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San Raffaele Olbia, il salvataggio del Qatar appeso al sì del tribunale fallimentare

Lunedì 20 è attesa la pronuncia sul passaggio al fondo arabo interessato a rilevare la struttura incompiuta, travolta dal crac della Fondazione di Don Verzè. I curatori fallimentari, con un esposto alla procura di Milano, hanno denunciato presunte violazioni delle norme che regolano la cessione di beni di una società in concordato. Così la fretta di governo e regione rischia di trasformarsi in un boomerang

Spuntano ombre e intoppi attorno all’affaire ex San Raffaele di Olbia. L’enorme struttura vista mare, voluta da don Verzé e trascinata nel crac della Fondazione Monte Tabor, potrebbe restare semplicemente com’è: un’incompiuta. Il passaggio dalle banche che ne avevano finanziato la costruzione al Qatar sfuma tra passi avanti e passi indietro. Tanto che lo stallo spinge addirittura a un ultimatum diretto al premier Matteo Renzi, garante negli ultimi mesi del progetto che coinvolge Regione e governo. Con l’investimento da 1,2 miliardi di euro in 10 anni (tramite la controllata lussemburghese Innovation Arch Sarl) il Qatar punta a dare una seconda vita all’ormai ex San Raffaele rimasto sulla carta: un centro di eccellenza internazionale per la ricerca, con ben 242 posti letto autorizzati a suon di deroghe da Roma. Il tutto grazie al partner scientifico del progetto: l’ospedale Bambin Gesù di Roma, di proprietà della Santa Sede. La ricetta è un mix di sanità convenzionata con il pubblico (ossia la Regione che pagherebbe 55,6 milioni l’anno per la gestione) e sanità privata con tanto di suite da realizzare in tempi strettissimi, prima tranche entro il 2015.

Le resistenze delle banche e la denuncia dei curatori fallimentari – L’accordo stipulato ad agosto prevedeva il versamento agli istituti creditori di 33,8 milioni di euro, la metà circa di quanto effettivamente dovuto alle banche Sardaleasing e Banco di Sardegna in testa, più le altre società che fanno capo a Banca Intesa Monte dei Paschi di Siena, Unicredit. In particolare il fronte del “no” è quello sardo: Banco di Sardegna e Sardaleasing. Ma un primo passo, post ultimatum, è stato già fatto: dopo settimane di rinvii venerdì 17 è arrivato l’ok della capofila Sardaleasing che ha accettato la cifra offerta. A rovinare i piani della Qatar Foundation endowment, il fondo che cura gli affari dell’emirato, si sono messi però anche i curatori fallimentari (l’avvocato Salvatore Sanzo e i commercialisti Luigi Saporito e Rolando Brambilla) con un esposto alla procura di Milano. I beni sono infatti sottoposti a concordato preventivo fallimentare e il collegio sottolinea presunte violazioni delle norme che ne regolano la cessione da sottoporre a via libera preventivo del tribunale. Non solo: dal salvataggio resterebbero fuori tutti gli altri creditori. Medie e piccole imprese alle quali non andrebbe un euro. Non a caso i curatori non sono soddisfatti della cifra messa sul piatto e stanno cercando di ottenere di più. Così la trattativa è ferma a dispetto delle tappe forzate e della fretta. L’ultima parola spetta comunque al tribunale fallimentare di Milano e la pronuncia è attesa per lunedì 20 ottobre. “Speriamo che tra i creditori prevalgano buon senso e ragionevolezza. O quella struttura si risolleva ora o mai più. E sarebbe un ulteriore danno per tutti”, dice Gianni Giovannelli, sindaco di Olbia, a ilfattoquotidiano.it .

L’esproprio d’urgenza  e il piano b – Già nelle scorse settimane il Qatar aveva trovato un alleato nel Comune di Olbia. Per aggirare l’ostacolo delle beghe fallimentari si è ipotizzato di espropriare in tempi brevi (fine ottobre) l’edificio e i terreni circostanti al centro del contendere. Un’operazione d’urgenza per questioni di “pubblica utilità” con l’appoggio unanime del Consiglio comunale. Tutto ciò per dare la piena proprietà agli investitori e far partire subito i lavori. Il referente dei curatori fallimentari, a quel punto, sarebbe il Comune con cui poter eventualmente fissare l’importo dell’indennizzo. Le spese, contenziosi inclusi, sarebbero a carico del Qatar, via Fondazione. Eppure la diplomazia (anche politica) è al lavoro contemporaneamente su altri fronti. Uno in particolare: la costruzione di un ospedale nuovo di zecca, da un’altra parte ma sempre vicino a Olbia. Ed è già caccia ai terreni privati. Addirittura Giuseppe Fasolino, sindaco del piccolo centro di Golfo Aranci nonché consigliere regionale di Fi, ha messo sul piatto alcuni terreni pubblici. Che sarebbe disposto a donare. Nella lettera destinata al premier e inviata al sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, dal contenuto riservato, si profilerebbe poi un ulteriore scenario: l’addio alla Gallura e all’ospedale d’eccellenza. Qualche mese fa in campo c’era l’ipotesi alternativa della Germania. Ad ogni modo la data entro cui il Qatar aspetta risposte concrete è imminente: 23 ottobre. Agli arabi non basta l’accordo con la Asl locale per l’apertura di alcuni ambulatori. Da qui il pressing serrato e tattico. D’altronde le grandi opere viaggiano sempre con una buona dose d’urgenza.