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Confcommercio: “Servono 11 anni per tornare ai livelli pre-crisi”

Secondo quanto emerge dall'ultimo rapporto presentato, sono 12.000 le imprese in meno rispetto ai primi tre mesi del 2014. Si amplia il divario tra nord e sud: nel meridione, infatti, i consumi toccheranno livelli più bassi di 20 anni fa. "Gli investimenti mostrano un'economia reale drammaticamente ferma", si legge nella nota

Undici anni per tornare ai livelli pre-crisi. E’ questo il dato più forte che emerge dal rapporto ‘Le economie regionali’ presentato dall’ufficio studi Confcommercio in occasione dell’assemblea annuale. Resta critico anche lo stato di salute delle attività commerciali e dei servizi, con oltre 12.000 imprese in meno nei primi tre mesi del 2014. L’80% di queste riguardano settori non alimentari e in particolare l’abbigliamento. Si amplia ancora il divario economico-sociale tra il Nord e Sud del paese; nel 2015, infatti, i consumi nel meridione toccheranno livelli più bassi di vent’anni fa. “Nel 2015, al Sud, si raggiungeranno 12.160 euro pro capite, un livello addirittura inferiore a quelli di vent’anni fa (12.195 euro, ndr)”, si legge nel rapporto.

Consumi ancora fermi nel mese di aprile 2014 – Secondo Confcommercio l’indicatore dei consumi registra una flessione dello 0,3% rispetto a marzo, con un aumento dello 0,2% su base annua. Con un Pil a +0,5% e i consumi fermi a +0,1% nel 2014, la ripresa si allontana e si conferma più debole del previsto. La stima di Confcommercio, prevede “un leggero recupero nel 2015 con Pil a +0,9% e consumi a +0,7%”. Ma anche se “la fiducia cresce, i consumi e gli investimenti mostrano l’altra faccia del Paese, quella di un’economia reale drammaticamente ferma al palo”. Tra il 2007 e il 2013 il prodotto procapite si è ridotto di oltre 3.100 euro e fino al 2015 non è atteso alcun recupero significativo.

Italia esporta quasi la metà della Germania – Dati allarmanti anche per quanto riguarda l’export di beni; l’Italia con una quota del 25%, esporta quasi la metà rispetto alla Germania (44%) e quasi un terzo rispetto all’Olanda(70%). A livello regionale, solo il Veneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia si avvicinano alla media della zona euro (35%). Molto inferiore la percentuale del Mezzogiorno (13%), a testimonianza della mancanza di politiche adeguate a sostenere il turismo, fonte di export fondamentale per il meridione.

Occupazione: dal ’95 il Sud a -5,2%. Ci si sposta al Nord o in Europa – Anche le dinamiche occupazionali confermano il distacco del Sud dal resto del Paese: mentre il numero di occupati in Italia dal 1995 al 2013 cresce del 3,6%, al Sud cala del 5,2%. Per cercare nuove opportunità di lavoro, si seguono due tendenze: dal Sud verso il Nord e dal Nord verso l’Europa. 

Sud si spopola, cresce popolazione nel nord-est – L’Italia negli ultimi anni cambia anche dal punto di vista demografico: cresce la popolazione del Nord-Est (+11,3% dal 1995), mentre scende al Sud (-0,2%). Dal 2007 si fanno meno figli e oggi il tasso di natalità è il più basso dell’ultimo decennio (9 per mille nel 2012, 9,4 per mille nel 2002).