Politica

Renzi e i suoi musicanti nel Paese dei ‘Perché no?’

Cari “musicanti del Premier”, come vi ha definito qualche giorno fa Eugenio Scalfari (che ha lasciato la banda), avete presente il ventennio berlusconiano? Se sì, saprete che può essere diviso in due fasi.

La prima razionale, in cui ci si scontrava sul merito: rivoluzione liberale, cosa pubblica come un’impresa, “un milione di posti di lavoro” da un lato; conflitto d’interessi, leggi ad personam, “odore dei soldi” di dubbia provenienza dall’altro.

La seconda fase è stata più irrazionale, pura tifoseria: se insistevi con critiche circostanziate, ti si rispondeva con visceralità da stadio: “Uff, la solita lagna”, “siete ossessionati”, “meno male che Silvio c’è”.

Con Renzi, complice il vostro concerto, sembra di essere già nella fase due (beninteso, senza inchieste e interessi personali): puro innamoramento. Le “farfalle nella pancia”, la mano che ti sfiora e non capisci più niente. Ma proprio niente. Il razionale si ferma alla facciata: è giovane, è nuovo, vuole cambiare le cose. Punto. Un paese innamorato, ipnotizzato, e in attesa: “Se sono rose fioriranno, facciamolo provare”.

Renzi lo sa: chi ha davanti pende dalle sue labbra. Così dona “baci perugina” (slogan, battute, annunci) e liquida come “gufo” (invece di rispondere nel merito) chi si permette di fare qualche pulce, di riportare il dibattito su un piano razionale. Berlusconi a volte ha trovato la strada in salita perché, nonostante il consenso degli elettori, aveva contro una parte significativa del blocco media/classe dirigente. Renzi no. Gode dell’innamoramento di entrambi, e il “lavoro” dei secondi (voi musicanti) alimenta l’invaghimento dei primi. Come fa la signora Maria a capire se il divino Renzi ha la pancetta, se viene sempre photoshoppato? Nel dubbio, il poster in camera resta.

Così innamorata, l’Italia è diventata il paese del “Perché no?”. Il “Yes, we can” obamiamo (importato, non a caso, dal renziano Veltroni) si è trasformato nel “Sì, con me tutto è possibile”. Madia e Boschi ministre? Perché no? Senato di nominati con immunità? Chi vince prende tutto senza contrappesi? Perché no? Tutto è possibile: non solo fare cose che faceva Berlusconi (norma ad personam per la condanna in primo grado per danno erariale da presidente della Provincia; o frasi silviesche come “L’Italia è molto più forte di come si racconta in sede internazionale”), ma anche quello che non è riuscito a fare (stravolgere il Parlamento, o togliere l’articolo 18 ai neoassunti).

Senza contare l’averlo scelto come interlocutore da condannato, incandidabile e pure decaduto. Sì, tutto questo, e altro, ora è possibile. Senza scandalo. Tanto poi voi musicanti intervistate Renzi e scrivete “Si è svegliato alle 5 del mattino per leggere il suo livre de chevet”, “premier multitasking”, “Lui c’è”(mano nera Dio?), e via a incensare; mentre pochi altri – come questo giornale – sono gufi. Più che in Telemaco, gli italiani dovrebbero immedesimarsi in Ulisse e farsi legare, per resistere alle vostre sirene.

Cari musicanti, ok la fiducia in un governo, ma così non è troppo? Non è questione di essere gufi, ma solo – come scrive Galli della Loggia – bisogno di verità. Per capire se l’innamoramento può lasciare il posto all’amore. O se è solo un’infatuazione.

Un cordiale saluto.

Il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2014