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Usa: se l’elusione fiscale diventa arte

Nessuno a questo mondo è contento di pagare le tasse, tutti cercano di pagare il meno possibile, ma negli Usa, grazie ad un “buco” nella legislazione fiscale esistente, c’è la possibilità di creare le condizioni per fare una “corporate inversion”, ovvero l’espediente di spostare il quartier generale della propria impresa in una nazione con regime fiscale favorevole, così da goderne i benefici. La condizione base è che bisogna essere a capo di una grande corporation con forte penetrazione all’estero, che fa milioni di utili (come la Chrisler-Fiat), o miliardi (come nel caso della Apple), così può eludere al fisco una montagna di soldi.

Ormai è diventata quasi una questione di principio per molte grosse aziende, che invece di portare gli utili in patria, e pagarci le tasse, scelgono di lasciare i soldi parcheggiati all’estero in attesa di migliore utilizzo.

Certamente molti risparmiatori preferirebbero vedere quegli utili distribuiti, almeno in parte, mediante i dividendi, il problema è però che per distribuire i dividendi bisogna prima riportare gli utili in patria, e su questi scatta l’obbligo fiscale. E’ così che gli amministratori più fedeli al dettato capitalista di vedere tutto ciò che è governativo come una indebita intromissione nei propri affari, hanno individuato nella “corporate inversion” il modo più moderno e sicuro per eludere le tasse.

E’ di questi giorni la notizia che Medtronic Inc. (Minneapolis), leader mondiale di apparecchi medicali, ha concluso un accordo per l’acquisto della società Irlandese Covidien, produttrice di strumenti e attrezzature per gli interventi chirurgici.

Medtronic, pagando 42,9 miliardi di dollari, parte cash e parte in azioni proprie, si è così assicurata, a detta del suo Amministratore Delegato, Omar Ishrak, la possibilità di fare la fusione delle due aziende e ampliare drasticamente il proprio giro d’affari. Sembra però che il motivo principale di questa operazione sia soprattuto quello di utilizzare circa 14/mld di dollari che Medtronic ha tenuto parcheggiati all’estero per alcuni anni, al semplice scopo di non pagarci sopra le tasse (circa il 18% in Usa).

Il risparmio fiscale continuerebbe ovviamente nel tempo e si trasformerebbe in un beneficio di almeno 850/mln all’anno per gli azionisti di entrambe le aziende, dopo la fusione.

Gli altri non stanno certo a guardare. Chrisler per esempio (gruppo Fiat), che ha registrato nel 2013 un utile di oltre 400/mln di dollari, sta esaminando un progetto per spostare il proprio quartier generale da Detroit a Londra e guadagnare così qualche milioncino risparmiato sulle tasse.

Ma i grandi gruppi che pensano a sfruttare questo stratagemma per pagare meno tasse non sono solo Medtronic e Fiat, ci sono anche la già citata Apple, il colosso farmaceutico Pfizer e molte altre, tanto che nel Congresso americano qualcuno sta già lavorando per preparare una riforma al “Tax Code” americano per chiudere finalmente quel “buco” che ormai sta diventando una voragine.

Capofila di questa riforma è il senatore democratico Carl Levin, del Michigan, il quale, leggendo attentamente la bozza di accordo stilata dai legali di Medtronic e di Covidien, ha individuato tra le righe la condizione che, nel caso il Congresso metta termine alla convenienza fiscale delle operazioni di “inversion” le due parti possono, ciascuna di propria iniziativa, terminare l’accordo e renderlo nullo.

Così emerge in chiaro la vera natura dell’accordo. Altro che fusione dettata dall’integrazione dei prodotti e delle tecniche, la corposa elusione fiscale è il piatto centrale di queste operazioni, il resto è contorno.     

Dallas, Texas