Cinema

Morte in utero: ricostruire la vita a partire da zero

In Italia la morte in utero colpisce circa un bambino ogni 275 nati.

Ogni anno, tre milioni di famiglie perdono un bambino a poche settimane o a poche ore dalla nascita. Questo dato, che coinvolge in misura estrema soprattutto i paesi a basso sviluppo economico, riguarda però migliaia di famiglie anche in Italia, e sta a significare che negli ospedali italiani ogni giorno sei bambini nascono senza vita.

Return to Zero”, diretto da Sean Hanish – presentato a vari festival e trasmesso in prima visione dal canale Lifetime  – è il primo lungometraggio americano che narra la morte in utero e le relative conseguenze sulla coppia, sulla famiglia e la collettività.

Gli eventi affrontati nel film sono ispirati alla vera storia del regista e della moglie. La coppia, all’ultimo mese di gravidanza, si prepara all’arrivo del primo figlio, che purtroppo morirà in utero pochi giorni prima della nascita. Il film racconta i tentativi della coppia di reagire e sopravvivere all’evento, e focalizza i passaggi chiave dell’elaborazione del lutto, i rischi cui si va incontro, se non si riceve un adeguato sostegno, e soprattutto le difficoltà che la società e le persone in lutto hanno nel relazionarsi rispetto a tale circostanza.

L’obiettivo del film è quello di permettere una visione realistica e profonda del lutto perinatale anche in chi non ne è direttamente coinvolto, al fine di cambiare il modo in cui comunemente sono conosciuti la morte in utero ed i suoi effetti sulle famiglie e l’intera comunità.

Anche se sono rari gli editori e i direttori televisivi con lo sguardo tanto aperto da comprendere che il lutto merita di trovare uno spazio all’interno della vita culturale di un paese, l’associazione CiaoLapo onlus sta cercando, a proprie spese, di distribuire il film, con l’intento di rompere il silenzio che circonda la morte perinatale.