Cultura

Illustrazioni, ritratto di Matteo Renzi

Non sopporto disegnare le facce dei politici, mi rovinano le illustrazioni.

Non voglio fare il qualunquista, è un discorso un po’ più complesso. Nelle mie illustrazioni cerco di mantenere un clima elegante e anche un po’ eterno. Cosa c’è di elegante o di eterno nel volto di un politico o più in generale in quello di un personaggio che passa in televisione dieci volte al giorno?

Questa settimana Stefano Feltri mi ha passato un articolo di Mario Seminerio sulle promesse non mantenute di Matteo Renzi. Avrei potuto tranquillamente illustrare qualcosa di più generale intorno ai concetti di tradimento, illusione, parola non mantenuta. Ma, come ho fatto la settimana scorsa, ho preferito provare a fare una di quelle cose che mi vieto di fare: inserire il volto di un politico nelle mie illustrazioni.

Tutto sommato, quello è Matteo Renzi: un involucro che non contiene nulla, e in questo modo non ho dovuto neanche disegnare il suo volto. Inserire un volto conosciuto in un’illustrazione per me significa uccidere tutto il resto. Il lettore si sofferma soltanto sul volto e sulla sua somiglianza. Ma ci sono una valanga di illustratori o vignettisti che invidio per la loro capacità di fare del ritratto un punto di forza. Riccardo Mannelli proprio sulle pagine di questo giornale pubblica delle vignette con dei ritratti in cui non solo centra sempre in pieno la somiglianza, ma la deforma quel che basta per renderla narrativa. I ritratti di Mannelli che appaiono sulla prima pagina de il Fatto Quotidiano, potrebbero essere pubblicati anche senza testi, dicono qualcosa sempre e comunque.

Penso anche a Tullio Pericoli, un ritrattista geniale che avrete certamente già visto sulle pagine di Repubblica. Anche Forattini, seppur non mi sia mai piaciuto come umorista, è un disegnatore molto alto, spesso snobbato a sinistra. Lui è riuscito a beccare tante volte la somiglianza senza disturbare il suo stile di disegno. Sì, perché mi è capitato spesso, soprattutto quando ho lavorato su Il Male di Vauro e Vincino, di vedere vignettisti che pur di beccare la somiglianza di Berlusconi o chi per lui, dimenticavano il loro stile di disegno.

Ma il ritrattista che preferisco in assoluto è Vincino. I personaggi di Vincino sono sempre piccoli e sfocati, come se li vedessimo da lontano, ma sono tutti riconoscibilissimi. Io davvero non so come faccia. Questi piccoli omini, che sembrano tutti degli insetti spiaccicati sulla pagina, hanno sempre quella cosa che ti fa dire “eh, sì, è proprio lui” sia nei connotati fisici che nella postura che nell’atteggiamento. Uno può essere anche un abilissimo ritrattista ma poi deve anche saper far recitare bene i suoi personaggi e Vincino lo fa sempre con molta grazia. Lui non ritrae il politico ma l’uomo. Non disegna la politica, disegna il Palazzo. Non illustra la carica, ma la poltrona. Il lavoro di Vincino, apparentemente sudicio e tirato via, è in realtà complesso e raffinatissimo.

Ho lavorato con lui un paio d’anni sulle pagine de Il Male e lì, grazie alla totale fiducia che mi hanno dato Vincino e tutta la redazione, ho tirato fuori dei personaggi che hanno trovato la loro fortuna su quelle pagine.

Non ho fatto quasi mai storie di satira politica proprio perché non sopporto l’idea di fare il regalo a qualche politico di fargli pure il ritratto a gratis (io la vivo così). Ma soprattutto trovo molto più interessanti e pericolosi i loro elettori. Per questo in due anni di Male mi sono concentrato sulla satira di costume, salvo qualche rarissima eccezione in occasione della nascita del governo Monti e della nomina di Papa Francesco. In Italia abbiamo una splendida tradizione di satira di costume con il cinema della commedia all’italiana: Totò, Gassman, Sordi, Mastroianni, Manfredi e grandi registi come Pietro Germi e Luigi Comencini (i migliori in assoluto secondo me), grandi sceneggiatori come Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni scomparso da poco.

Per fare Pasqualino mi sono ispirato molto a questa scena di grandi artisti che per raccontare l’Italia non avevano bisogno di fare imbarazzanti imitazioni del politico di turno. Lui mi diceva sempre “Tu non piaci a molti ma ci sono tanti che comprano Il Male solo per leggere Pasqualino”.

Pasqualino Tipo Capacissimo è forse il mio personaggio più riuscito.

Ho ripubblicato alcune delle mie vecchie storie sul mio sito. Potete leggerle qui.