Scuola

Scuola: da ascensore sociale a lunapark tardo-sessantottino

Ogni tre anni un campione di 500mila studenti quindicenni in tutto il mondo (4000 per ciascun paese che partecipa) viene sottoposto al test Pisa che valuta il loro grado di apprendimento e di risoluzione di problemi logico matematici.

Il test si compone di sei livelli di difficoltà e per le risposte sono concessi 2 minuti. A livello 1 si tratta di interpretare un grafico. A livello 2 le domande sono di questo tipo:

“Helen ha una bicicletta nuova con un contachilometri da cui risulta che in una gita ha percorso inizialmente 4 km in 10 minuti e successivamente 2 Km in 5 minuti. Quale delle seguenti affermazioni è corretta?

  1. Helen ha percorso la prima parte della gita ad una velocità media più alta che nella seconda
  2. B Helen ha percorso le due distanze alla stessa velocità media
  3. Helen ha percorso la prima parte della gita ad una velocità media inferiore rispetto alla seconda
  4. Non si può dire”.

Il 96% degli studenti a Shanghai, ha risposto correttamente mentre a Singapore e Hong Kong il 92%. Sull’intero campione mondiale la media è stata del 77%. I migliori risultati si sono registrati in Asia: oltre alle tre città citate si sono piazzate al top Corea del Sud, Macao e Giappone. Solo Estonia e Finlandia nell’area euro (colpa della Merkel?) riescono a stare al passo, con la Svizzera che segue a ruota. Peggiori di tutti sono risultati gli studenti peruviani, indonesiani e colombiani (circa un quarto di risposte esatte) appena sotto qatarini, giordani e tunisini (la Tunisia è l’unico paese africano a prendere parte al test). Gli Usa e il Regno Unito ristagnano a mezza classifica con rispettivamente il 75% ed il 78% di risposte esatte. Gli studenti italiani sono in questo gruppo con un discreto 75%. I tedeschi raggiungono l’82%.

A livello tre una tipica questione è questa (semplificando un po’a fini espositivi): John va in una concessionaria per acquistare un’autovettura e ne trova quattro dal motore diverso. Quale auto ha il motore più piccolo?

  1. Quella con una cilindrata di 1,79 litri
  2. Quella con una cilindrata di 1,796 litri
  3. Quella con una cilindrata di 1,82 litri
  4. Quella con una cilindrata di 1,783 litri

Di nuovo a Shanghai gli studenti sono stati i migliori con l’89%  di risposte esatte. Poi seguono le solite stelle asiatiche Singapore, Hong Kong, Taiwan, Macao, Giappone. Legittimamente vi chiederete come è possibile che tra il 10% ed il 20% dei ragazzi di 15 anni sbaglino una risposta del genere. Allora vi prego di interrompere la lettura immediatamente se non volete essere colti da una sensazione agghiacciante. Nell’Ocse, cioè i paesi più sviluppati al mondo la percentuale di studenti che ha risposto correttamente è del 55%. Per gli studenti italiani la percentuale è persino più bassa, il 51%. Gli Usa registrano un imbarazzante 48%. Tra gli argentini l’89% delle risposte è sbagliata (chissà come mai nella pampa i peronisti  dominano la politica).

Saltiamo al livello 6, il più difficile. Una domanda tipo è la seguente: Helen è andata in bicicletta da casa al fiume, che dista 4 km, in 9 minuti. Al ritorno ha preso una scorciatoia percorrendo 3 km in 6 minuti. Qual è stata la velocità media oraria di Helen per l’intero percorso di andata e ritorno?

Il 30% degli studenti a Shanghai ha risposto correttamente, percentuale apparentemente piuttosto bassa per un problema da quinta elementare, che richiede solo la conoscenza delle quattro operazioni fondamentali. Ebbene, sapete qual è la media delle risposte esatte tra gli studenti dei paesi Ocse? Il 3%! Insomma la quasi totalità dei ragazzi di scuola superiore nei paesi cosiddetti sviluppati non è capace di fare due addizioni e di moltiplicare per 4.

Paesi come Austria, Francia e Regno Unito riescono a stare nella media, ma in Italia (come negli Usa) solo il 2% degli studenti arriva al risultato giusto. Nei fanalini di coda dell’Unione Europea, Spagna, Grecia, Bulgaria e Romania solo l’1% (arrotondato) degli studenti ha risposto correttamente, come in Tailandia, Turchia e Emirati Arabi Uniti. In paesi che si spacciano per la culla della civiltà l’ignoranza è la cifra dominante del sistema educativo.

Questi ragazzi un giorno andranno in cerca di lavoro. Questi ragazzi un giorno andranno all’Università e sceglieranno una materia umanistica perché “la matematica proprio non mi entra in testa”. Questi ragazzi un giorno scriveranno sui media e contribuiranno a formare l’opinione pubblica. Questi ragazzi un giorno voteranno per un candidato alle elezioni. L’implicazione tragica è che da über-bamboccioni difficilmente saranno in grado di fare lavori non manuali nel mondo di domani e tanto meno saranno in grado di scegliere qualcuno migliore di loro in cabina elettorale.

Qualche flebile singulto di vita sull’encefalogramma si registrerà saltuariamente come reazione inconscia a qualche imbonitore in Tv, che saprà abbindolarli con parole scientificamente melliflue e suadenti che si tratti di stamina o di moneta filosofale.

Non è tollerabile perpetuare un sistema che non costituisce più un ascensore sociale avendo assunto le caratteristiche di un monumentale lunapark tardo-sessantottino disseminato di professori che fingono di insegnare (basta che arrivi uno stipendio ancorché magro) e studenti che fingono di imparare (basta che arrivi un titolo di studio ancorché vacuo). La qualità delle scuole, dei professori e degli amministratori scolastici deve essere verificata da un organismo professionale indipendente (soprattutto da governo, pedagogisti e sindacalisti), con il potere di allontanare i presidi, i professori ed i maestri inadeguati e di premiare quelli (e sono tanti) che tra sacrifici e abnegazione hanno sinora mantenuto a galla la baracca.

Agli educatori migliori va riconosciuto ruolo, carriera, status, poteri disciplinari sugli studenti, nonché lo stipendio che meritano, quantomeno alla pari con quelle figure professionali che mandano avanti un’azienda. Alle scuole va riconosciuta l’autonomia di assumere i migliori, non chi ha accumulato punti secondo metodologie cabalistico-bizantine. La transizione non sarà un pranzo di gala, ma nel mondo che si staglia all’orizzonte, dominato dalle eccellenze del sapere, l’alternativa sarebbe un collettivo, fragoroso tonfo di schiena dalla generazione precaria alla generazione di aspiranti lavavetri abusivi a Shanghai.