Mafie

Gomorra, su Raitre la fiction. Mentre i boss che l’hanno ispirata tornano liberi

Questa sera la terza e la quarta puntata, pochi giorni dopo l'uscita dal carcere per fine pena di Vincenzo e Ciro Di Lauro, esponenti di primo piano del clan che ha dominato il traffico di droga a Scampia e Secondigliano. Diventando protagonista del libro di Saviano e della serie tv. Gli investigatori: "Alzato livello d'attenzione"

Gomorra torna libera e in strada. “Sta senza pensier”, “Doie fritture”, “Vienet a piglià ‘o perdono”. Le frasi cult della fiction sbarcano su Rai Tre. Questa sera vanno in onda la terza e la quarta puntata della serie, che ha spopolato prima su Sky, e ora fa il pieno di ascolti sulla terza rete del servizio pubblico. Mentre gli spettatori si appassionano ai personaggi della fiction, quelli veri, però sono tornati in libertà. Pura casualità che fa alzare il livello di attenzione da parte degli inquirenti. La famiglia protagonista della serie è quella Savastano, le cui gesta richiamano la genia che ha, per davvero, insanguinato, dopo aver costruito un impero economico, Secondigliano, Scampia e l’area a nord di Napoli. Sono i Di Lauro guidati da Paolo, detto Ciruzzo ‘o milionario. Potere e soldi, impero costruito commerciando prodotti in tutto il mondo, ma soprattutto incassando fino a 500mila euro al giorno nell’età dell’oro, quando gestiva la più grande piazza di spaccio d’Europa. Paolo Di Lauro è in carcere, così come il figlio Cosimo, che nella fiction, ritorna nella figura di Genny.

Nei giorni scorsi, invece, sono tornati liberi Vincenzo e Ciro Di Lauro. Hanno pagato il loro conto con la giustizia scontando una condanna per associazione camorristica. Proprio Vincenzo aveva avuto il ruolo di reggere le sorti del clan, a lui era affidata la regia dell’organizzazione quando il padre divenne latitante, prima, e, successivamente, detenuto. La prima faida di Scampia, che trova ampio spazio nella fiction, inizia nel 2004 tra i Di Lauro e gli scissionisti, il gruppo Amato-Pagano, e lascia a terra oltre 60 vittime, anche innocenti. L’ultimo capitolo della faida viene scritto nel 2012 quando i “girati” si staccano dagli “scissionisti” e aprono l’ennessima guerra armata. L’obiettivo è il controllo del territorio e del mercato della droga. In libertà, ultimamente, è tornato anche Antonio Abbinante, appartenente all’omonimo clan, uscito per decorrenza dei termini di custodia cautelare.

I rampolli dei Di Lauro sono tornati alla casa materna a Secondigliano nel rione dei Fiori. Quella paterna è stata, infatti, confiscata. C’è anche un altro fratello libero si chiama Marco, detto ‘F4’, perché quarto dei dieci figli di Ciruzzo ‘o milionario. Lui, classe 1980, resta imprendibile. Da dieci anni, le forze dell’ordine gli danno la caccia per associazione di tipo mafioso, ma senza successo. E’ inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, segnalato dal governo americano tra i camorristi più temuti.

“Il livello di attenzione si è alzato – racconta un investigatore – ma abbiamo gli strumenti per fronteggiare la camorra, grazie a pentimenti e ai numerosi arresti eseguiti. Comunque è un segnale che non possiamo trascurare in alcun modo”. I Di Lauro troveranno una Scampia profondamente diversa dove l’antimafia sociale si è fatta strada e dove le forze dell’ordine non arretrano di un passo, dove molti cittadini hanno cominciato, da tempo a fidarsi dello Stato, denunciando e segnalando agli inquirenti ogni tentativo di requisire spazi pubblici per aprire o favorire lo spaccio.

Di certo, con l’uscita dei rampolli, il film della camorra si arricchisce di una nuova puntata. E non sarà l’ultima.