottenuto la fiducia, bensì da quello Berlusconi-Renzi. Come certifica, del resto, il capogruppo di FI a Palazzo Madama, Paolo Romani: “Oggi (ieri, ndr) il premier non può dire di avere una sua autonomia al Senato. Da questo momento è cambiato completamente il meccanismo della politica”. Salvo che le trattative della notte, lasciate aperte dallo slittamento a stamattina dell’esame degli emendamenti, non sortiscano effetti a questo punto improbabili, con il sostegno di Forza Italia e qualche altro voto raggranellato raschiando il fondo del barile, il pallottoliere potrebbe superare alla fine anche quota 200. Sufficienti per permettere a Renzi, la prossima settimana, di twittare l’ennesimo successo del suo governo: il via libera del Senato all’Italicum. Ma resterà da vedere se il gioco è valso la candela.

Twitter: @GiuseppeFalci @Antonio_Pitoni