Mafie

Pignatone: “A Roma non solo la mafia. Presto nuove operazioni”

Il procuratore capo di Roma ed ex capo dei pm di Palermo e Reggio Calabria, un tecnico dei reati di criminalità organizzata, è stato ascoltato nel corso di una audizione davanti la commissione Antimafia sull'indagine Mafia Capitale. E poi chiede: "Come contro la mafia contro la corruzione premi ai collaboratori di giustizia"

Oggi noi riteniamo di avere fatto un passo avanti con l’operazione Mafia Capitale. Noi abbiamo definito questa mafia originaria e originale. Originaria perché è di Roma, non c’è collegamento con le mafie classiche. Originale perché ha caratteri suoi propri. Dopo questa seconda grande operazione altre saranno fatte a breve su questo tema”. Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma ed ex capo dei pm di Palermo e Reggio Calabria, un tecnico dei reati di criminalità organizzata, risponde anche a chi in questi giorni ha affermato che il reato di associazione mafiosa non sussisterebbe per la mancanza di quotidiane manifestazioni di violenza: “Noi siamo andati all’articolo di legge 416-bis del codice penale” dove nella fattispecie non viene citata “né il controllo del territorio, né il numero infinito di affiliati, né una manifestazione quotidiana e continua di atti di violenza”.  Pignatone aggiunge che il Comune di Roma ha sospeso una gara per 25 milioni riguardante l’Ater (l’azienda per l’edilizia residenziale) “perché si profilava un’affidamento alle società di Buzzi”.

Nel corso di una audizione davanti la commissione Antimafia sull’indagine Mafia Capitale parla anche il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha aggiunto che l’organizzazione romana “presenta tuttavia, con le mafie storiche, segni distintivi che ne costituiscono la sostanza e danno corpo a quello che è il Dna mafioso. Non mi riferisco agli atti violenti e alle intimidazioni, che pure sono emersi – ha spiegato – ma il sistema di relazioni delle mafie, ancora più raffinato e penetrante per questa organizzazione, e alle capacità di rapportarsi anche con altri gruppi malavitosi, non solo in sede locale”.

“A Roma ci sono una serie di investimenti mafiosi, ci sono alcune associazioni di tipo mafioso presenti nel territorio” come Cosa Nostra a Ostia o il clan dei Fasciani già sgominato, “ma oggi abbiamo fatto un passo avanti” prosegue Pignatone. Che aggiunge: “Innanzitutto la mafia non è l’unico problema di Roma, né il principale, però non c’è dubbio che il nodo mafia-corruzione è un nodo vitale. La risposta che si può già dare è che non c’è una unica associazione mafiosa che controlli la città di Roma, non siamo a Palermo con Cosa Nostra. Roma è troppo grande per essere controllata da una unica associazione in modo esclusivo, ci sono invece alcune associazioni specifiche di tipo mafioso presenti nel territorio cittadino”.

Pignatone spiega che Mafia Capitale “non ha una struttura rigida”. A capo, secondo il procuratore, Massimo Carminati e hanno un ruolo direttivo dal punto di vista ‘militare’ Riccardo Brugia, sulla pubblica amministrazione, Salvatore Buzzi. Un’organizzazione che ha “la capacità di ricorrere alla violenza per il raggiungimento di fini leciti e illeciti e la soggezione verso l’interlocutore. A differenza delle mafie tradizionali però privilegia la corruzione alla violenza per non attirare l’attenzione dei media, della politica”. Il procuratore parla anche di “trasversalità interna. Basti pensare ai trascorsi politici: Carminati all’estrema destra, Buzzi all’estremità opposta. Lo stesso Buzzi, ad un amico che gli chiede come fa a stare con Carminati, risponde: ‘la politica è una cosa, gli affari sono altrò. L’indagine è durata due anni”. 

“Abbiamo tracce nelle intercettazioni, si parla di acquisto di armi e di un piccolo arsenale in possesso di Buzzi, che dice di averlo nascosto in un piccolo vano nella villetta. Nel corso delle perquisizioni è stato ritrovato il vano ma non le armi, il che non stupisce perché la presenza di queste indagini era nota da tempo. Siamo convinti di avere la prova della disponibilità di armi, non le abbiamo ancora trovate” prosegue Pignatone che specifica anche: “Non ci sono in questa indagine riferimenti significativi al settore del gioco” mentre “sulla raccolta di voti ci sono degli spunti, ma non sono stati tali da contestare il reato del 416-ter”, sul voto di scambio politico-mafioso. Inoltre Pignatone ricorda che l’inchiesta prosegue: “Rispetto alle indagini sulla prefettura e il ministero dell’Interno con riferimento a questo procedimento è chiaro che la vicenda di Odevaine è la punta dell’iceberg. È nostra intenzione approfondire non dico l’iceberg ma le parti del fenomeno di nostra competenza”.

Infine il procuratore propone un nuovo strumento contro la corruzione: “Molti di noi ritengono che sarebbe estremamente utile qualche forma di sistema premiale anche in questo campo. Il ragionamento è: se diciamo che la corruzione è un problema tanto quanto la mafia, se ammettiamo che i risultati nell’antimafia sono stati possibili con il sistema dei collaboratori di gisutizia, allora forse qualche provvedimento legislativo su questo è necessario. Se lasciamo intatto l’interesse comune di corrotto e corruttore di difendersi a vicenda è molto più difficile”. Per Pignatone “insieme a norme di diritto sostanziale, come l’aumento delle pene, bisogna pensare anche a norme processuali”. Il procuratore di Roma ha fatto riferimento al ddl sulle musure cautelari in corso di esame, in fase avanzata, in Parlamento, specificando che “dobbiamo essere coerenti” perché “se da un lato si dice che non dobbiamo ricorrere a misure cautelari e dall’altro si alzano le pene tutte e due le cose non si possono ottenere”.