Cronaca

Racket, Confcommercio: “A Milano taglieggiato il 30% degli imprenditori”

E’ quanto emerge dall’indagine “Insieme per la sicurezza” a un anno da Expo: nel 59% dei casi ad agire sono piccoli gruppi criminali, in un caso su 4 entra in scena la criminalità organizzata. E non c'è solo la malavita: il 10% degli intervistati si è trovato coinvolto in episodi di concussione, ma i funzionari vengono denunciati solo nell’8,3% dei casi

Danneggiamenti, telefonate minacciose e visite poco amichevoli. Ecco cosa sono costretti a subire dodici imprenditori su cento nella Milano che fra poco meno di un anno ospiterà Expo; e nel suo hinterland, dove in soli quattro mesi l’antimafia ha messo in scacco per ben tre volte la ‘ndrangheta, l’ultima, la settima scorsa. E’ quanto emerge dall’indagine “Insieme per la sicurezza”, promossa da Confcommercio in collaborazione con Confcommercio Milano, sullo studio dei fenomeni della criminalità nel capoluogo lombardo e nella sua area metropolitana elaborato dall’Università degli Studi Bicocca, che secondo il presidente della Commissione antimafia di Milano, David Gentili, fa affiorare un dato “allarmante”. Sì perché se da un lato tre imprenditori su dieci affermano di avere ricevuto richieste di denaro, merci o pressioni per fare assumere persone “amiche”, dall’altro sono ancora pochi quelli che denunciano.

La confederazione ha distribuito questionari a tutte le imprese dell’area metropolitana milanese, ne sono tornati indietro 4mila, compilati dagli imprenditori (con la garanzia di mantenere l’anonimato) che operano nel turismo, nei servizi e nel commercio. E’ stato così possibile tracciare una mappa del racket, anche se parziale. Eccola: nel 59 per cento dei casi a mettere in atto le minacce sono piccoli gruppi criminali. Mentre in un caso su quattro entra in scena la criminalità organizzata. Anche se secondo Gentili “è difficile capire” se chi si presenta a battere cassa “sia un malavitoso di rango o meno”. I più attivi comunque sono gli italiani che agiscono in due casi su tre. Le zone prese maggiormente di mira sono i comuni dell’hinterland, l’area nord della città e la zona nord-est della provincia. Mentre chi ha un’attività ai piedi della Madonnina e nei quartieri meridionali è meno esposto. Ma quali sono le categorie più vessate? Sicuramente i commercianti, specialmente chi possiede un’attività a nord della città: dall’indagine emerge che in questa zona rischia due volte e mezzo di più di essere bersagliato. Le criticità maggiori si registrano nell’area di Gaggiano; a Milano nella zona Niguarda-Bicocca, a est della provincia a Vaprio d’Adda e a sud est nei comuni di Cerro al Lambro, Dresano, San Zenone al Lambro e Vizzolo Predabissi.

Ma gli imprenditori non devono fare i conti solamente con le intimidazioni. Il dieci per cento degli intervistati ha infatti dichiarato di essersi trovato coinvolto in episodi di concussione, riuscita il 42 per cento delle volte. Mentre i funzionari sono stati denunciati solo nell’8,3 per cento dei casi (a livello provinciale). E se Milano sembra abbastanza immune a questo tipo di reato (ad eccezione dell’area nord-est, quartiere Niguarda-Bicocca), lo stesso non si può dire se si esce dal capoluogo e si scende nella zona meridionale. Lo studio cristallizza valori superiori al 50 per cento del dato medio provinciale nel comune di Vaprio d’Adda. Gli altri due comuni dove sono stati registrati valori più alti rispetto al dato medio di riferimento riguardo alla concussione sono Cormano e Castano Primo.

“E’ allarmante quanto emerge dalla coraggiosa ed efficace iniziativa promossa da Confcommercio – dichiara il presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano, Gentili – ed è allarmante soprattutto constatare che nonostante l’anonimato molti imprenditori non abbiano risposto al questionario, probabilmente per paura di ritorsioni, ipotizzando, senza incorrere in errore, che il dato possa essere sottostimato. Magra la consolazione che i fenomeni colpiscano soprattutto l’hinterland. Bisogna dare vita – continua il consigliere comunale – a una rete tra istituzioni, associazioni e Libera per creare luoghi dove i cittadini vengano a denunciare i soprusi subiti”. “L’illegalità – aggiunge il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli in occasione dell’iniziativa ‘Legalità, mi piace’ – è un’insopportabile tassa occulta aggiuntiva che le imprese non possono più permettersi di pagare. I più colpiti sono gli esercizi commerciali che svolgono un’importante funzione di presidio del territorio. Soprattutto gli imprenditori che hanno il coraggio di denunciare i crimini sono un argine contro la malavita e non vanno lasciati soli”.