Lobby

Samorì a processo per irregolarità nel tentativo di scalata Banca popolare

Il fondatore dei Moderati in rivoluzione è stato rinviato a giudizio dal gup di Bologna Bruno Perla per accesso abusivo a un sistema informatico e violazione della legge sulla privacy e delle norme sul segreto bancario

L’avvocato di Modena Giampiero Samorì, che a fine 2012 (prima di fondare il suo partito) fu indicato da alcuni come successore di Silvio Berlusconi alla guida del centrodestra, è stato rinviato a giudizio con le accuse di concorso in accesso abusivo ai sistemi informatici, rivelazione del contenuto di documenti segreti e violazione della legge sulla privacy. Il giudice per le udienze preliminari di Bologna Bruno Perla ha disposto per il fondatore del partito politico Mir (Moderati in rivoluzione) e per altri quattro imputati il processo, che si terrà nei prossimi mesi davanti al tribunale a Modena.

La vicenda che porterà Samorì alla sbarra risale al 2008, ai tempi della tentata scalata al Cda della Banca popolare dell’Emilia Romagna da parte della associazione di azionisti Bper Futura, capeggiata proprio dallo stesso Samorì. Secondo l’accusa, nell’aprile di quell’anno, il leader del Mir si sarebbe reso responsabile, in “concorso morale” con un altro imputato (considerato invece esecutore materiale), dell’accesso illecito a due elenchi soci della Bper. Due liste, una da 53mila e un’altra da 35mila nominativi, che secondo l’accusa sarebbe poi servita nei due anni successivi (fino al 2010) alla sua associazione per contattare gli azionisti e fare opera di proselitismo in vista delle nomine dei membri del cda dell’istituto di credito. Per la posizione di Samorì il pm Morena Plazzi aveva inizialmente chiesto l’archiviazione, ma un altro gip, Andrea Scarpa, aveva ordinato l’imputazione coatta, sostenendo che non potesse essere messo in discussione “l’effettivo ruolo di preminenza e di guida” di Samorì nell’associazione Bper Futura.

Assieme a Samorì (difeso dall’avvocato Massimo Donini) sono stati rinviati a giudizio Riccardo Rubbiani, all’epoca dei fatti dipendente Bper e considerato dal gup il “materiale esecutore” dell’accesso abusivo ai sistemi informatici della Bper (a lui è contestato solo questo reato). Rubbiani infatti, secondo l’accusa, avrebbe chiesto a una sua collega di potere avere i due elenchi soci, giustificando il tutto come una richiesta della Direzione della Bper. Invece lo stesso giorno quei dati sarebbero passati a un altro imputato, Gianmarco Landi (per lui l’accusa è ricettazione), coordinatore nazionale della associazione Bper Futura che avrebbe poi distribuito i nominativi ai coordinatori locali al fine di contattare i soci. Tra gli imputati ci sono infatti anche due coordinatori riminesi di Bper Futura, Gianluca Sanchi e Alberto Pietrelli, accusati anche loro di ricettazione in concorso. Da Landi avrebbero infatti ricevuto i nominativi dei soci dell’area riminese, contattati poi per una riunione della associazione Bper Futura a Sant’Arcangelo di Romagna nel novembre 2009. La Bper, parte offesa, è assistita da un collegio difensivo formato dall’avvocato Roberto Borgogno, dall’avvocato Luca Moser e dall’avvocato Massimo Vellani.

Samorì, contattato da ilfattoquotidiano.it, per ora non commenta il rinvio a giudizio. In una intervista di fine 2012 disse in merito a questa vicenda: “Sono stato sentito dalla procura di Bologna e ho spiegato esattamente tutti i fatti producendo una quantità enorme di documenti che provano l’assenza di qualunque tipo di coinvolgimento da parte mia”. Poi spiegò: “Nel frattempo è uscita una sentenza del tribunale di Modena, che ha condannato Bper a consegnarmi il tabulato dei soci comprensivo dei loro indirizzi. Se c’era qualcuno che si stava comportando ‘male’ era il gruppo di comando della banca e non io che avevo il diritto di avere quei dati”.