Diritti

Migranti: l’inferno della stiva

Canale-Sicilia-naufragioCentinaia di persone, ammassate una sull’altra in un’imbarcazione che non poteva contenerne più di qualche decina. Questa è la foto che sta girando in rete del peschereccio carico di migranti nel quale sono morte circa trenta persone. Vedendo la nave stracolma di persone, una cosa mi è tornata in mente, ed è un racconto di un vigile del fuoco lampedusano che mi descrisse un caso simile avvenuto negli scorsi anni in cui morirono per esalazione una decina di migranti stipati in un peschereccio. Molte delle vittime che dovette far uscire dalla stiva assieme ai suoi colleghi avevano delle ferite, in particolar modo al collo, alla testa, alle mani. Il perché di queste ferite era probabilmente dovuto al fatto che durante il viaggio chi stava in stiva non ne poteva uscire, altrimenti rischiava di far cadere in mare chi stava nel ponte. L’assenza di spazio era così ridotta che chiunque provava a salire “dall’inferno” veniva rimandato indietro con violenza da parte degli scafisti.

Alcune ferite erano talmente profonde – mi diceva – da sembrare mortali. Quando parliamo di stiva di un peschereccio come quello che si è visto nelle foto, parliamo di una piccola stanza senza oblò alla quale si accede da una piccola fessura non più larga di una qualche decina di centimetri, una fessura nella quale i migranti vengono calati esattamente come il pesce che i pescatori mettono all’inizio del viaggio. Si rimane lì  per giorni, tra le esalazioni del motore, con pochissima aria, a volte addirittura succede che alcuni migranti vengono spinti troppo vicini al vano motore ed accade così che si ustionino in maniera serissima alle braccia ed al corpo.

Colpiscono queste storie che sembrano uscire dalla pancia del male assoluto, colpiscono come dei pugni nel viso, ma lo fanno solo quando arrivano i morti nei nostri porti. I migranti senza nome e senza volto invece, dispersi nel mar Mediterraneo sono decine di migliaia e tanti altri muoiono nel deserto. A fronte di questa tragedia l’occidente in crisi si mostra sempre più indifferente. Ed è proprio in questa normalità che l’Europa, paladina della democrazia e del rispetto dei diritti civili, sta perdendo la propria anima. Proprio pochi giorni fa si è tenuto a Bruxelles un vertice sull’immigrazione nel quale si è sostanzialmente detto di continuare ad andare avanti senza modificare nulla rispetto ai trattati. Proseguire con Frontex ed Eurosur, rafforzare ed esternalizzare le frontiere con paesi che violano palesemente i diritti umani, è stato di fatto il messaggio principale. Nulla di più di questo riesce a dire l’Europa, non una parola da parte di nessun Governo rispetto all’apertura dei corridoi umanitari, che sono oggi l’unica strada percorribile per evitare tali tragedie e per non vergognarsi in futuro di essere stati indifferenti a tutto questo.