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Camere di commercio, Renzi vuole tagliarle. Unioncamere: “Indispensabili”

Il premier intenderebbe cancellare l'obbligo di iscrizione, per risparmiare alle aziende adempimenti e costi (fino a 40mila euro l'anno). La reazione: "Sì a correzioni, ma il sistema camerale "è fondamentale e garantisce una gran quantità di servizi"

“Indispensabili per lo sviluppo”. “Fondamentali per i tentativi di semplificare il rapporto tra Stato e imprese”. “Amiche del Paese“. Che cosa sono? Le Camere di Commercio. Nelle parole dell’Unione italiana delle Camere di commercio, s’intende. Unioncamere è partita lancia in resta in difesa degli enti che rappresenta, finiti – secondo quanto scrive La Stampa – nel mirino di Matteo Renzi. Il premier, a caccia di coperture per finanziarie il taglio all’Irpef ma anche di norme “rivoluzionarie” da inserire nel Documento di economia e finanza (Def) che presenterà alle Camere martedì 8, avrebbe in mente di abolirle. Almeno virtualmente: non si tratterebbe, infatti, di dare un colpo di spugna vero e proprio, ma “solo” di esentare le imprese dall’obbligo di iscrizione. E dai relativi costi, che vanno da 88 euro per le piccole attività commerciali e artigianali a 40mila per le aziende più grandi. Facile immaginare che, se aderire fosse facoltativo, molte rinuncerebbero più che volentieri. Con conseguenze deleterie per i bilanci delle oltre 100 Camere di commercio italiane (altre 70 hanno sede all’estero). 

Di qui l’immediata reazione: Unioncamere ha espresso “stupore”, per poi sciorinare l’usuale repertorio di attività “fondamentali” (dalla tenuta del registro delle imprese alla conciliazione) svolte da queste istituzioni, la cui cancellazione “non porterebbe alcun risparmio reale al Paese” e i cui dipendenti hanno “professionalità non rintracciabili nelle altre pubbliche amministrazioni”. “Ci sono delle correzioni da attuare nei modi di operare delle Camere di commercio”, concede l’unione guidata da Ferruccio Dardanello, che ha già presentato al governo alcune proposte di modifica, ma “queste correzioni possono e devono portare ad un ammodernamento del sistema, non alla sua scomparsa”. Quanto al costo del sistema camerale, “le Camere di commercio non godono di alcun trasferimento da parte del bilancio dello Stato” e “garantiscono una grande quantità di servizi” “grazie al solo diritto che ogni impresa paga per l’iscrizione al registro”.

Da Raffaello Vignali, capogruppo del Nuovo Centrodestra in commissione Attività produttive alla Camera, è poi arrivato un altro assist: “Le Camere di commercio sono l’istituzione più sussidiaria che c’è, l’unica istituzione amica delle imprese e svolgono funzioni importanti per il sistema economico. Oltre a tenere in modo efficiente il Registro delle Imprese, hanno un ruolo importante per la conciliazione, per il sostegno al credito attraverso i confidi, per il sostegno dell’export delle piccole imprese. In molti casi, svolgono un ruolo di supporto decisivo all’innovazione. In questi anni, hanno anche supplito alla carenza dei comuni che non sono in grado di gestire lo sportello unico. Vanno dunque riformate, non chiuse”, è la conclusione. Anzi, potrebbero anche svolgere compiti nuovi come “il supporto alle start up” o all’internazionalizzazione delle piccole imprese. “Il Nuovo Centrodestra, in questo senso, ha già pronto un testo di riforma”. Vedremo se Renzi si farà convincere. Quando faceva ancora il sindaco di Firenze, ebbe a dire che le Camere di commercio “non fanno nulla di male di solito, ma raramente fanno anche qualcosa di buono“.