Società

Papa Francesco agli scout: “Giovani, non siate fermi. La pensione arriva a 65 anni”

Bergoglio interviene telefonicamente all'incontro Agesci di San Rossore. Poi all'Angelus interviene sull'Iraq: "Confido che un'efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio inviato personale in Iraq il cardinale Fernando Filoni"

“Non lasciatevi rubare la speranza, non abbiate paura, guardate avanti al futuro”. Immancabile la telefonata di Papa Francesco ai 30mila scout arrivati a San Rossore, in provincia di Pisa per il raduno della Route Agesci. Bergoglio li aveva salutati all’Angelus in piazza San Pietro il 3 agosto scorso mentre erano in partenza per il raduno in Toscana. “L’umanità – ha detto loro il Papa – ci guarda e guarda anche a voi in questa strada di coraggio. E ricordatevi: la pensione arriva a 65 anni! Un giovane non deve andare in pensione, mai! Deve andare con coraggio avanti”. Alle 11 in punto la telefonata di Bergoglio è stata accolta da un grande boato di entusiasmo. “Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi – ha affermato il Papa -. Di giovani che si muovano sulle strade e non che siano fermi: con i giovani fermi non andiamo avanti! Di giovani che sempre abbiano un orizzonte per andare e non giovani che vanno in pensione! È triste guardare un giovane in pensione. No, il giovane deve andare avanti con questa strada di coraggio. Avanti voi! Questa sarà la vostra vittoria, il vostro lavoro per aiutare a cambiare questo mondo, a farlo molto migliore. So che avete riflettuto sull’apocalisse, pensando alla città nuova. Questo è il vostro compito: fare una città nuova. Sempre avanti con una città nuova: con la verità, la bontà, la bellezza che il Signore ci ha dato”. 

Video di Francesco Piccinelli Casagrande

Subito dopo la telefonata agli scout, Papa Francesco all’Angelus ha rivolto un nuovo accorato appello per la pace in Iraq. “Cari fratelli e sorelle – ha affermato Bergoglio – ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; violenze di ogni tipo; distruzione di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio! Ringrazio – ha aggiunto Francesco – coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio inviato personale in Iraq il cardinale Fernando Filoni. Anche a Gaza, dopo una tregua, è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti e non fa che peggiorare il conflitto tra israeliani e palestinesi”.

Parole che seguono l’allarme di un rischio genocidio per i cristiani lanciato dal patriarca caldeo di Baghdad, Mar Louis Raphael I Sako. Bergoglio ha voluto pregare “anche per le vittime del virus ‘ebola’ e per quanti stanno lottando per fermarlo”. L’appello di pace di Papa Francesco in questi giorni viene anche rilanciato via twitter sull’account ufficiale @Pontifex in nove lingue tra cui l’arabo con l’hashtag #PrayForPeace. “Le persone private della casa in Iraq – si legge nell’ultimo tweet – dipendono da noi. Invito tutti a pregare e, quanti possono, a offrire un aiuto concreto”. E sempre via twitter Bergoglio ha chiesto “a tutte le parrocchie e comunità cattoliche di dedicare una preghiera speciale in questo fine settimana ai cristiani iracheni”.

Proprio alla luce della grave situazione in Iraq, come Francesco ha sottolineato all’Angelus, il Papa ha anche nominato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, suo inviato personale per esprimere la sua vicinanza spirituale alle popolazioni che soffrono e portare loro la solidarietà della Chiesa. Prima di lavorare in Vaticano, Filoni è stato nunzio apostolico in Giordania e Iraq dal 2001 al 2006, negli ultimi anni del regime di Saddam Hussein, per tutta la durata della guerra e anche nei primi anni successivi. Durante il conflitto il futuro porporato restò fedelmente e coraggiosamente a Baghdad nonostante i bombardamenti e fu praticamente l’unico diplomatico straniero a rimanere per tutta la durante della guerra in quella situazione. “Come inviato personale del Santo Padre – ha spiegato Filoni alla vigilia della sua partenza per l’Iraq – porto tutta la solidarietà del Papa per questi fratelli e sorelle, oggi i più poveri, nonché di tutta la Chiesa. Ma porto anche una mia personale affezione e la mia profonda stima per fratelli e sorelle che ho conosciuto quando ero rappresentante pontificio, oltre dieci anni fa, e con i quali ho condiviso momenti difficili, unitamente a tutto il popolo iracheno, che soffre quasi quotidianamente i sanguinosi attentati che lo debilitano”.

@FrancescoGrana