Musica

Rino Gaetano, a quarant’anni dal suo primo disco esce la raccolta “Solo con io”

Un best of con 17 brani insieme a 18 canzoni reinterpretate. tra gli altri, da Luca Carboni (“E io ci sto”), Gianluca Grignani (“Mio fratello è figlio unico”), Simone Cristicchi (“Le beatitudini”), Roberto Vecchioni (“Io scriverò”), la Pfm (“E cantava le canzoni”)

La sua carriera fu una folgorazione di futuro che durò solo otto anni, spezzata, ad appena trent’anni, da una morte insostenibile. Ma il mito di Rino Gaetano è per sempre giovane, e lievita col fluire del tempo e delle generazioni. Non c’è ventenne che non abbia canticchiato e che non canticchierà le sue “Gianna”, “Nun te reggae più”, “Berta Filava”, “Il cielo è sempre più blu”. E ora, a quarant’anni esatti dal suo primo disco “Ingresso Libero”, la Sony pubblica il doppio cd “Solo con io”: da un lato un best of di 17 brani, comprensivo dei consueti successi ma anche di pezzi “minori” oggi definitivamente rivalutati; dall’altro diciotto canzoni di Rino reinterpretate tra gli altri da Luca Carboni (“E io ci sto”), Gianluca Grignani (“Mio fratello è figlio unico”), Simone Cristicchi (“Le beatitudini”), Roberto Vecchioni (“Io scriverò”), la Pfm (“E cantava le canzoni”). Non mancano rare demo, versioni in spagnolo, duetti virtuali e memorabilia varie, come gli omaggi di due fan speciali: Vincenzo Mollica e Fernand Ozpetek.

E non si tratta di un’operazione senz’anima, di quelle costruite matematicamente a tavolino: c’è poco da essere nostalgici con la musica di Gaetano, è come se balli e lotti sempre in mezzo a noi, figli di un tempo culturale peggiore. Gli artisti che si sono imbarcati nel tributo lo hanno fatto del tutto spontaneamente, per amore elettivo e contagioso, alla spicciolata. Rino Gaetano è cresciuto alla scuola di Fred Buscaglione ed Enzo Jannacci, e poi ha ascoltato e amato i Beatles e Bob Dylan, fino a incontrare i ritmi in levare di Bob Marley, certo: ma son discorsi oziosi, la sua miscela musicale e narrativa è stata e resta roba inedita, anzi, inaudita, punto.

Rino Gaetano oggi sarebbe uno splendido 64enne che probabilmente si prenderebbe beffe, con la consueta tenerezza e pietas laica, della sua Italia e dei suoi nuovi salvatori. Racconterebbe forse anche le nuove migrazioni, lui che veniva dalla Calabria, e cosa significhi essere parcheggiati nel limbo dei non adulti in una nazione sempre più vecchia. I suoi nonsense urlati a squarciagola riempirebbero i palazzetti di gente e i social network di visualizzazioni e mipiace. Agguerriti fashion blogger e cool-hunter ne magnificherebbero le tube nere, le magliette a righe proto-indie, le evasioni floreali e le movenze malandrine. Canterebbe di cose profonde con la leggerezza e la paradossalità delle anime grandi. Ascoltare e riascoltare la musica di Rino è come trovare e ritrovare, a piacimento, l’antidoto all’assurdo. È come non invecchiare mai.