Fatti a motore

Segnali fuori norma, poca manutenzione. Così si muore sulle strade italiane

Gli investimenti sulla manutenzione delle strade sono crollati: gli esperti di infortunistica stradale denunciano che il 60% dei decessi in incidenti stradali sono riconducibili all'incuria. E a nulla serve la mappa dei tratti di strada "maledetti"

Quasi 3.400 vittime delle strada nel 2013, 3.385 per la precisione. In nessun altro paese europeo si muore così tanto sull’asfalto. Tra le ragioni principali, assicurano gli esperti in infortunistica stradale rappresentati dall’Aneis, c’è la “la scarsa manutenzione delle strade” che provoca “il 60% degli incidenti”. Il dato è spaventoso, ma non dice ancora tutto: “La metà della segnaletica stradale in Italia è fuori legge”, scrive l’Aneis. I sinistri, secondo i dati della Società Italiana di Infrastrutture Viarie (SIIV) riportati dalla stessa associazione, sarebbero provocati dalla distrazione del guidatore, dall’eccesso di velocità o dallo stato di ebbrezza “solo” nel 40% dei casi. Gli altri sarebbero da addebitare alla cattiva o insufficiente manutenzione o alla segnaletica inadeguata.

Lungo la rete viaria del Belpaese sono dislocati 12 milioni di cartelli: “Un numero eccessivo di segnalazioni spesso errate o fuorvianti”, accusa l’Aneis. Che ricorda come secondo la stessa SIIV la messa a norma della segnaletica costerebbe tra i 2,5 ed i 3,5 miliardi di euro. La macabra contabilità direbbe che degli oltre 9 morti al giorno di media, almeno 5 vittime sono da addebitare all’incuria. Ed anche oltre 420 feriti. Una responsabilità – anche morale – estremamente grave.

La metà della segnaletica stradale in Italia è fuori legge, denuncia l’Aneis. Troppi cartelli, spesso errati o fuorvianti

L’Aneis precisa anche che “in caso di incidente causato dalla scarsa manutenzione del manto stradale o dal deterioramento e inadeguatezza della segnaletica stradale collocata in modo non idoneo ad avvisare gli automobilisti del pericolo, l’Ente proprietario della strada è sempre responsabile”. Tuttavia, puntualizza Luigi Cipriano, presidente degli esperti di infortunistica, il sinistro “deve avere le connotazioni della imprevedibilità”. Vale a dire che “per un incidente causato da una buca sulla strada si viene risarciti solo se si prova che non era visibile ed era oltretutto imprevedibile, in caso contrario l’automobilista avrebbe dovuto individuarla ed evitarla”. La situazione non è diversa nel caso di un sinistro per colpa di un cartello piazzato in modo sbagliato: “La responsabilità resta sempre dell’Ente, purché si riesca a fornire la prova, il che non è sempre possibile”, conclude Cipriano.

In Italia, la rete viaria ha un’estensione di 850.000 chilometri: 550.000 di strade principali e 6.600 di autostrade. Automobilisti e motociclisti devono interrogarsi sui loro comportamenti alla guida, ma anche i gestori della rete devono fare altrettanto. Perché lungo alcuni tratti la frequenza degli incidenti è spaventosa, come dimostra l’analisi Aci/Istat. La concentrazione di sinistri 2013 raggiunge i 14,8 per chilometro lungo la parte iniziale del raccordo autostradale di Reggio Calabria (km 1-5) ed è paurosamente alta sia sul Grande Raccordo Anulare all’altezza di Portonaccio (14,6) sia sulla tangenziale est di Milano tra Cologno e Brugherio (14). Il tratto ligure dell’Aurelia è pericolosissimo per i motociclisti: 7 dei 15 percorsi più “incidentati” riguardano questa arteria.

La denuncia dell’Associazione Italiana Bitume e Asflato Stradale (Siteb) completa il triste quadro italiano: gli investimenti sui lavori stradali sono crollati del 49%. Negli ultimi 8 anni il consumo di asfalto è dimezzato: dai 44 milioni di tonnellate del 2006 ai 22,5 stimati per il 2014. “Una situazione che pone a rischio la sicurezza degli automobilisti – accusa l’associazione – condanna al depauperamento il nostro patrimonio stradale e alla crisi il settore”. Una buona manutenzione necessiterebbe di almeno 40 milioni di tonnellate di asfalto l’anno, praticamente il doppio di quelle impiegate quest’anno. Magari anche qualcuna in meno, considerando che talvolta di asfalto ne viene impiegato anche troppo ed a sproposito. Ma questo è un altro discorso.