Economia

Legge Stabilità, tra gli emendamenti anche sgravi a eletti che finanziano partiti

La proposta del deputato Pd Giovanni Sanga prevede che i versamenti dei candidati vengano considerati "erogazioni liberali". E siano quindi detraibili delle imposte. Stefano Fassina vuol dare il Tfr in busta paga anche ai dipendenti pubblici, ma l'idea farebbe saltare i conti dello Stato

Cancellare la tassazione ordinaria per il Tfr in busta paga, allargare la platea dei destinatari del bonus di 80 euro e rivedere quella del bonus bebè. Sono queste, spulciando i 3.700 emendamenti alla legge di Stabilità presentati in commissione Bilancio alla Camera, le richieste di modifica più gettonate. Ma spuntano anche richieste più “originali”. A partire da quella per favorire il finanziamento ai partiti firmata dal deputato Pd Giovanni Sanga proprio mentre non si placano le discussioni e le polemiche sulle cene organizzate a Roma e Milano per raccogliere fondi. L’emendamento prevede che, fatti salvi gli sgravi già previsti dalle nuove norme sui contributi volontari dei cittadini ai partiti varate a febbraio, “il versamento dai candidati e dagli eletti alle cariche pubbliche verso i partiti politici” sia “da considerarsi, in ogni caso, erogazione liberale, indipendentemente dalle previsioni regolamentari e statutarie decise dai partiti stessi”. E di conseguenza anche “ai fini della detraibilità delle imposte sui redditi”. Vale a dire che quel “gettone” che sia il Pd sia Fi chiedono ai candidati nel momento in cui diventano parlamentari sarà detraibile dalle tasse. Un buon modo per invogliare gli onorevoli a favorire il dovuto, visto che attualmente moltissimi risultano morosi. Il tutto “a partire dall’anno di imposta 2017” e solo per le erogazioni dei candidati fatte “tramite bonifico bancario o postale e tracciabili secondo la vigente normativa antiriciclaggio”.

Molti deputati chiedono poi di rivedere le norme sull’esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap e di aumentare le risorse per gli ammortizzatori sociali. Quanto alla norma sul Tfr in busta paga, il deputato della minoranza Pd Stefano Fassina chiede non solo che sia soggetto a tassazione agevolata, ma anche che possano aderirvi i lavoratori pubblici. La Stabilità lo prevede solo per quelli del settore privato, perché togliere dalle casse dello Stato il trattamento di fine rapporto dei suoi oltre 3 milioni di dipendenti provocherebbe causerebbe una voragine nei conti pubblici. Al contrario, alle condizioni attualmente previste – cioè assoggettando il Tfr all’aliquota ordinaria – la norma comporta entrate aggiuntive che potrebbero superare i 2 miliardi. Lo stesso Fassina, insieme a Gianni Cuperlo, ha poi depositato un emendamento che chiede di introdurre, al posto del bonus da 80 euro, uno sgravio Irpef di 79 euro mensili ai lavoratori dipendenti con redditi familiari Isee inferiori a 15mila euro. Con le risorse risparmiate, pari a 750 milioni, dovrebbe essere finanziato un Fondo per le esigenze alimentari ed energetiche grazie al quale potrebbe essere diffusa in tutta Italia la social card.

Sul fronte del bonus di 80 euro, la maggior parte degli emendamenti puntano a legare la platea dei beneficiari all’Isee o a inserire un “quoziente familiare” che favorisca i nuclei numerosi. Molto ricorrente anche la richiesta di rivedere il tetto di 90mila euro di reddito per il bonus bebè, per privilegiare chi ha redditi più bassi, e quella di consentire alle università di assumere i ricercatori e professori vincitori di concorso. Quasi tutti i gruppi hanno poi presentato proposte di modifica che puntano ad abbassare al 4% l’Iva sugli e-book, oggi al 22 per cento.