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Iraq e Siria: difendiamo la libertà dell’Oriente

Ciò che sta avvenendo in Iraq e in Siria lascia sgomenti. Intanto ci troviamo di fronte all’ennesimo massacro di cristiani. Dal Sudan alla Nigeria, dalla Siria all’Iraq ovunque vi siano aree controllate da movimenti islamici estremisti o i cristiani si convertono o rischiano di essere uccisi, spesso con le modalità più atroci.

Spiace constatare non solo il silenzio della cosiddetta intellighenzia occidentale, da sempre piuttosto vile, ma anche il silenzio della politica occidentale, quasi come se fossimo impotenti di fronte all’avanzare del terrore e della intolleranza. In Iraq, ma anche altrove, non sono peraltro solo i cristiani ad essere presi di mira: lo sterminio degli yazidi, una minoranza religiosa antichissima, preislamica, ha qualcosa di sconvolgente per le modalità: 500 uomini uccisi, 500 donne sequestrate e fatte schiave, migliaia in fuga per evitare una sorte simile. Pure gli islamici moderati, così come gli sciiti, finiscono nel tritacarne della repressione di fanatici sanguinari. Fin qui le stragi e le persecuzioni.

Ciò che addolora è anche la perdita di un patrimonio inestimabile: manoscritti antichissimi, monumenti storici di inestimabile valore culturale distrutti in nome della purezza religiosa. Talvolta persino moschee prestigiose vengono rase al suolo perché sorte su luoghi “contaminati”. Stupisce che di fronte alla modernità di un mondo sempre più secolarizzato che con grandi difficoltà cerca di affermare i diritti civili per ogni minoranza, abbiano invece sempre più presa dogmi fanatici di stampo medioevale. In quelle terre è sorta la civiltà, l’Oriente è la porta della luce, non possiamo rassegnarci ad abbandonare milioni di persone sotto il tacco di bande sanguinarie e fanatiche. Le guerre occidentali non hanno sortito un effetto significativo forse anche perché è mancata l’opzione più importante: la guerra per la cultura, per l’istruzione, per la formazione di migliaia di insegnanti ai valori della tolleranza, della libertà, della dignità, della democrazia. La battaglia per coinvolgere milioni di ragazze e di ragazzi in una grande rivoluzione ideale e civile, che è poi, che piaccia o no, l’unica testimonianza che l’Occidente può dare.

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