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Debito pubblico, nuovo record: è a 2.107 miliardi. E l’inflazione cala: a marzo +0,4%

Bankitalia: "A febbraio aumento di 89 miliardi rispetto allo stesso mese del 2013. Il debito delle amministrazioni centrali è salito di 19 miliardi, mentre è in discesa quello degli enti locali". Dall'Istat i dati sull'andamento dei prezzi: quelli degli alimentari sono in calo (-0,3%)

Il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo massimo storico: in febbraio è aumentato di 17,5 miliardi, toccando quota 2.107,2. Lo ha comunicato la Banca d’Italia. Alla fine dello stesso mese del 2013 l’ammontare del debito era di 2.018,2 miliardi, quindi su base annua l’aumento è stato pari a 89 miliardi di euro. L’incremento, sottolinea via Nazionale, riflette per 10,7 miliardi il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e per 6,8 miliardi l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (64,8 miliardi a fine febbraio, contro i 49,6 di un anno prima). Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19 miliardi, quello degli enti locali è diminuito di 1,5 miliardi (da 110,2 a 108,8 miliardi) e quello degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Secondo il supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia, tra le amministrazioni locali le più virtuose su questo fronte sono state le Regioni, che hanno visto il debito calare da 38,9 a 38,3 miliardi, a fronte invece di un lieve incremento del “buco” dei Comuni (dai 47 miliardi di gennaio a 47,1). Stabili le Province, a 8,4 miliardi.

Intanto, ha fatto sapere l’Istat, i prezzi non corrono più. Aumentano, sì, ma di pochissimo: a marzo il tasso di inflazione si è fermato a +0,4% rispetto a marzo 2013. E’ il rialzo mensile più basso dall’ottobre 2009. In confronto a febbraio, poi, i listini sono saliti solo dello 0,1%. Si tratta di quella che gli addetti ai lavori chiamano “low-flation“, cioè un’inflazione ancora positiva ma molto bassa, cosa che per ora va a vantaggio delle famiglie alle prese con la spesa al supermercato ma nel lungo termine – in particolare se si trasformerà in vera e propria deflazione, vale a dire il progressivo calo dei prezzi – potrebbe avere pesanti effetti negativi sulla produzione, l’occupazione e in definitiva l’andamento dell’intera economia. Un chiaro segnale sulla direzione che sta prendendo l’indice generale arriva dai prezzi dei beni alimentari, che a marzo sono diminuiti dello 0,3% su base mensile (ma si mantengono ancora in crescita, +0,7%, su base annua).