Emilia Romagna

Scontro tra facchini Granarolo e polizia. Manifestanti: “Contro di noi spry urticante”

Quasi cinque ore di tafferugli davanti alla Centrale del latte di Bologna. Gli operai della cooperativa Sgb protestano per essere stati licenziati dopo aver espresso malcontento in seguito a un taglio in busta paga del 35% dello stipendio

Ancora blocchi dei camion, ancora tafferugli con la polizia. Ma questa volta, accusano i manifestanti, “ci hanno spruzzato addosso lo spry urticante”. Si è trasformato in uno scontro con le forze dell’ordine andato avanti quasi 5 ore il picchetto organizzato davanti ai cancelli della Centrale del Latte di Bologna dai facchini licenziati a maggio dalla cooperativa Sgb, che gestisce i magazzini della Granarolo, “per aver protestato contro un taglio in busta paga pari al 35% dello stipendio”. Il presidio era stato indetto “contro il mancato rispetto dell’accordo firmato a luglio in prefettura – spiega il sindacato Si Cobas, che insieme al Laboratorio Crash ha partecipato alla manifestazione – che doveva garantire la riassunzione dei lavoratori licenziati: 23 facchini avrebbero dovuto essere ricollocati entro la fine di ottobre, e successivamente si sarebbe dovuto provvedere agli altri 28”.

Ma ad attendere i manifestanti, sopraggiunti davanti allo stabilimento di via Cadriano attorno alle 12 con lo scopo di impedire ai camion di entrare o uscire dai cancelli della Granarolo – alcuni lavoratori della logistica si sono distesi sotto agli automezzi per impedirne il transito – c’erano polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, pronti a sgomberare i manifestanti. “Ci hanno colpiti con il manganello, e ci hanno spruzzato in faccia lo spry al peperoncino” raccontano i manifestanti che, in risposta all’intervento della polizia, hanno deciso di bloccare il traffico su via Cadriano a oltranza. I tafferugli poi sono proseguiti per tutto il pomeriggio, e la giornata si è conclusa con cinque persone fermate e condotte in questura.

“Tuttavia – assicura Simone Carpegiani, delegato Si Cobas – non ci fermeremo. Abbiamo già avvisato la prefettura: a partire da oggi intendiamo dichiarare lo stato di agitazione sulla vertenza Granarolo, e domani proclameremo una giornata di sciopero della logistica in tutta la Provincia di Bologna”. Il presidio davanti ai cancelli della Centrale del Latte è solo l’ultima delle azioni di protesta che i lavoratori della logistica di Bologna hanno intrapreso contro la Granarolo. Licenziati a maggio per aver scioperato e manifestato contro un taglio in busta paga, “quando il nostro stipendio – racconta un facchino ex Sgb – è già molto magro”, i 51 lavoratori avevano presidiato a lungo, tra cortei in piazza e blocchi davanti ai cancelli dello stabilimento, prima che in prefettura sindacati e cooperative stipulassero una tregua. Un accordo che doveva portare, entro pochi mesi, al riassorbimento dei licenziati, i primi già entro la fine di ottobre. “Ma nulla di quanto avevamo sottoscritto – precisa Carpegiani – è stato rispettato. Sono appena 9 i lavoratori assunti in altre cooperative, e per gli altri non c’è nulla di certo”. A ottobre, quindi, la tregua era saltata e le proteste per il reintegro dei facchini licenziati dalle cooperative Global Logic, Planet Log e Work Project, tutte della Sgb, erano ricominciate. “Tra noi – spiega Ahmed, uno dei 51 lavoratori lasciati a casa – c’è chi ha ricevuto lo sfratto o chi non ha soldi per fare la spesa, peggio di così é difficile”.

Tanto che nemmeno le 160 denunce recapitate all’indirizzo di facchini, sindacalisti e militanti del Laboratorio Crash erano bastate, o basteranno, a calmare la situazione. “Andremo avanti finché tutti i lavoratori non avranno nuovamente un lavoro – promette Carpegiani – per cominciare domani si sciopererà in tutti i magazzini della Provincia di Bologna e i lavoratori si raduneranno nuovamente qui alla Centrale del Latte per manifestare, poi si vedrà. Quello della logistica, del resto, non è più un problema solo locale: certo, qui hanno licenziato 51 persone solo perché avevano protestato contro un taglio in busta paga pari al 35% del loro stipendio, ma è in tutta l’Italia che i facchini sono sfruttati senza alcun controllo sulle cooperative da parte dello Stato. E non si può più andare avanti così, con accordi siglati che poi non vengono rispettati e poliziotti che picchiano chi osa alzare la testa”.