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E dopo i secessionisti arrestati, Veneto e Lombardia chiedono lo statuto speciale

I partiti di centrodestra delle due regioni vorrebbero l'autonomia di cui godono il Trentino o la Sicilia. Il governatore leghista Roberto Maroni propone un referendum entro l'anno, ma non ottiene abbastanza voti al Pirellone. Mentre i consiglieri veneti spediscono direttamente la richiesta al governo

Dopo l‘arresto dei secessionisti veneti e la presa di posizione a loro favore della Lega Nord, i partiti di centrodestra di Lombardia e Veneto hanno invocato lo statuto speciale per le loro regioni. Le richieste, per avere la stessa autonomia di Trentino o Sicilia, arrivano adesso perché una volta ultimata la riforma del Titolo V della Costituzione, promessa dal premier Matteo Renzi, alle regioni non sarà più possibile chiedere lo Statuto Speciale.

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato, dividendosi, un documento di una riga e mezza, da inviare al governo, che esprime la richiesta che “sia riconosciuto alla Regione lo status di regione a statuto speciale”. Il documento, concordato ieri tra i capigruppo e sottoscritto da dieci gruppi su dodici è stato proposta da Piergiorgio Cortelazzo di Forza Italia Veneto, Costantino Toniolo di Ncd, Federico Caner della Lega e Leonardo Padrin di Fi.  Ha ottenuto 29 voti a favore: i gruppi del centrodestra più Idv e Udc

Stessa richiesta è stata anticipata mercoledì per la Lombardia da Roberto Maroni, presidente della Regione. A formalizzarla sono stati i capigruppo consiliari del centrodestra che l’hanno firmata. I consiglieri regionali di Lista Maroni, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Pensionati, ossia 41 consiglieri su 80, propongono un referendum che sancisca lo status di statuto speciale, permettendo alla Regione di trattenere fino al 100 percento del suo gettito fiscale. La richiesta si basa, secondo i firmatari, sulla “dimensione economico-produttiva e sociale” della Lombardia e sul fatto di essere, al pari delle altre Regioni italiane non ordinarie, “al confine con uno stato estero”, la Svizzera.

Per il momento mancano i voti sufficienti per farla passare in Consiglio regionale. La proposta infatti non è stata ancora firmata dal gruppo di Ncd e per passare avrebbe bisogno anche del voto favorevole di due terzi dell’Aula del Pirellone. Pd e Lista Ambrosoli hanno già definito irrealistico il percorso, mentre il Movimento 5 Stelle mantiene una posizione interlocutoria.

“La soglia dei due terzi a noi non fa paura – ha detto in conferenza stampa il primo firmatario, Stefano Bruno Galli, capogruppo della Lista Maroni -. Per noi la proposta dovrebbe avere 80 voti su 80: nel dibattito vedremo chi è amico e chi è nemico del popolo lombardo“. Fra i vantaggi attesi per la Lombardia elencati, oltre a quello fiscale, il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, ha indicato quello delle “competenze in più, come in materia di sicurezza”, ma anche il “poter obbligare le banche a dare credito alle piccole e medio imprese”. Claudio Pedrazzini, capogruppo di Fi, ha aggiunto “le riforme avviate dal governo Renzi non intervengono sulle Regioni a Statuto speciale e mettono in difficoltà quelle a Statuto ordinario, occorre dare quindi la parola ai cittadini”. Riccardo De Corato, capogruppo di Fdi, afferma che l’iniziativa è in linea col “percorso avviato nel 1998 da An” e ritiene che “siano maturi i tempi per parlare di autonomia, che non c’entra col secessionismo”.

Anche Ncd, che non l’ha firmata, potrebbe votare la proposta di referendum: “È una nostra battaglia”, hanno dichiarato nel pomeriggio il capogruppo Mauro Parolini e il coordinatore regionale Alessandro Colucci. Ma il gruppo ha polemizzato con i toni degli alleati, che nella conferenza stampa hanno parlato dietro una bandiera della Serenissima. Dopo gli arresti di ieri in Veneto, hanno aggiunto i due esponenti del partito: “Non possiamo prestarci a strumentalizzazioni alimentate da posizioni equivoche”. 

Il Pd invece boccia del tutto la proposta: “È una sceneggiata elettorale, rimarrà lettera morta come tante altre sparate leghiste – ha detto il segretario Alessandro Alfieri -. Anziché pensare di introdurre una regione a Statuto speciale in più bisognerebbe lavorare per superare quelle che ci sono, i cui privilegi non si giustificano più”. Giampietro Maccabiani, portavoce del M5S al Pirellone ha affermato che il suo gruppo si confronterà “serenamente in Consiglio regionale sul referendum consultivo proposto, anche raccogliendo le sollecitazioni degli attivisti, ma resta l’impressione netta che questa sia l’ennesima iniziativa vuota e propagandistica di un partito alla canna del gas”.