Economia

Jobs Act, i peccati originali della nascente agenzia unica per le ispezioni

Se nelle intenzioni del governo la nascita del nuovo ente dovrebbe portare in futuro a risparmi gestionali, resta dunque da capire come ciò possa essere fatto senza investimenti. Eppure i problemi da risolvere sono molti. A partire dal crollo dei controlli nelle imprese

La polemica sul reintegro dei lavoratori licenziati ingiustificatamente è ancora bollente e le potenziali ripercussioni del doppio binario introdotto dal primo decreto attuativo del Jobs Act in tema di licenziamenti collettivi sono destinate a far discutere a lungo. Ma presto verrà anche il turno della creazione di un’agenzia unica per le ispezioni del lavoro. Tra le deleghe ricevute dal governo nell’ambito della riforma Poletti c’è infatti quella di integrare in un’unica struttura i servizi ispettivi del ministero del lavoro, dell’Inps e dell’Inail, prevedendo forme di coordinamento anche con le Asl e le Arpa. Solo che al momento, su come sarà la nuova agenzia, c’è solo un grande punto di domanda. In una materia, per di più, su cui la Corte dei conti ha rilevato “la perdurante inadeguatezza del complessivo sistema di controllo”, con il numero di ispezioni nelle aziende calato negli ultimi anni. E di molto.

Sono gli stessi magistrati contabili, in una relazione dello scorso ottobre, ad auspicare la nascita di un unico soggetto pubblico in cui accentrare le funzioni ispettive in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori. Tra le critiche mosse dalla Corte c’è quella sulla mancata creazione di una banca dati condivisa, sebbene questa fosse prevista da un protocollo di intesa siglato nel 2010 da ministero del Lavoro, Inps, Inail e Agenzia delle entrate, ovvero gli enti con responsabilità sui controlli in tema di condizioni di lavoro, contratti, sommerso e versamenti contributivi. “Il coordinamento non è funzionato ex ante”, commenta Serena Sorrentino, membro della segreteria nazionale della Cgil. “Come fanno a crearlo ora con una delega che prescrive in modo esplicito ‘senza nuovi oneri per lo Stato’?”. Se nelle intenzioni del governo la nascita del nuovo ente dovrebbe portare in futuro a risparmi gestionali, resta dunque da capire come ciò possa essere fatto senza investimenti. Eppure i problemi da risolvere sono molti e vanno al di là dell’unificazione delle banche dati. Gli ispettori di ministero, Inps e Inail dovrebbero confluire tutti nell’agenzia, ma al momento hanno trattamenti contrattuali e competenze diverse. “Se la riforma deve essere a costo zero, questo vuol dire che ci sarà un livellamento verso il basso degli stipendi?”, si chiede Sorrentino. “Le competenze distinte presuppongono poi un piano di formazione, che richiede anch’esso fondi”.

Il problema si inserisce poi in una materia, quella delle attività ispettive, su cui la Corte dei conti ha sottolineato diverse criticità, come “una significativa e costante riduzione del numero dei controlli” negli ultimi anni. Nel biennio 2007-2008, oggetto di una precedente relazione dei magistrati contabili, le aziende controllate dagli ispettori del lavoro del ministero sono state 393.491, mentre quelle che hanno subito verifiche da Inps e Inail sono state 272.231: il numero dei controlli totali all’anno ha superato abbondantemente i 300mila. Un dato superiore a quello del periodo 2010-2013, in cui la quota annuale di aziende controllate si è ridotto progressivamente fino a toccare nell’ultimo anno 235.122, di cui 139.624 quelle ispezionate dal personale del ministero. La contrazione, rispetto al dato del 2007, è di ben 106.945 unità, pari al 31,26 per cento. “Le cause del vistoso calo dei controlli – scrive la Corte dei conti – vengono generalmente attribuite, in parte, alla lunga fase recessiva che il Paese sta attraversando, con conseguenti limitazioni anche delle risorse finanziarie disponibili per l’attività di vigilanza, in parte alle calamità naturali che nel periodo hanno colpito alcune regioni italiane e, infine, alla continua riduzione del contingente degli ispettori del lavoro e dei militari dell’Arma impiegati nel settore, nonché del personale di vigilanza degli Istituti previdenziali e assicurativi (passati complessivamente da 5.650 unità nel 2011 a 5.406 nel 2013)”.

Il trend negativo era già finito al centro delle critiche della Cgil un anno fa, quando sette operai cinesi avevano perso la vita per l’incendio di un capannone a Prato. In quell’occasione il segretario nazionale della Funzione pubblica della confederazione, Salvatore Chiaramonte, parlando di una riduzione dell’organico degli ispettori del 20% in quattro anni, aveva lanciato l’allarme sullo “smantellamento delle funzioni ispettive e di controllo della legalità sui luoghi di lavoro”, mettendo sotto accusa in particolare “il blocco indiscriminato del turnover che non ha preservato funzioni preziose e ha prodotto un vero e proprio disastro”. Un problema ancora attuale, secondo il segretario della Fp-Cgil, visto che “la legge di Stabilità ha appena annullato il finanziamento con cui il governo Letta intendeva assumere 250 ispettori del lavoro”. Secondo Sorrentino, dietro al depotenziamento delle funzioni ispettive non c’è solo la carenza di mezzi e risorse, ma ci sono anche i nuovi compiti di cui sono stati gravati gli ispettori negli ultimi anni, in particolare quelli di tipo amministrativo e legati alle conciliazioni tra lavoratori e aziende. E su questo la nascita dell’agenzia unica rischia di non portare nulla di buono: “Per come è scritta la delega – sostiene Sorrentino – non è previsto alcun potenziamento delle ispezioni. Anzi ci sarà una compensazione interna dei costi necessari alla creazione del nuovo ente”.

@gigi_gno