Cronaca

Terra dei fuochi e Sanremo 2014: qui ‘Nu juorno buono’ non arriva mai

Per una sera Rocco Hunt, il giovane cantante salernitano, regala emozioni, canta speranze al Festival di Sanremo con “Nu juorno buono”. Qualcuno ci ironizza. La strapagata Luciana Litizzetto storpia e deforma le parole. La Gialappa’s dice ciò che pensa il resto dell’Italia in generale del Sud – nuovo Governo compreso – : “Chi se ne fotte della Terra dei Fuochi”. 

Il pezzo è stato un attimo di felicità. E’ stato un frammento d’illusione, un giorno buono. Poi è passato il giorno e torna la realtà. Quella amara, brutta e incontrovertibile. E i versi messi in musica, stonano. Meglio nasconderlo l’accento. Nelle nostre terre si muore. Chi resta e non scappa dove lo trova il futuro? Volgi lo sguardo e cosa vedi? Orrore e ancora orrore. Nelle stesse terre disgraziate dei fuochi dei rifiuti adesso ci bruciano anche i corpi dilaniati dai killer. Ossa e cenere. Sicari e efferatezza. Violenza e disumanità. Accade, tanto per cambiare, da noi. Campania, Italia, Europa, 2014.

Adesso è la volta delle esecuzioni e dei falò. I corpi trucidati vengono bruciati in auto. Non c’è pietà. Non c’è nulla. Non c’è niente. Nemici da distruggere. Sono già quattro i macabri rinvenimenti. Omicidi consumanti – in pochi giorni – tra Varcaturo, Caivano e Grumo Nevano, comuni dell’hinterland napoletano. Camorra affamata di vendette plateali. Occorre spettacolarizzare la punizione, terrorizzare. I killer non solo ammazzano a revolverate, ma addirittura distruggono le identità delle vittime. Si accaniscano su quei corpi inermi dandoli alle fiamme. Carbonizzarli dopo averli riempiti di piombo. Criminalità senza freni. Da queste parti non c’è pace, non ci potrà essere un giorno nuovo. 

Si comincia il 6 febbraio in via Ripuaria località Varcaturo viene rinvenuto a bordo di una Renault Scenic i resti del corpo di Antonio Iavarone. Poi il 17 febbraio a Caivano in via Palmieri, una strada isolata, all’interno dei rottami fumanti di una Fiat Punto ci sono i resti di due pregiudicati Aniello Ambrosio, 42 anni e Ciro Scarpa, 33 anni. E siamo a venerdì scorso a Grumo Nevano. Una donna mentre fa jogging nota da un bagagliaio di una Fiat Multipla bruciata fuoriuscire un qualcosa somigliante a una falange. La macabra scoperta è dei carabinieri. Tra la cenere fumante c’è un mucchietto di ossa. Sono quelle di Vincenzo Montino, 30 anni, un pregiudicato della zona. E’ una guerra. E’ una pulizia etnica. E’ una violenza immane.

Sembrano scene corleonesi quando il padrino Totò Riina ordinava di sciogliere i nemici della cosca nell’acido. Il timore è che non si fermi più questa scia di sangue e fiamme. Siamo di fronte all’ennesima guerra di camorra destinata a insanguinare i comuni alle porte di Napoli. Tante le ipotesi investigative che poi sono sempre le stesse. Sgarri, tradimenti, regolamenti di conti, bruciarne pochi per educarne molti, conquista di nuove zone, nuovi business, scissioni, sottobanchi, vendette. Concludo ripensando allo sguardo scugnizzo di Rocco Hunt, al suo orgoglio, alla sua umiltà, alla sua spensieratezza ribelle, alle sue lacrime di gioia e di speranza, alla sua famiglia con il fiato in gola ballare sotto il palco dell’Ariston e commuoversi. Ecco, caro Rocco, spero che la tua generazione faccia ciò che la mia e quella dei nostri padri non è riuscita a fare: “Nu juorno buono” che duri per sempre.