Mondiali di Calcio

Mondiali 2014, Sacchi: “Vinciamo solo quando c’è odio attorno alla Nazionale”

Per l'ex ct, Prandelli ha cercato di dare una nuova mentalità alla squadra ma accusa: "All'Italia sono mancate le qualità umane. Non basta la tecnica, servono determinazione e umiltà"

Per Trapattoni la colpa non è stata dei giovani. Per Dino Zoff è sbagliato prendersela con Balotelli. Ora tocca ad Arrigo Sacchi commentare la figuraccia azzurra a Brasile 2014. E, come suo stile, il tecnico di Fusignano non le manda a dire e offre un’interpretazione assai interessante sulla prematura uscita dell’Italia dal torneo iridato. Una versione non solo tecnica, ma anche umana e soprattutto di contesto. Perché per Sacchi “solo quando c’è odio attorno alla nazionale riusciamo a tirar fuori il meglio, a giocare con gli occhi iniettati di sangue. Quando c’è protagonismo non combiniamo mai nulla”. Chiaro il riferimento al lato sin troppo mediatico di alcuni pezzi da novanta della rosa di Prandelli, a cui Sacchi (intervistato in esclusiva dal quotidiano spagnolo Marca) non risparmia critiche. “La squadra di Prandelli non aveva equilibrio: così il possesso palla non serve a nulla”, ha sentenziato.

L’ex allenatore di Milan, Parma e Real Madrid tuttavia riconosce che l’allenatore di Orzinuovi ha cercato di dare una nuova mentalità alla Nazionale, ma spiega come un progetto lungo quattro anni sia potuto naufragare in poche settimane: “Prima del gioco vengono le persone, l’ho sempre pensato: impegno, motivazione e stimoli. Se ci sono questi elementi poi ci si può perfezionare. All’Italia – è la pesante accusa dell’ex ct – sono mancate le qualità umane. Non basta la tecnica, servono determinazione e umiltà“. Ricapitolando: troppo protagonismo, poca determinazione e ancor meno umiltà. Tradotto: l’Italia non è mai stata una vera squadra, ovvero un gruppo capace di soffrire tutti insieme. Difficile, del resto, dar torto al tecnico di Fusignano, specie dopo quanto accaduto a eliminazione ancora calda: il j’accuse di Buffon e De Rossi contro Balotelli, la risposta a tono di quest’ultimo, gli screzi tra Cassano e il portiere della Juve sull’aereo del ritorno in Italia e le indiscrezioni del gestore del resort di Mangaratiba. Quest’ultimo, in particolare, ha parlato del fantasista del Parma e dell’attaccante del Milan come due corpi estranei all’interno del gruppo azzurro. Alla luce delle dichiarazione dei diretti interessati, chi gestisce la struttura del ritiro italiano ci ha visto bene.

Tornando a Sacchi, l’ex ct analizza anche il mondiale di Andrea Pirlo, forse al suo ultimo Mondiale con la maglia azzurra: “E’ un grandissimo giocatore, ma giocare una partita ogni tre giorni ormai lo danneggia”. Da ex mister del Real Madrid, infine, Sacchi dice la sua anche sul disastroso Mondiale della Spagna: “Nessuno pensava ad un simile ‘tsunami’ per la Roja, ma nel calcio tutto può succedere. La Spagna in ogni caso deve continuare nel suo percorso, cacciare ora Del Bosque sarebbe da folli: ha le migliori giovanili d’Europa, in Italia ce ne siamo accorti negli ultimi anni. Il ricambio generazionale non manca, e anche i giocatori attuali della rosa non mi sembrano sazi e privi di motivazioni”. Ricambio generazionale e giocatori non sazi: ciò che servirà al nuovo commissario tecnico dell’Italia

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