Cinema

SmoKings, docufilm su azienda che sfidò i big del tabacco. Ma proprietari in cella

Premiato a Firenze al Festival dei Popoli il lòavoro del torinese Fornasero, che ripercorre la storia dei fratelli Messina in carcere per evasione e contrabbando e della loro azienda, la Yesmoke, che produce sigarette senza additivi chimici

Il documentario sull’azienda italiana che combatte le multinazionali del tabacco vince il primo premio al festival dei Popoli di Firenze, ma i suoi protagonisti finiscono in prigione per contrabbando ed evasione fiscale. E’ l’ultimo capitolo giudiziario della storia infinita raccontata in forma cinematografica con SmoKings, il film del torinese Michele Fornasiero che ripercorre l’epopea della Yesmoke, l’impresa di Settimo Torinese (Torino) dei fratelli Messina che produce sigarette sottocosto, senza additivi chimici e test su animali, combattendo una loro personalissima lotta contro le grandi multinazionali britanniche, americane e cinesi che dominano il 99% del settore.

Prima che l’epilogo di fine novembre 2014 li portasse, dicono i Messina “temporaneamente”, dietro le sbarre, è nel Capodanno del 2000, da un piccolo ufficio moscovita, che Carlo e Gianpaolo iniziano la vendita online di Lucky Strike, Camel e consorelle tra Europa e Stati Uniti, senza pagare le tasse e ad un prezzo bassissimo rispetto a quello di mercato. In 4 anni ricavano oltre 100 milioni di euro di fatturato l’anno, tanto che la Philip Morris li denuncia per “concorrenza sleale” e vince la causa con un risarcimento di 550milioni di dollari, oltretutto mai pagato, con i federali che bloccano i cargo zeppi di stecche targate “Messina”.

Nel 2007 la guerra dei due fratelli ricomincia su un altro piano: la produzione diretta di sigarette, le Yesmoke. Invece di sparire e godersi in qualche atollo tropicale i guadagni, i Messina rilanciano facendo concorrenza diretta ad americani, inglesi e cinesi. Filtri biodegradabili, sigarette cruelty free, tabacchi selezionati per un made in Italy prodotto in 1400 mq di stabilimento ipersorvegliato e tappezzato da graffiti che sbeffeggiano Marbloro e soci (“Chi fuma Marbloro è un coglione”, per ricordane uno): “Carlo ha studiato economia, Gianpaolo nei primi anni ottanta è stato campione italiano di maratona. Mentre il loro padre è morto di cancro ai polmoni dopo aver fumato centinaia di pacchetti di senza filtro”, spiega Fornasiero a ilfattoquotidiano.it.

“Con loro è stata una relazione sentimentale a tutti gli effetti iniziata 4 anni fa. Nel film appaiono dapprima come dei Don Chisciotte contro i mulini a vento delle multinazionali, si percepisce un loro personale desiderio di vendetta. Piano piano le cose diventano più complesse: non sono solo Robin Hood ma lavorano ai confini della legalità. E il film assume non più un colore bianco o nero, ma con molte sfumature di grigio”. A fine novembre 2014 i fratelli Messina sono stati arrestati dalle Fiamme Gialle di Torino per contrabbando di sigarette ed evasione fiscale per oltre 90 milioni di euro, operazione che ha portato al carcere cautelativo anche il procuratore della società, Paolo Arpellino, e il manager Oscar Parisi. “Non do nessun giudizio sull’arresto, ma si è scatenata un’operazione mediatica esageratissima. La Yesmoke è stata definita la più grande azienda europea di contrabbando, quando altre multinazionali hanno evaso il fisco per miliardi e non milioni di dollari”, conclude Fornasiero.

“I Messina attendono ancora un risarcimento di 60-80 milioni di euro dai Monopoli di stato per aver vinto una causa sull’abbassamento dei prezzi su cui si è pronunciata a favore perfino la Corte di Giustizia Europea. Il caso è complesso, meglio attendere i motivi dell’arresto”. Intanto via Twitter la Yesmoke fa sapere che lo stabilimento continua a produrre regolarmente sigarette. Insomma, la guerra dei Messina continua. Anche da dietro le sbarre.