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Isis, ribelli siriani: “Non entriamo nella coalizione se Usa non combattono Assad”

Il capo dell'esercito di liberazione, Riad al-Asaad, smentisce una possibile collaborazione con gli Stati Uniti nella lotta all'autoproclamato califfato islamico. Il leader del gruppo armato chiede a Obama di partecipare alla lotta contro Assad.

I ribelli moderati dell’esercito libero siriano non faranno parte della coalizione internazionale anti-Isis voluta dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il colonnello Riad al-Asaad, capo e fondatore del gruppo che combatte contro il regime di Bashar al-Assad dallo scoppio delle rivolte nel paese, nel 2011. Una notizia che scombina i piani del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che sul ruolo degli antigovernativi nella lotta allo Stato Islamico aveva riposto più di una speranza, visto che ha chiesto al Congresso di destinare 500 milioni di dollari, un decimo dell’investimento totale (5 miliardi), al finanziamento del gruppo ribelle.

Il leader dell’esercito libero siriano ha avanzato richieste agli Usa in cambio della loro partecipazione alla lotta contro l’autoproclamato califfato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi: “Se vogliono l’esercito libero siriano dalla loro parte, devono darci garanzie sulla deposizione del regime di Assad e su un piano che includa i principi della rivoluzione”. Obama deve decidere se armare i ribelli, dando loro garanzie e, così, perdere il benestare del governo siriano ai raid nei territori del califfato, oppure tagliare fuori l’esercito di liberazione perdendo, così, un importante alleato per il controllo del territorio.

Quello delle rivendicazioni da parte di gruppi armati è un problema che il blocco occidentale si era già posto quando si discuteva la possibilità di armare i peshmerga curdi nel nord dell’Iraq. Il rischio è quello di trovarsi, a fine conflitto, con milizie irregolari con strumentazioni e armi nuove che rivendicano l’indipendenza, nel caso dei curdi, o l’appoggio militare alla lotta contro Assad, nel caso dei ribelli moderati siriani.

La richiesta di al-Asaad conferma i timori mostrati nei giorni scorsi dal presidente della Siria. Faisal Mekdad, viceministro degli Esteri di Assad, ha dichiarato che il suo presidente è “l’alleato naturale” degli Stati Uniti nella lotta contro l’autoproclamato califfato islamico. Una tattica, quella del regime, che ha un duplice obiettivo: allentare le tensioni con gli Usa, così da indebolire un possibile asse tra Stati uniti e ribelli moderati siriani, e proporsi come partner nell’area, evitando che le potenze occidentali finanzino e armino il gruppo anti-regime. Obama ha sempre smentito una possibile collaborazione con Bashar al-Assad, ma adesso si trova di fronte a una scelta fondamentale per le sorti dell’alleanza.  Intanto, la Cia riferisce al governo che l’Isis dispone di un esercito di circa 31.500 combattenti.