Politica

M5S, Maurizio Buccarella è il nuovo capogruppo al Senato

Il Movimento 5 stelle a Palazzo Madama ha scelto il nuovo portavoce che rappresenterà il gruppo nei prossimi tre mesi. Vince con 20 voti contro i 15 della bolognese Elisa Bulgarelli. I senatori cercano di riorganizzarsi dopo l'uscita (tra cacciate ed espulsioni) di nove colleghi

E’ Maurizio Buccarella il nuovo capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato. Il senatore leccese passa con 20 voti, contro i 15 della senatrice Elisa Bulgarelli, arrivata con lui al ballottaggio. Buccarella è il quinto capogruppo Cinquestelle a Palazzo Madama: prima di lui, in ordine cronologico, si sono succeduti Vito Crimi, Nicola Morra, Paola Taverna e Maurizio Santangelo. Leccese di 50 anni, avvocato penalista, Buccarella è membro della commissione Giustizia, nonchè della giunta per le elezioni e di quella per il regolamento. Buccarella è considerato un ‘oltranzista’ del M5S. E’ nel movimento dal 2007, e il suo rapporto con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è uscito illeso dallo scontro sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina che il neo capogruppo firmò con il collega Andrea Cioffi. Un episodio che in un primo momento era sembrato incrinare i rapporti, ma che si era poi risolto con il voto in rete sulla questione. Diversa invece la questione per la senatrice Elisa Bulgarelli, uscita sconfitta dalla votazione. Parlamentare eletta a Bologna, viene dall’orbita di Giovanni Favia, consigliere regionale dell’Emilia Romagna già espulso dal Movimento. Da quando è arrivata a Roma non ha mai espresso apertamente posizioni critiche rispetto alla linea del gruppo, anche se i “fedelissimi” temono sue perplessità. E’ conosciuta come la mediatrice: è sempre stata in prima fila quando c’erano da risolvere problemi interni. Sua l’idea dei cartelloni e degli schemi a pennarello nelle assemblea per affrontare le difficoltà di dialogo.

Il gruppo al Senato del Movimento 5 Stelle cerca di riprendere la normale attività dopo le nove espulsioni dei colleghi del mese scorso. Quattro di loro sono stati cacciati dalla base con un referendum in rete (Orellana, Battista, Campanella e Bocchino), mentre per gli altri l’allontanamento è arrivato dopo la presentazione di dimissioni volontarie (Mussini, Romani, Bencini, Casaletto, Bignami). Li ha seguiti spontaneamente dopo qualche settimana Bartolomeo Pepe. Una riduzione nei numeri che rende più difficile l’attività a Palazzo Madama e che ha richiesto una nuova organizzazione.