Scienza

Farmaci: in commercio il vaccino anti-meningite epidemica. I risultati e i dubbi

La meningite da meningococco B rappresenta il 60-70% dei casi totali di meningite epidemica nel nostro Paese. La stessa prevalenza è peraltro condivisa nella maggior parte dell’Occidente. In Italia ogni anno vengono notificati 300 casi l’anno, con un tasso di letalità del 15% nonostante il trattamento, dato piuttosto alto. In assenza di terapia antibiotica può però arrivare anche al 50%. Inoltre sono particolarmente esposti al rischio i bambini sotto l’anno di età. Gli altri ceppi A, C, W, Y135, costituiscono il restante 30-40% dei casi. Sono molto più diffusi in Asia e Africa, ma sono già coperti dalla corrente vaccinazione, disponibile da decenni. Adesso si sta rendendo disponibile il nuovo vaccino efficace contro la meningite B.  A Siena infatti presso la Novartis vaccine, sotto la guida del Prof. Rappuoli, sono riusciti, grazie all’utilizzo di una tecnica innovativa – la reverse vaccinology – a mettere a punto un vaccino efficace, partendo dal genoma del batterio. I profili di tollerabilità e immunogenicità del nuovo vaccino sono stati valutati in un ampio programma clinico che ha coinvolto oltre 7.000 persone tra cui in Italia 11 istituti diversi e circa 1.500 tra neonati, bambini, adolescenti e adulti.

Le autorevoli società scientifiche Fimp, Sip, SItI e Fimmg propongono l’inserimento del nuovo vaccino tra quelli offerti attivamente e gratuitamente ai lattanti. Anche i bambini italiani potranno pertanto essere protetti dal rischio della meningite meningococcica B: l’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti autorizzato il rilascio sul mercato del primo lotto del vaccino Novartis contro la malattia meningococcica da sierogruppo B [rDNA, componente, adsorbito]. Il vaccino è ora disponibile anche nel nostro Paese, dopo essere stato rilasciato in Francia, Regno Unito e Germania. Attenzione dovrà essere rivolta ad evitare le co-somministrazioni del vaccino anti-meningococco B con altri vaccini, visto l’incremento delle febbri di grado moderato/elevato conseguente alla co-somministrazione, ma non riscontrabile dopo la sola vaccinazione contro meningococco B. Bisognerà inoltre associare negli stessi individui, a tempo debito, per evitare sovrapposizione, la vaccinazione contro i ceppi A, C, W, Y135 di meningococco. In questo caso attuare nella popolazione una protezione unicamente contro il ceppo B potrebbe determinare un’espansione nella diffusione dei ceppi ora meno prevalenti, in quanto non contrastati da uno stato di immunizzazione  specifica.

Mi auguro che questa contro il ceppo B, così come le altre vaccinazioni, non venga sottovalutata dai genitori e che i bambini possano essere immunizzati attivamente, magari fino a raggiungere l’eradicazione della meningite epidemica.  

D’altronde in alcuni genitori, spinti dai cosiddetti siti di controinformazione e in fondo avvertendo il peso di una scelta dipinta come pericolosa ed irreversibile, si fa strada il dubbio. E molti si domandano, in buona fede, se i vaccini proposti dai medici facciano davvero bene. I più estremisti credono che siano davvero connessi a casi di autismo. A questa accusa diedi risposta in un post precedente, mettendo in luce il fatto che le quantità di metalli, che fungono da eccipienti o adiuvanti nei vaccini, ed a diverse riprese accusati di essere la causa della patologia, è veramente infinitesima, specie se rapportata a quella introdotta quotidianamente con la dieta o per interazione con un ambiente ormai completamente inquinato. Le cause dell’autismo con crescente frequenza vengono invece ascritte ad alterazioni genetiche ed epigenetiche nel corso dello sviluppo del sistema nervoso centrale e che non hanno assolutamente nulla a che vedere con le comuni vaccinazioni (Neuron 75, 904–915, September 6, 2012). Certo alcuni, peraltro rarissimi, effetti tossici legati alla somministrazioni dei vaccini sono noti e indubitabili. Ma per questo esistono già delle precise linee guida che aiutano gli specialisti a riconoscerli e a trattarli precocemente. Non sussistono pertanto presunti fantasiosi legami con neoplasie o altre gravi patologie, che hanno tutt’altra origine.