Lobby

Inchiesta Ubi Banca, i vertici del gruppo: “Dovete distruggere tutti i documenti”

L’ordine ai dipendenti del gruppo bancario scoperto dopo le perquisizioni di mercoledì a Giovanni Bazoli e a Giampiero Pesenti

I massimi vertici di Ubi hanno “ordinato ai dipendenti coinvolti a vario titolo nella vicenda di distruggere interamente il dossier sia al terminale sia in copia cartacea”. Lo riporta il pm di Bergamo, Fabio Pelosi, nel decreto con cui mercoledì ha disposto le perquisizioni negli uffici di Ubi Banca e Ubi leasing a Bergamo, in quelli di Giovanni Bazoli a Milano presso Intesa Sanpaolo, Giampiero Pesenti in Italcementi e nella sua abitazione privata, e negli uffici di tutti i 15 indagati, a vario titolo, per ostacolo alla vigilanza, truffa aggravata e riciclaggio.

Nelle diciassette pagine del decreto, che il Fatto ha potuto leggere, sono elencate le attività ritenute “illecite” e commesse, secondo gli inquirenti, dai vertici dell’istituto. Non c’è solamente l’acquisto di beni da parte della banca poi ceduti a prezzi irrisori, come l’aereo di Lele Mora o lo yacht finito nelle mani di Giampiero Pesenti, ma sono emersi riscontri che “evidenziano anomalie relative a affidamenti e consulenze di consistente valore, affidate a familiari dei componenti degli organi di amministrazione, quali ad esempio quelli relativi ai rapporti tra il Banco di Brescia (facente parte del medesimo gruppo Ubi) e l’associazione centro studi “La Famiglia”, beneficiaria di finanziamenti diretti e indiretti pari a circa 16 milioni di euro, per la costruzione di un complesso immobiliare, su terreni di proprietà della società Interim srl”, riconducibile alla famiglia di Franco Polotti, proprio mentre questo ricopriva la carica di presidente del consiglio di amministrazione del Banco di Brescia società controllata del Gruppo.

Il nucleo speciale valutario della Guardia di finanza guidato dal comandante Giuseppe Bottillo già dall’ottobre 2013 aveva avviato le indagini e presentato due annotazioni specifiche, l’ultima l’8 maggio scorso. Dopo aver sentito alcune persone informate sui fatti e aver acquisito documenti, hanno individuato anche l’esistenza di “fondi extra-contabili” a disposizione dei vertici della banca. E ancora: “Utilizzo improprio di carte di credito aziendali” gestione di “assicurazioni”. E altro. Infine l’elenco, dei beni svenduti. Non solo lo yacht di Pesenti e l’aereo di Mora, ma un lungo elenco di barche per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro: “Albacores, Uniesse 42 – Postilla, Falcon 90, Absolute, Rst 42, Riva 43, Guy Couache 22, Falcon L02 – Keoma”.

d.vecchi@ilfattoquotidiano.it  

Dal Fatto Quotidiano del 16 maggio 2014