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Consob, guai a chi tocca Giuseppe Vegas. Violato il conto del suo accusatore

Pubblicato sul Corriere della Sera un estratto del conto corrente dell'ex Commissario Michele Pezzinga che, con le sue dichiarazioni ai Pm ha gettato ombre sul presidente della Commissione. E dal quale emerge una violazione del Codice etico attraverso operazioni continue di trading online

La vicenda Unipol-Fondiaria Sai non finisce di sfornare sorprese. L’ultimo colpo di scena tocca da vicino il filone giudiziario milanese che riguarda il ruolo della vigilanza e, in particolare, le posizioni assunte dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel corso della travagliata fase di approvazione della nascita del nuovo polo assicurativo targato coop che ha salvato i crediti miliardari di Mediobanca nei confronti sia dell’ex gruppo Ligresti che di Unipol. Qui il principale accusatore di Vegas, come emerso nelle scorse settimane, è l’ex commissario Consob Michele Pezzinga, le cui dichiarazioni al pm di Milano Luigi Orsi hanno gettato non poche ombre sull’operato della Commissione di vigilanza dei mercati. E che mercoledì 16 luglio, si è visto pubblicata sul Corriere della Sera una “fotografia” del suo conto corrente aperto presso Iw Bank, la banca online del travagliato gruppo Ubi recentemente oggetto di una perquisizione da parte della Guardia di Finanza.

Dal quale emerge che Pezzinga, analista finanziario fino al suo ingresso nell’Authority nel 2006 (l’uscita è di fine 2013), non abbia abbandonato la pratica pressoché quotidiana del trading online, la compravendita di strumenti finanziari via internet su obbligazioni di società quotate, neanche quando il codice etico della Commissione, varato nel 2010, ha invitato i Commissari ad astenersi da questo tipo di operazioni. Nulla contro la legge, ma senz’altro una violazione della disposizione interna (che non prevede sanzioni) che Pezzinga ha giustificato al Corsera dicendo di non aver “mai approfittato della mia posizione, non ci sono titoli speculativi nel mio portafoglio”, rifiutando le implicite accuse di abuso di informazioni privilegiate. Quanto ai bond di società quotate, l’ex Commissario ha spiegato al quotidiano di Fiat, Intesa e Mediobanca che la logica ‘è stata quella di investire la liquidità in obbligazioni ormai prossime alla scadenza ‘che dunque sono assimilabili a pronti conto termine‘. Tutti titoli ‘a volatilità ridottissima con un rendimento annuo che credo non abbia nemmeno raggiunto il 2%. Un parcheggio di liquidità, nulla di più'”.

Pezzinga, però, avrebbe dovuto metterne a parte il Garante etico della Consob. Quest’ultima ha fatto sapere, si legge ancora sul Corriere, che la Commissione e il Garante “non sono mai venuti a conoscenza di alcuna attività di trading da parte del Commissario Pezzinga”. Nessun accenno, invece, al peso che la notizia potrebbe avere sulle accuse dell’ex Commissario a Vegas che spaziano dall’aver ignorato le valutazioni dell’ufficio Analisi quantitative della stessa Commissione sul valore reale dei derivati in pancia al gruppo delle coop all’epoca della fusione con la compagnia dei Ligresti, chiudendo gli occhi davanti a un potenziale buco di 400 milioni di euro, a quella di aver causato il crollo in Borsa del titolo FonSai e della sua controllante, passando per le fughe di notizie riservate dall’interno della Consob. Nessuna domanda, poi, su come sia stato trafugato l’estratto conto di Pezzinga presso il gruppo bancario vicino al presidente di Intesa Sanpaolo che proprio per il suo legame con Ubi è sotto inchiesta a Bergamo.