Diritti

Archeologia off limits per i portatori di handicap: restano ancora molte barriere

Secondo un Documento presentato dalla Corte dei Conti, i siti archeologici sarebbero un “esempio virtuoso” grazie alle iniziative del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Ma la realtà è diversa: se a Roma molto si è fatto, a Pompei del progetto di Bray non c'è più traccia. E a Paestum l'accesso è interdetto ai disabili

La natura dei luoghi, percorsi accidentati, repentini e frequenti cambi di quota nel terreno di aree archeologiche e complessi monumentali poco si prestano alla visita di portatori di handicap, di vario tipo, come a quella di anziani e bambini. Quindi archeologia offlimits per le categorie cosiddette fragili? Non sembra essere così. Almeno stando al documento recentemente presentato dalla Corte dei Conti, intitolato “La gestione degli interventi di ristrutturazione e di adeguamento delle strutture pubbliche per l’eliminazione delle barriere architettoniche”. In mezzo a tante criticità i siti archeologici, nel Documento considerati insieme a quelli culturali, sono presentati come un “esempio virtuoso”, grazie alle iniziative del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che hanno portato ad avere “servizi per disabili in 184 istituti e luoghi di cultura statali e in 1.409 non statali, e quindi complessivamente nel 34,72% dei casi”.

Una situazione in linea con le politiche perseguite almeno dai più recenti Ministri dei Beni culturali. “L’accessibilità ai luoghi della cultura, attraverso strumenti che si inseriscano con garbo e in maniera reversibile all’interno di contesti preziosi e delicati come il Foro Romano e il Palatino, è una delle priorità più importanti che ci dobbiamo porre per una vera crescita culturale della società”. Erano i primi giorni dell’ottobre 2013 quando Massimo Bray, allora ministro del Mibact, sosteneva questa tesi. Osservando gli interventi realizzati fin ad allora e prefigurando un progetto su ampia scala, declinato anche localmente. A Pompei nel maggio 2010 s’inaugura Friendley Pompei, il percorso per rendere fruibili gli scavi archeologici ad anziani e disabili. Peccato che nel settembre 2013 non rimanga quasi traccia di quel percorso. Tutto da rifare. Così all’inizio dello scorso settembre è stato approvato un nuovo progetto riguardante un itinerario per i portatori di handicap, lungo via dell’Abbondanza, dall’anfiteatro a Porta Marina. Con annesse visite a domus e ai monumenti principali della piazza del Foro, con aree di sosta. “Sono sicura che alla fine questo tragitto senza asperità, con vernici che captano la luce solare e la restituiscono nelle ore notturne, sarà l’itinerario più frequentato di Pompei”, sostiene l’architetto Maria Grazia Filetici, responsabile dell’operazione, il cui costo previsto si aggira sui 7 milioni di euro. Per livellare il pavimento stradale si ricorrerà a pietre locali, mentre alle domus si accederà da ingressi alternativi per ovviare alla presenza dei gradini. Uno scavo vicino alla Casina delle Aquile, permetterà di verificare la possibilità di sistemarvi un ascensore. Per i non vedenti sono invece allo studio delle app di orientamento attraverso i cellulari.

A Roma molto si è fatto. “In questi anni sono state investite risorse per migliorare l’accessibilità al Foro”, affermava il Ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, nell’ottobre 2013 alla presentazione di una serie di interventi, tra cui la nuova sistemazione dell’ingresso monumentale del Vignola al Palatino, lungo via di San Gregorio. Una rampa di accesso con pendenze dolci, intercalata da siepi di bosso, ha consentito di eliminare le scale. Con un costo di 300 mila euro, co-finanziati dalla Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma e dalla Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale. Dopo l’ascensore panoramico che si trova all’ingresso di Largo della Salara Vecchia, su via dei Fori Imperiali, e che consente di superare il dislivello di circa 6,5 metri tra l’ingresso e la quota di calpestio del Foro Romano. Un’opera da 530mila euro, finanziata dal Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia. Ma anche dopo la realizzazione del percorso all’interno del Foro, fatto di pavimentazione liscia, per far scorrere meglio le ruote dei passeggini e delle sedie a rotelle, ma anche per rendere la passeggiata più confortevole a tutti i visitatori. Un sentiero di 1200 metri tra l’arco di Settimio Severo, sotto il Campidoglio, e l’ingresso all’arco di Tito, per il quale sono stati impegnati 750mila euro.

