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Bce, Draghi: “Non escludo che qualche banca debba chiudere”

Il governatore, parlando dopo la riunione mensile del board che non ha ritoccato i tassi di interesse, fa intendere che non tutti gli istituti europei supereranno gli "esami" di Francoforte. E spiega che la nuova iniezione di liquidità decisa a giugno potrebbe raggiungere quota 1.000 miliardi di euro. Una "moderata ripresa" è prevista nel secondo trimestre del 2014, ma "la disoccupazione rimane alta". Dal 2015 il consiglio direttivo si riunirà ogni sei settimane invece che ogni quattro

“Non si possono escludere fusioni, acquisizioni e chiusure di istituti bancari“. Doccia fredda per le banche del continente dal presidente della Bce Mario Draghi. Che ha risposto così, in conferenza stampa a Francoforte, a una domanda sugli “esami” dell’Eurotower sui più grandi istituti di credito dell’eurozona. Lasciando intendere che non tutti supereranno indenni la prova. Come è noto, tra le banche i cui attivi sono in questo momento al vaglio degli ispettori ce ne sono 15 italiane: da Unicredit a Intesa Sanpaolo, da Bpm al Banco Popolare, passando per Mps, Banca Carige e Ubi Banca. Non per niente più di uno ha lanciato corposi aumenti di capitale finalizzati proprio a presentarsi ai “test” nella forma migliore possibile.

 Il governatore, che dopo gli interventi del 5 giugno stavolta ha come previsto lasciato invariati i tassi di interesse, ha anche annunciato che i nuovi prestiti a lungo termine alle banche condizionati al credito all’economia reale (Tltro) potrebbero ammontare a 1.000 miliardi di euro. Poi l’usuale riferimento indiretto all’operazione di acquisto di titoli di Stato che la Bce potrebbe mettere in campo in caso di necessità: il Consiglio direttivo “è unanime nel suo intento di usare anche strumenti non convenzionali per contrastare i rischi di un lungo periodo di bassa inflazione”, ha ribadito l’ex governatore di Bankitalia. In ogni caso, le previsioni restano ottimistiche: nel medio periodo secondo Draghi l’andamento dei prezzi dovrebbe riallinearsi all’obiettivo dell’Eurotower, ovvero poco al di sotto del 2%. Dopo il taglio deciso il 5 giugno, che ha portato i tassi di interesse al minimo storico dello 0,15%, ora “rimarranno al livello attuale per un lungo periodo di tempo”, ha detto Draghi. 

Quanto all’andamento dell’economia dell’eurozona, Draghi ha spiegato che nel secondo trimestre del 2014 è proseguita una “moderata ripresa“, anche se “la disoccupazione rimane alta” e “la capacità inutilizzata” nel mercato del lavoro “resta considerevole”. 

Novità, infine, sul ritmo delle riunioni del consiglio direttivo: dal primo gennaio 2015 si svolgeranno ogni sei settimane, invece che ogni mese. Tenendole ogni quattro, è la spiegazione, “i mercati nutrivano troppe attese”. Le riunioni “creano una specie di aspettativa di mercato che spesso si autoalimenta”, mentre la Bce “non deve essere spinta a decidere ogni mese”.