Scienza

Cannabis terapeutica: non si liberalizza soltanto, ci si guadagna

E’ estremamente importante aprire un dibattito ed una riflessione profonda sul significato anche gestionale della importantissima e meritoria decisione di produrre marijuana terapeutica di Stato. Con questa decisione, se non ci si limita a guardare “il dito” della questione “liberalizzazione delle droghe“, ma si guarda la “luna”, si apre una importantissima strada per la trasformazione del farmaco (generico) da costo in risorsa per il Ssn italiano. Il farmaco sotto brevetto rappresenta la riconosciuta proprietà intellettuale ed economica di un prodotto della ricerca. Il farmaco, a brevetto scaduto, è esplicitamente un bene comune patrimonio dell’umanità intera.

E’ un orrore giuridico e una falsità tecnica definire i farmaci, a brevetto scaduto, obsoleti. Nel terzo millennio della massima espansione demografica con oltre 7 miliardi di esseri umani, in procinto di diventare 8 entro pochi decenni, i farmaci a brevetto scaduto rappresentano uno dei principali beni comuni prodotti dalla nostra sapienza, in grado di assicurare il mantenimento della salute nel mondo.

La malavita organizzata ha trasformato in strumenti di morte e non di cura con lo spaccio illegale un bene comune come i farmaci generici psicoattivi per combattere il dolore, ancora insuperati dalla ricerca farmaceutica ed indispensabili in oncologia, come la morfina, e la marijuana.

Per dare l’idea dell’eccezionale dimensione economica raggiunta da tale fenomeno, nel 2014 l’intera produzione farmaceutica mondiale ha appena superato i mille miliardi di dollari/anno, mentre il solo fatturato per pochi farmaci generici psicoattivi, chiamati “droghe di abuso” (e che, a causa del proibizionismo, potremmo inquadrare nella categoria “farmaci generici di abuso a brevetto infinito a vantaggio della malavita”) pesa per pochi prodotti non meno di 500 miliardi di dollari l’anno.

A titolo di esempio, il costo unitario di un “lecca lecca” alla morfina, indispensabile a scopo terapeutico per ammalati terminali di cancro, è inferiore a quello di un “lecca lecca” allo zucchero di canna venduto in pasticceria, dal momento chenel mondo la produzione mondiale di oppio, purtroppo, ha addirittura superato quella della canna da zucchero. Ancora: un solo farmaco, ormai generico, contro il sildenafil ex “Viagra”, a livello mondiale ha un valore di mercato in grado di fare incassare ma senza i dovuti controlli di qualità nella produzione, circa 20 miliardi di dollari. L’intero mercato farmaceutico italiano vale oggi, nel suo complesso, circa 24 miliardi di euro. Circa il 60% di consumo stimato di tale farmaco generico in Italia viene acquistato al di fuori della filiera legale di distribuzione del farmaco.

Tutti gli analisti economici mondiali concordano che i settori industriali in sviluppo nell’immediato futuro sono la “green economy” e il mercato farmaceutico, nello specifico del farmaco generico fuori brevetto, di fatto un bene comune.

Occorre da subito avviare quindi una riflessione scientifica, ma anche politico-gestionale sul significato e sull’enorme potenzialità di sviluppo economico del farmaco generico fuori brevetto come bene comune ed inserirlo, come ed insieme all’acqua, all’interno dei beni comuni non solo da tutelare ma anche come elementi di sviluppo e di creazione di posti di lavoro.

Lo Stato italiano si fa, da oggi, carico direttamente della produzione a scopo terapeutico della marijuana, ma non vede la “luna” che questa meritoria decisione indica: la strada della produzione di farmaci generici a brevetto scaduto da parte di industrie a partecipazione statale, tipo appunto l’azienda militare di Stato, in grado di avviare la produzione di una moltitudine ormai di farmaci generici ad efficacia certa, a costi non solo irrisori rispetto a farmaci sotto brevetto, ma soprattutto in grado di trasformare la prescrizione di farmaci da costo in risorsa per il Sistema Sanitario Pubblico italiano.

Dal luglio 2012, il governo indiano ha annunciato un progetto da 5,4 miliardi di dollari che prevede la distribuzione di farmaci generici a costo zero con sanzioni ai medici statali che prescriveranno medicinali di marca. Una decisione che ha già incontrato le aspre critiche di Big Pharma che accusa il governo indiano di affossare il (loro) mercato. In ogni caso, il progetto potrebbe cambiare la vita di buona parte della popolazione indiana. Secondo le valutazioni del governo indiano, nel giro di cinque anni almeno metà della popolazione indiana, composta da circa 1,2 miliardi di persone, per quella data, potrà fruire di questo servizio e avere farmaci gratis o a bassissimo costo. Nel contempo, i medici pubblici indiani prescriveranno farmaci che faranno guadagnare il produttore: lo Stato indiano! Sia per guadagno diretto, che per migliorato stato di salute della popolazione.

La saggezza orientale (India) sta quindi indicando la “luna” non utopica della possibilità concreta di distribuzione gratuita di farmaci generici prodotti dallo Stato (e/o da industria locale a partecipazione statale) a miliardi di persone. La “miopia” occidentale a vantaggio sempre di lobby private come Big Pharma, lascia ancora alla “buona volontà” ed alla correttezza etica delle lobbies, la piena libertà nelle indicazioni terapeutiche dei farmaci, anche scaduti di brevetto.

Appare chiaro il potenziale eccezionale vantaggio economico e gestionale, evitando alla fonte le distorsioni nella produzione, fornitura e distribuzione di farmaci che stanno provocando carenza di farmaci per il Ssn, ma anche, come partners diretti nella produzione e nella diffusione dei farmaci non più coperti da brevetto, i Ricercatori clinici di Stato possono diventare anche voce in capitolo per definire le richieste di uso, indicazioni e posologia. 

Oggi in Italia si seguono linee guida ed indicazioni formulate direttamente ed esclusivamente dalle ditte farmaceutiche. E’ giunta l’ora che queste indicazioni e le conseguenti richieste autorizzative allo Stato Italiano possano arrivare anche da indicazioni dirette dei Ricercatori del Ssn, posto che le loro Aziende pubbliche facciano parte, ad esempio, di Cda delle Ditte Produttrici. Potremo evitare così altre “distrazioni” gravi, a danno dello Stato Italiano, tipo caso AvastinLucentis.

E’ iniziata anche in Italia l’era della Farmacosofia?