“La progettazione è stata ad altissimo livello ed ha avuto la capacità di adattarsi ad un tessuto archeologico fragilissimo, grazie alla scelta dei materiali ed i continui adattamenti in corso”, sosteneva la Soprintendente Mariarosaria Barbera nell’ottobre 2013. Tutti interventi inseriti nel progetto pilota della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma denominato “Percorsi”. Interventi quelli al Foro e al Palatino diretti e curati, come accadrà a Pompei, dall’architetto Maria Grazia Filetici. Una esperta nel settore, che nel 2002 aveva curato l’apertura delle domus romane del Celio, progettando un percorso di visita, reso accessibile ai portatori di handicap.
Apprestamenti parziali sono invece esistenti in complessi monumentali, peraltro di riconosciuto appeal, come il Colosseo e le Terme di Caracalla. Mentre percorsi sono stati realizzati nel 2010 all’Ipogeo dei Volumni e alla necropoli etrusca del Palazzone, pochi chilometri a sud-est di Perugia. Finanziati ma non completati il percorso di accessibilità alla necropoli di Tarquinia, Tomba della Pulcella, nonostante i lavori siano stati appaltati nel 2012 con un impegno finanziario di 290mila euro. Ancora, nel 2014, finanziata per 100mila euro la completa fruizione dell’area archeologica della villa d’Orazio a Licenza, nella provincia di Roma, con la realizzazione di cartelli didattici esplicativi.

Interventi anche nel Parco della Valle dei templi. Nel maggio 2004 ad aprirsi ai disabili è stato il Giardino della Kolymbetra, grazie ad una iniziativa realizzata dall’Ente Parco archeologico della Valle dei templi, in collaborazione con il Fai e con la cooperativa sociale Caap. Non solo. In occasione dell’inaugurazione il direttore dell’area archeologica Pietro Meli spiegava come “Fra breve il Parco della Valle dei templi metterà in funzione altri itinerari per i disabili che consentiranno la visita al Quartiere ellenistico romano e alla Collina dei templi”. Mentre ancora in fase di realizzazione il progetto “Orione” per la costruzione di un percorso sperimentale di mappe tattili per ciechi e ipovedenti nel sito dei templi dorici. Un progetto di ricerca, finanziato con 8mila euro dall’ente Parco Archeologico e Paesaggistico Valle dei Templi di Agrigento.

Dal 2010, finanziati con fondi del Piano nazionale per l’archeologia 2006, esistono percorsi per disabili motori, oltre che una pannellistica in braille, nel sito di Veleia, nell’appennino piacentino. Accessibile anche Telesia, nel territorio di San Salvatore Telesino, in provincia di Benevento. Esempi, tutt’altro che isolati, di un impegno di Amministrazione centrale ed enti locali a non escludere dalla visita di aree archeologiche e musei, il mondo della disabilità. Invece rimane ridottissima l’offerta di materiali e supporti informativi specifici, almeno relativamente ai Musei. Poco meno di un quinto risultano attrezzati in tal senso, con percorsi tattili o pannelli in braille per i non vedenti, secondo i dati presenti nel Report “I musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia”, realizzato dal Mibact, in collaborazione con l’Istat e la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

Altrove, anche in luoghi di grande richiamo turistico, la situazione è sconfortante. Valga come esempio negativo il caso di Paestum dove l’accessibilità e la fruizione dell’area archeologica è sostanzialmente interdetta per i diversamente abili. Nonostante nel 2004 l’Amministrazione comunale di Capaccio, insieme alla Arcus Spa, la Società del Mibact per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, avesse promosso il progetto pilota “Cultura senza barriere”. “… la realizzazione di questo progetto ci inorgoglisce e pone i templi di Paestum all’avanguardia per la fruizione ai disabili”, dichiarava in occasione della presentazione del progetto nel luglio 2010 il consigliere comunale Carmine Caramante. Nell’area archeologica e nel Museo nazionale archeologico di Paestum fu pianificato l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche e la realizzazione di elementi che agevolassero la fruizione. Il tutto per un costo di 335mila euro. Dopo sei anni completate solo alcune delle opere previste, che ormai risultano in stato di abbandono. Il percorso per non vedenti, deteriorato, mentre la rampa che doveva consentire la visita della basilica, chiusa.

Non sembra andar meglio nelle aree archeologiche calabresi, da Grumentum a Metaponto, da Venosa ad Herakleia, dove a parte i servizi igienici, per i disabili non sembra esserci spazio. Uguale panorama è rilevabile in Sicilia, dall’Isola di Mozia a Pantelleria e Lilibeo. Il panorama nazionale diversificato, da regione a regione, talora con profonde differenze tra una provincia e l’altra. Non sempre “per colpa” di risorse insufficienti, come indizia il caso di Paestum. L’investimento iniziale necessario, imprescindibile per realizzare percorsi con materiali e strutture di supporto. Proprio come la successiva, ordinaria, manutenzione. Naturalmente.