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Voli di Stato per vacanze, negli altri Paesi i politici pagano biglietto o si dimettono

Sul caso dell'aereo blu usato da Renzi per andare a sciare Palazzo Chigi difende le "inderogabili esigenze di sicurezza" del premier "in linea con quanto avviene per i capi di governo in tutto il mondo”. Ma Obama paga di tasca sua per i parenti, come faceva Blair, e Angela Merkel viaggia separata dal marito. E se vengono pizzicati? Lasciano l'incarico

Tutti i “grandi” prendono il volo di Stato per le vacanze, quelli grandi davvero però – se pizzicati – pagano poi di tasca propria. Chi con le dimissioni, chi rifondendo integralmente il costo per propri familiari. Alcuni, come Angela Merkel, volano soli e si fanno raggiungere da figli e coniuge con mezzi comuni per evitare preventivamente l’imbarazzo. Tiene ancora banco la polemica sulla vacanza a Courmayeur del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, volato con la famiglia da Roma ad Aosta, via Firenze, a bordo di un Falcon 900 dell’Aeronautica militare. Nelle ore successive all’esplosione del caso Palazzo Chigi ha diramato una nota in cui puntualmente elenca le spese sostenute direttamente dal Premier per replicare alle accuse e smorzare la polemica, dallo skypass e alle spese per vitto e alloggio. Dunque l’unica concessione in conto contribuenti sarebbe quella del trasporto del premier, dovuta a inderogabili esigenze di sicurezza “nel rispetto delle norme che regolano il suo ruolo e il suo incarico, in linea con quanto avviene per i capi di governo in tutto il mondo”.

Ma a ben vedere il volo di Stato per le vacanze non è affatto la regola dei capi di governo, come indicato dalle parti della Presidenza del Consiglio. Prendiamo Tony Blair, l’ex leader laburista cui Renzi piace essere paragonato. Anche lui fu investito da analoga polemica. In Gran Bretagna non esiste alcun obbligo di servirsi dei voli di Stato per motivi di sicurezza. Inoltre la Royal Air Force possiede una flotta Vip modesta al servizio dei reali e del governo. E tuttavia nel 1998 scoppiò un caso molto simile a quello italiano allorché il premier britannico utilizzò un volo della Raf tra Londra e Bologna, con famiglia al seguito. I conservatori lo incalzarono, lui si difese precisando che oltre alla villeggiatura a Villa Strozzi di San Gimignano, aveva in programma un pranzo con Romano Prodi E per sedare del tutto le polemiche pagò il costo del volo per moglie e figli. Di tasca propria. Possibilità che finora, nel caso Renzi, nella gran girandola di repliche e dichiarazioni non è stata neppure presa in considerazione.

Tra i “grandi” incappati nella polemica c’è anche il più grande, Barack Obama. Tanto grande che secondo la National Taxpayer Union Foundation ad oggi è il presidente americano che ha viaggiato di più nella storia degli Usa. E si capisce allora che i costi delle sue trasferte internazionali siano finiti spesso nel mirino del Congresso. Già all’esordio della sua prima presidenza – ricorda oggi il Corriere della Sera – la Casa Bianca fu costretta a rassicurare i contribuenti americani sui costi di trasporto di presidente e famiglia a bordo dell’Air Force One alla volta di Parigi. Anche per Obama erano evidenti le ragioni di sicurezza che lo avrebbero “costretto” al volo di Stato. Meno quelle relative ai familiari. E infatti la difesa dell’amministrazione Usa dagli attacchi dei conservatori fu che le spese del volo per i familiari al seguito sarebbero state rimborsate “secondo le tariffe commerciali della tratta”.

Se la stessa soluzione venisse adottata in Italia per tamponare il caso Renzi si rivelerebbe alquanto conveniente per la famiglia del premier, visto che il costo orario del Falcon utilizzato per andare da Aosta a Courmayeur è stimato in 9mila euro l’ora mentre il biglietto di un volo ordinario costa un centinaio di euro. Ma percorrerla vorrebbe dire ammettere implicitamente l’inopportunità della scelta di voltare con moglie e figli al seguito, che non è la strategia perseguita da Palazzo Chigi che per ora ha difeso a spada tratta la scelta di viaggio del premier, senza cedere di un centimetro.

Ma è poi così vero, come si sente ripetere da giorni, che tutti i capi di governo usano voli di Stato per le vacanze? Non proprio. Per restare a Londra, il premier inglese David Cameron usò voli low cost per una vacanza ad Ibiza con la moglie. In Germania la cancelliera Angela Merkel, personalità certo non meno a rischio del premier italiano, può usare tutti i voli di linea che vuole e quando nel 2012 è atterrata a Napoli per passare le vacanze di Pasqua a Ischia lo fece con un volo separato da quello del marito. Proprio per evitare polemiche. Del resto l’uso della flotta della Luftwaffe – uno stormo molto più magro di quello italiano a disposizione del governo teutonico – è subordinato a regole ferree da cui non si scappa. Tanto è vero il “passaggio” preso dall’ex ministro della Difesa Rudolf Scharping nel 2002 per farsi aviotrasportare dai Balcani a Palma di Maiorca – dove lo attendeva la sua futura moglie – gli costò le dimissioni dal governo.

Ma al netto di tante vicende italiane di politici vacanzieri su voli di Stato (Berlusconi, La Russa, Rutelli, Mastella etc…) perfino da noi quella che viene passata oggi come prassi in realtà non lo è affatto. Si sprecano casi contrari, in cui la regola della sicurezza non ha prevalso sul buon senso e su un uso accorto delle risorse pubbliche. Si possono ricordare, come abbiamo fatto ieri, il precedente “contrario” di Enrico Letta che proprio un anno fa sbarcava all’aeroporto di Trieste dal volo Alitalia AZ1365 con moglie e tre figli per andare in vacanza in Slovenia con un’auto presa a noleggio. Ma anche Romano Prodi che arranca con la sua auto sul passo del Campolongo nel 2006 e ancora Napolitano in compagnia della moglie Clio che scende dal “postale” Napoli-Eolie con una borsa a tracolla e la paglietta stretta tra le dita, nel 2010. Anche in Italia, dunque, c’è chi vola più alto.