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Crisi e tagli: la truffa tridimensionale

Di questo passo non ci sarà più piramide demografica che supporti la solidarietà intergenerazionale, né reddito familiare capace di sostenere più di due generazioni che vivano sotto lo stesso tetto. Questa grande recessione ha evidenziato ancora di più come stiano truffando noi, i nostri genitori e i nostri figli. Tutta la famiglia al completo vittima del capitalismo senza volto; o del capitalismo inumano con volto umano, che è ancora peggio perché ti ispira fiducia prima di attaccarti direttamente alla giugulare.

La realtà offre ogni tipo di storia e racconto sulle variegate conseguenze della crisi e dei tagli. Vediamo in 3D alcuni esempi della Spagna e l’apoteosi finale della situazione, valida anche per altri paesi.

Primo: I nostri genitori hanno messo i propri risparmi in depositi bancari ad alto rischio, senza sapere il pericolo che stavano correndo. Confidavano nel racconto che faceva loro il direttore della banca più vicina a casa. Pensavano che non esistesse un posto migliore dove mettere i risparmi di una vita. Inoltre, così facendo avrebbero ricevuto un ulteriore rendita con la quale potersi togliere qualche sfizio, giacché per decenni si erano dedicati a lavorare e risparmiare, come formiche laboriose. Ma il racconto risultò essere una truffa: un ‘default‘ bancario nel quale hanno perso parte del proprio denaro. C’è chi perde e c’è chi vince!

I nostri genitori hanno lavorato e hanno accumulato contributi, convinti che mai sarebbero mancati per loro né ospedali né medicine, né una pensione degna, né scuole per costruire un futuro migliore.

Ma è successa la stessa cosa che è capitata ai loro risparmi: anche in questo sono stati truffati. Alla stessa maniera in cui hanno truffato i loro figli, la generazione che ha compiuto quarant’anni e affronta il futuro senza riuscire a togliersi l’etichetta di disoccupati di lungo periodo.

Secondo: Molti dei nostri familiari e amici sono disoccupati di lungo periodo. Nonostante siano abituati a lavorare duramente, non hanno un lavoro remunerato.

Alcuni preferiscono non menzionare neanche il fatto che sarebbero disposti ad essere contrattati a condizioni lavorative molto diverse da quelle che avevano un tempo, sempre che il salario che ricevono possa almeno coprire i costi di andare al lavoro, il che non sempre è garantito. Sono paradossi: racconti che se qualcuno ci avesse fatto qualche anno fa, ci sarebbero sembrati pura fantasia,

La svalutazione interna attuale sta cominciando ad essere di tale calibro che al sud dell’Europa si studierà un giorno come esempio della fine di un’era: l’era nella quale lo Stato e le sue politiche di benessere diventarono spazzatura e scivolarono giù attraverso le fessure dei tombini.

Ma né l’aumento delle diseguaglianze, né la riduzione dei salari, né la ‘magia’ delle politiche dei tagli, né gli effluvi della globalizzazione stanno riuscendo a ridurre la disoccupazione.

Parliamo di disoccupazione giovanile come un grande problema, e lo è, ma questo non può nascondere un altro trauma con la T maiuscola che riguarda le persone di più di quarant’anni che hanno perso il posto di lavoro e forse non torneranno a ricevere mai più un’offerta di degna di questo nome. Nonostante si faccia un gran parlare di ‘priorità‘ di creare lavoro, queste persone si sentiranno truffati fino al midollo. La truffa subita è economica e morale. Fisica e dell’anima. Nel breve e nel lungo periodo. A livello individuale e collettivo. Per loro non c’è racconto che tenga.

Terzo: Cosa si può dire dei giovani, gli studenti che vedono ridursi gli stage e possono solo sperate che la carità della famiglia sopperisca – se può – a quello a cui non riesce a far fronte lo Stato. Che alternative restano loro quando il prezzo delle case e degli affitti è eccessivo e non c’è lavoro né prospettive di riuscire a farvi fronte, nonostante gli sforzi di adattare il proprio curriculum a quello che si suppone sia la domanda del mercato del lavoro. Sono giovani, ma molti di loro sono obbligati a emigrare perché la crescita economica ha impiegato gli anni migliori alla speculazione, al posto di stimolare sistemi produttivi efficienti, sostenibili e egualitari; al posto di cercare la coesione sociale.

Loro anche sono stanti ingannati, o si tratta di un caso ‘atipico’ di aspettative non realizzate? Bisogna raccontare loro storie di avventure, perché emigrino, fuggendo dalla disoccupazione strutturale e ridurre così le cifre ufficiali di disoccupazione? O è preferibile ricorrere a storie di terrore, di crimini, o di ‘giustizia sociale’, in cui i malvagi, nonostante i delitti commessi, finiscono col pagare molto care le atrocità commesse?

Apoteosi: Quello che siamo vivendo è più che un racconto di fantasia. E’ una truffa intergenerazionale promossa da vari fronti, un inganno tessuto sul lungo periodo, alimentato dalla avidità propria del capitalismo e non da un accordo segreto centralizzato, ma da molti incompetenti, egoisti, cinici, avari, truffatori, e dai loro ‘collaboratori’ attivi e passivi. Ci stanno ingannando quando ci parlano di austerity e tagli. Non sono tagli, ma riassegnazione di fondi da una tasca all’altra. E i tagli di oggi sono i buchi di domani, buchi attraverso i quali cadrà sempre più gente, perché non ci sarà una rete sociale di protezione. A meno che non possiamo cambiare il finale del racconto.

La grande truffa intergenerazionale consiste nel privarci delle politiche pubbliche di welfare, per convertire lo Stato in un mero strumento al servizio dell’accumulazione di capitale: al servizio di un’idea sbagliata e pericolosa di integrazione europea e di sviluppo economico nel mondo. L’inganno consiste nel dirci che i deficit pubblici si risolvono privatizzando e tagliando la spesa sociale, al posto di combattere la frode fiscale e rendere più sostenibile e egualitaria il pagamento delle tasse.

Il problema è che bisognerebbe incassare di più, facendo pagare più tasse a chi deve pagare di più. Così si rispetterebbe la coerenza e la solidità dei sistemi fiscali, orientati al benessere sociale. A meno che non pensiamo che il benessere sociale si possa gestire secondo dei livelli: al primo posto, quelli che hanno accesso ai paradisi fiscali, poi i lavoratori, sempre più impoveriti, alla fine gli esclusi, i disoccupati, gli immigrati e gli abitanti dei paesi più poveri, anche se sono la maggioranza.

Finale: La truffa centrale e del lungo periodo neoliberale consiste nel raccontarci questa ‘brutta storia’ che ‘stanno abbassando le tasse’, senza che ci dicano che nel frattempo sta aumentando la tassazione indiretta e si stanno riducendo i salari reali e il reddito disponibile della maggioranza della popolazione, siano giovani, meno giovani e non più giovani. Nel frattempo le condizioni lavorative e del benessere sociale si stanno deteriorando ad una velocità vertiginosa, eccetto per alcuni privilegiati, che a seconda del racconto di cui sono protagonisti possono ammettere che il denaro non dà la felicità, anche se alla fine vogliono sempre essere felici.  

di José Antonio Nieto, professore di Economia Applicata Università Complutense di Madrid

(Traduzione dallo spagnolo di Alessia Grossi)