Cronaca

Ebola, il medico di Emergency è “stabile” ma in prognosi riservata

"Persistono i disturbi gastrointestinali, la febbre elevata, la profonda spossatezza e l’esantema cutaneo diffuso" ma il paziente "è autosufficiente, risponde a tono alle domande poste e riesce a camminate autonomamente nella stanza" fanno sapere dall'ospedale Spallanzani

Non c’è stato un ulteriore peggioramento. È stazionario, ma ancora in prognosi riservata il medico di Emergency ricoverato allo Spallanzani dopo essere stato contagiato dal virus dell’Ebola. “Persistono i disturbi gastrointestinali, la febbre elevata, la profonda spossatezza e l’esantema cutaneo diffuso” ma il paziente “è autosufficiente, risponde a tono alle domande poste e riesce a camminate autonomamente nella stanza” fanno sapere dall’ospedale.

Il paziente “ha ben tollerato il terzo trattamento sperimentale, cioè il farmaco che agisce sulla risposta immunitaria” e nel pomeriggio gli verrà somministrato un ulteriore trattamento con plasma di convalescente. Quella a cui viene sottoposto il medico siciliano è una cura completamente su misura. Il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, subito dopo la lettura del bollettino medico, usa parole di grande cautela. Alla domanda se oggi è una buona giornata risponde solo: “È presto per dirlo, è una giornata dove possiamo fare un nuovo trattamento con il plasma”. Si tratta della seconda infusione dopo quella effettuata con il plasma arrivato dalla Spagna. Il plasma è appena arrivato, questa volta dalla Germania, grazie ad una catena di supporto e di solidarietà istituzionale (ministero della Salute italiano e tedesco, Ospedale Universitario di Francoforte, Centro Nazionale Sangue), scientifica (coordinamento internazionale per la gestione dell’Ebola dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), e delle società di trasporto. “Il tutto è stato effettuato con una grande partecipazione umana” è stato ribadito da Ippolito.

Ieri le condizioni dell’infettivologo erano peggiorate e per cercare di contrastare il virus i medici hanno deciso di provare una nuova arma, un farmaco mai usato prima in aggiunta alle due terapie già in atto. L’aggravarsi delle condizioni ha fatto optare sabato per una terapia più aggressiva, che oltre all’antivirale e al plasma di una persona guarita già somministrati nei giorni scorsi ora prevede un nuovo farmaco. Il trattamento, ha spiegato il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, agisce sulla risposta immunitaria ed ha un meccanismo finalizzato alla riduzione delle infiammazioni. Ad oggi era stato utilizzato in altre condizioni ma non in pazienti con Ebola.

Nel frattempo in Africa occidentale, e soprattutto in Sierra Leone, dove lavorava il medico contagiato, il virus continua a mietere vittime. Il numero di casi dall’inizio dell’epidemia in Africa occidentale ha superato quota 16mila, arrivando a 16.169, mentre i morti sono 6.928, afferma l’ultimo bollettino dell’Oms, secondo cui dallo scorso mercoledì i nuovi casi accertati sono stati 268.

L’epidemia, afferma l’agenzia Onu, sembra stabilizzarsi in Liberia e Guinea, mentre è ancora in ascesa in Sierra Leone dove il medico italiano ha lavorato per un mese. Sembrano invece essersi arrestati i contagi in Mali, dove si è verificato un piccolo focolaio di otto casi dopo che il virus era stato portato da una bimba di due anni e da un imam, entrambi provenienti dalla Guinea. Le speranze in parte sono riposte nel vaccino italiano, quello più avanti nella sperimentazione. Si professa ottimista Alfredo Nicosia, sviluppatore scelto dall’Oms per studiare il vaccino. “La risposta immunitaria dei primi test è stata buona – afferma da Firenze, dove ha partecipato a un incontro per i 60 anni di Ge-Nuovo Pignone – e non ci sono effetti collaterali particolari”.