Lavoro & Precari

Crisi e fabbriche recuperate, la Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio (Mi) compie un anno

Una giornata di festeggiamenti per l'iniziativa affatto isolata nel panorama europeo, come testimonia il rafforzamento del network workerscontrol.net di cui sta per essere avviata l'edizione italiana

Ri-Maflow compie un anno. E l’occasione di festeggiare c’è tutta. Allo stabilimento di Trezzano sul Naviglio, abbandonato dalla Maflow qualche anno fa, dopo anni di produzione componentistica per la Bmw, sabato 1 marzo è in corso la giornata iniziata alle 10 con il concorso fotografico con giuria professionale. Alle 16 sarà la volta del dibattito La Mafia a Milano: ri-legalizziamoci occasione per discutere della ricerca sugli appalti di Expo 2015 e poi concerto e festa fino a mezzanotte. Da festeggiare, dicono i lavoratori, c’è tanto. Dopo mesi di presidio ai cancelli, tra il 2010 e il 2012, sono stati licenziati in 330 con le produzioni trasferite in Polonia. Però, una ventina di loro, non si sono persi d’animo e si sono messi in testa un’idea un po’ folle: iniziare una nuova attività produttiva in autogestione. “Il primo marzo 2013 – racconta Gigi Malabarba, pensionato e tra i principali attivisti del progetto – ci siamo formalmente costituiti nella cooperativa Rimaflow, ispirandoci ai principi delle storiche società operaie di mutuo soccorso dell’800, nate agli albori del movimento operaio: solidarietà, uguaglianza, autogestione”.

Al tempo della crisi e dei licenziamenti a raffica, la risposta è sembrata ai più un’idea bislacca o, nel migliore dei casi, una perfetta ingenuità. Eppure, da allora, Ri-Maflow è diventata il simbolo di una speranza, di una possibilità diversa, di una scommessa innovativa. Decine di trasmissioni tv le sono state dedicate, perfino da Porta a Porta – passando per il Tg2, il Tg3, tutti i principali giornali italiani e anche qualche copertura europea – gli operai che si sono rimessi in gioco hanno girato l’Italia intera dovendo rifiutare decine di inviti per l’impossibilità a presenziare. Dopo decenni in cui alla chiusura della fabbrica e alla prospettiva di rimanere a lungo senza un’occupazione, l’idea, radicale e drastica, di “riprendersela” la fabbrica ha suscitato interesse e simpatia. Gli operai di Ri-Maflow non hanno ovviamente ripreso la vecchia produzione. L’azienda si è portata via i macchinari più importanti e, in ogni caso, non è semplice recuperare un’attività che deve vedersela con la distribuzione, i collegamenti esterni, l’indotto, i canali internazionali. Però i lavoratori hanno occupato i 30mila metri quadrati, 14mila coperti, dello stabilimento, scommettendo su una produzione del tutto diversa. La riconversione ecologicamente sostenibile, il riutilizzo-riciclo a chilometri zero di materiali di scarto – elettrici ed elettronici in particolare – puntando a creare reddito per la cooperativa e ricchezza sociale per il territorio circostante.

E’ così stato redatto un “business plan” ecosostenibile in collaborazione con l’Afol della Provincia di Milano e alcuni giovani studenti e docenti universitari. Non solo. La fabbrica è diventata anche la sede di un Gruppo di acquisto solidale, Fuorimercato, che ha stretto una collaborazione sia con i produttori di prossimità ma anche con i produttori calabresi di SoS Rosarno, l’associazione che combatte caporali e ‘ndrangheta puntando alla solidarietà tra lavoratori italiani e migranti. “Vogliamo realizzare uno spazio in cui i penultimi aiutano gli ultimi, contro l’egoismo dei ‘primi’”, dicono a Ri-Maflow. Tutti i sabati e le domeniche, ad esempio, funziona il Mercatino dell’usato coperto con circa 70 espositori permanenti, nella quasi totalità, disoccupati e/o pensionati al minimo.

Il territorio circostante è costantemente coinvolto e la cooperativa sta curando, a proprie spese, la bonifica della falda acquifera oltre alla rimozione dell’amianto sul tetto per installare pannelli fotovoltaici. A dimostrazione che l’esperimento non è isolato e che la fabbrica non si sente “sola” c’è il piccolo evento che si è svolto il 31 gennaio a Marsiglia quando, nei capannoni di un’altra fabbrica recuperata, la Fralib, si è svolto l’incontro L’economia dei lavoratori, primo appuntamento europeo di una rete che vede coinvolte le fabbriche argentine, sudamericane e quelle europee. La fabbrica ospitante, la Fralib, è una fabbrica di confezionamento per infusi e tè recuperata in seguito alla delocalizzazione della produzione in Belgio e Polonia da parte di Unilever. All’incontro hanno partecipato varie realtà europee e sudamericane: la fabbrica di gelati recuperata Pilpa di Carcassone, le Officine Zero di Roma, la Rimaflow, la Vio.Me, fabbrica recuperata di Salonicco, in Grecia, che produce detersivi ecologici. La due giorni ha avuto il merito di fornire un quadro della situazione europea dei movimenti per l’autogestione, che si rafforzerà con la creazione di una rete di ricerca, organizzata per la mappatura delle imprese recuperate ed autogestite in Europa, e in particolare con il rafforzamento del network workerscontrol.net di cui sta per essere avviata l’edizione italiana.