Fatti a motore

Cina, Mercedes e Audi nel mirino dell’Antitrust: “Manipolazione dei prezzi”

Secondo quanto riportato dall'agenzia Xinhua, dopo Audi, anche al marchio di Stoccarda viene contestato di avere approfittato della posizione di mercato "per controllare i prezzi dei pezzi di ricambio e i lavori di riparazione". Possibili multe milionarie

L’Antitrust cinese mette nel mirino le case automobilistiche tedesche. Pechino sta facendo l’esame del sangue alle multinazionali che barano sui prezzi in Cina: dopo il caso dell’Audi (pronta a pagare una mega multa per chiudere la querelle) anche la Mercedes è interessata. E’colpevole di manipolazione dei prezzi come riferito dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. Secondo l’Antitrust cinese, la Mercedes ha approfittato della propria posizione di mercato “per controllare i prezzi dei pezzi di ricambio e i lavori di riparazione e manutenzione”, ha detto il capo del Comitato dei monopoli della provincia di Jiangsu, Zhou Gao, all’agenzia Xinhua. Al momento non ci sono reazioni da parte della casa tedesca. 

Nell’ultimo mese Pechino ha operato un vero e proprio screening su almeno venti aziende automobilistiche di Giappone, Usa e Germania accusate di aver violato le leggi sulla concorrenza, tra le quali Audi e Toyota. L’Audi e il suo partner cinese FAW hanno già ammesso le violazioni della legge anti-monopolio e sarebbero pronte a pagare allo Stato una penale milionaria pur di chiudere il caso. Si tratta della casa automobilsitica più in vista tra quelle straniere, dal momento che le cosiddette “auto blu cinesi”, utilizzate dal ministri e dirigenti di partito, sono per la maggior parte proprio Audi, Bmw e Mercedes.

Gli osservatori si aspettano ora che la normalizzazione dei prezzi venga eseguita in tre fasi con la riduzione forzata dei prezzi per i pezzi di ricambio, controlli ancora maggiori per le auto importate e con le analisi sui profitti realizzati dalle aziende occidentali da parte delle autorità antitrust cinesi. In Cina, le aziende automobilistiche occidentali possono produrre congiuntamente solo con una società cinese. La legge anti-monopolio cinese è stata introdotta nel 2008 e le violazioni eventualmente riscontrate possono essere punite con una pena fino al 10 per cento delle vendite annuali nel Paese.

Un brutto colpo per la Germania, la cui industria dell’auto dipende fortemente dalle vendite in Cina. Insieme, tutti produttori tedeschi detengono una quota di mercato di quasi un quarto e il mercato cinese dell’auto si sta espandendo di quasi il 10% l’anno. Ma la crociata cinese non si ferma alle auto. Secondo quanto anticipato da Christoph Hein sulla Frankfurther Allgemeine Zeitung le autorità di Pechino starebbero puntando a settori molto diversi, che vanno dalle industrie farmaceutiche sino ai produttori di chip per computer, dopo che dodici mesi fa nel mirino degli ispettori cinesi erano finiti i produttori stranieri di latte in polvere multati per una violazione della norma che fissa i prezzi. In quell’occasione a destare scalpore era stato lo scandalo del latte in polvere contaminato, che nell’agosto del 2013 aveva registrato tre bimbi morti, 158 ricoverati in ospedale con un blocco renale acuto e ben 6.244 intossicati: con la presenza di melamina, un composto chimico utilizzato per la produzione di plastica, rinvenuta nel latte in polvere di 69 marche.

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