Economia

Conti pubblici, aggiornamento del Def slitta a 10 giorni per aspettare “aiutino” Esa

Il governo posticipa dal 20 settembre al 1° ottobre la trasmissione al Consiglio dei ministri della nuova versione del Documento di economia e finanza. In modo da potervi inserire i dati ricalcolati con il nuovo sistema europeo di contabilità pubblica, che gonfierà il Pil fino al 2% con effetti positivi sul rispetto dei parametri del patto di Stabilità. Non per niente l'1 agosto Renzi aveva annunciato una ripartenza "col botto"

Pur di garantire la “ripartenza col botto” promessa l’1 agosto agli italiani, Matteo Renzi cambia in corsa il calendario dell’aggiornamento dei conti pubblici. Il nuovo Documento di economia e finanza, ha comunicato il Tesoro, non sarà presentato alle Camere il 20 settembre, come prevede una legge del 2011: arriverà in Consiglio dei ministri per il via libera solo l’1 ottobre. Per aspettare che l’Istat diffonda i conti nazionali aggiornati sulla base del tanto atteso (a Palazzo Chigi) nuovo sistema di contabilità pubblica European system of national accounts 2010, meglio noto come Esa 2010 o, in italiano, Sec 2010. Quello che prevede, tra le altre cose, che nel calcolo del prodotto interno lordo rientrino le spese in ricerca e sviluppo e quelle militari, ma pure le attività illegali, compreso traffico di drogacontrabbando prostituzione. E che si tradurrà per l’Italia, senza che nulla cambi in concreto nell’economia reale, in un aumento del Pil di 1-2 punti percentuali. Un “doping” che non ci farà uscire dalla recessione, perché le variazioni, positive o negative, resteranno uguali, ma avrà un effetto rilevante su due parametri cruciali per il rispetto del Patto di Stabilità: il rapporto deficit/Pil e il debito/Pil. Il primo, che stando ai dati più recenti rischia di sforare il 3%, in caso di un aumento del Pil di 2 punti si ridurrebbe di 0,03-0,05 punti base. Per esempio, se il Pil 2013 grazie a Esa 2010 passerà da 1.560 a 1.590 miliardi il rapporto scenderà da poco sopra il 3% al 2,9%. Rientrando nei parametri europei. Quanto al debito/Pil, che come è noto ha raggiunto il 135,6% del Pil, calerà fino a 2,6 punti percentuali. Manna dal cielo, ora che commentatori e analisti fanno a gara per suggerire ricette in grado di colmare la voragine dei conti pubblici.

“Gli italiani vadano in ferie tranquillamente, a settembre ci sarà una grande ripartenza col botto”, aveva garantito il premier durante la conferenza stampa che l’ha visto fare marcia indietro sull’estensione a pensionati e partite Iva del bonus di 80 euro. Pensando, probabilmente, proprio ai nuovi numeri che sarebbero usciti dall’aggiornamento dei conti sulla base di Esa 2010. Ma a luglio l’Istat ha comunicato che i conti nazionali così rivisti verranno rilasciati solo il 22 settembre. Problema: il ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan avrebbe dovuto presentare l’aggiornamento del Documento di economia e finanza – cruciale appuntamento d’autunno in vista della Legge di Stabilità – proprio due giorni prima, il 20 settembre. Una vera disdetta. Quindi che si fa? Semplice: si fa slittare l’aggiornamento. Poter presentare numeri più rassicuranti agli italiani e agli investitori internazionali varrà bene qualche giorno di attesa.

Detto, fatto. Mercoledì sera il Tesoro ha diffuso un comunicato che recita: “Per gli adeguamenti al Sec 2010 la Nota di Aggiornamento al Def sarà disponibile per la discussione in Consiglio dei Ministri il primo ottobre 2014”. Peccato che il termine ultimo per la presentazione alle Camere prescritto dalla legge 39 del 7 aprile 2011, adottata per coordinare il calendario della programmazione economica italiana con quello degli altri Paesi Ue, sia il 20 settembre. D’altronde l’utilizzo dei nuovi dati, spiega il ministero, “è il presupposto essenziale per la predisposizione di un Def coerente con questa nuova metodologia di rilevazione statistica adottata a livello europeo”. Insomma: non si può proprio far senza. Tocca aspettare. Anche se le date, in teoria, sono tassative: entro il 20 bisogna aggiornare il documento che mette nero su bianco gli obiettivi triennali di politica economica e di finanza pubblica del governo, entro il 15 ottobre si deve presentare alle Camere il disegno di legge di Stabilità e a novembre la legge va inviata a Bruxelles per il vaglio della Commissione europea. Ma evidentemente stavolta Padoan e i tecnici di via XX Settembre hanno preferito chiudere un occhio e mettere al sicuro il “botto” di Renzi. Tra violare i parametri del Patto e prendersi un po’ di “flessibilità” almeno sui tempi, meglio la seconda opzione.  

Se poi il 15 ottobre, quando l’Istat avrà aggiornato anche i dati sul Pil del primo e secondo trimestre, “vi saranno modifiche di rilievo nei tassi di crescita trimestrali dei vari aggregati tali da portare a modifiche significative anche nelle proiezioni, verrà successivamente presentata una Relazione ad hoc al Parlamento, come previsto per legge”. Chissà che l’asso nella manica di Renzi non riservi altre sorprese.