Politica

Sondaggio Demopolis, gradimento Renzi al 43%. M5S scende al 20%

A un mese dalle elezioni europee, la fiducia degli italiani nei confronti del presidente del Consiglio è ancora altissima. Ulteriore calo di Forza Italia: se si tornasse al voto per le politiche, infatti, il partito di Berlusconi otterrebbe il 15% dei consensi

La fiducia degli italiani nei confronti di Matteo Renzi cresca ancora. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Demopolis, infatti, se oggi si tornasse al voto per le elezioni politiche il Pd sarebbe di gran lunga il partito più votato, con il 43% delle preferenze. Dopo il sorprendente risultato ottenuto alle elezioni europee, dunque, l’ascesa dell’ex sindaco di Firenze non accenna a fermarsi. Nelle votazioni del 25 maggio, infatti, il partito aveva ottenuto il 40, 8% dei voti, ottenendo quasi il doppio dei voti del M5S, secondo partito con il 21%. Anche in questo caso, tornando al voto, il risultato sarebbe più o meno lo stesso, con il Movimento di Beppe Grillo fermo intorno al 20%

Il sondaggio mette poi in evidenza un ulteriore arretramento di Forza Italia, che prenderebbe il 15% dei voti, a fronte del 16% ottenuto il 25 maggio scorso. La Lega Nord di Matteo Salvini resta ben salda al 6%, mentre il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano è ancora stabile intorno al 4%. Tutte le altre liste, invece, sono ferme sotto il 3%, 

Le motivazioni del successo di Matteo Renzi appaiono chiare: “È un panorama molto semplificato rispetto al recente passato nel quale – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – un italiano su due non vede all’orizzonte un leader in grado di impensierire Renzi nei futuri scenari elettorali”. Beppe Grillo, infatti, è stato citato da un intervistato su quattro (25%), Berlusconi dal 10% e Salvini dall’8%. E non solo. Il 48% degli intervistati sono convinti che il presidente del Consiglio non avrà avversari in grado di batterlo alle prossime elezioni politiche. Secondo il sondaggio i cittadini, in larga maggioranza, sembrano fidarsi di Renzi, il cui consenso, al di là delle riforme, si misurerà soprattutto sulla capacità del governo di far ripartire la produzione e rilanciare l’occupazione.